Per me è stata la seconda Giornata mondiale della gioventù (avevo già preso parte a quella di Colonia, nel 2005). Devo dire che è una bella esperienza, faticosa ma bella perché una vacanza come questa è un’opportunità per crescere nella fede in modo da poterla testimoniare anche nei confronti di chi non ce l’ha, di chi ne ha poca o di chi l’ha perduta. Il tema di Madrid 2011 era chiaro: “Radicati e fondati in Cristo e saldi nella fede” il brano tratto dalla lettera di san Paolo ai Colossesi. Quella lettera parla delle preghiere e del vivere la fede anche quando ti trovi in catene.
Dice il Salmo 91: “Ti darò la forza di un bufalo cosi che potrai
spezzare le catene”. Deposto l'odio, solo l'amore vince. Sono stati interessanti le
catechesi tenute da monsignor Betori e dai vari cardinali: Varela,
Bagnasco e Tettamanzi. Tutti hanno spiegato il significato più profondo e indicato il modo più giusto per vivere "a pieni polmoni" la Giornata mondiale
della gioventù. C'erano sempre molti sacerdoti disposti a confessare: la cosa mi ha colpito molto. Positivamente. Il momento
culminante è stato l’arrivo del Santo Padre, giovedì 18 agosto. Quanti giovani si sono stretti a lui col cuore pieno di gioia e per
ringraziarlo della sua presenza in mezzo a noi.
Come non ricordare, infine, la
veglia a Cuatro Vientos, una base aerea di Madrid, che fu interrotta dalla
pioggia ma con l’aiuto di Dio, la forza d'animo di Benedetto XVI e la costanza dei due milioni di giovani tutto si è risolto al
meglio (come analogamente è accaduto durante la manifestazione anti-Gmg, martedì 16, dove qualcuno cercava l'incidente, accusando la Chiesa di aver fatto spendere troppo
per questo evento).
Il Vangelo della domenica
ha parlato chiaro: Pietro riconosce che Gesù è il Cristo, il figlio del
Dio vivente, e Gesù a sua volta gli dice: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò
la mia chiesa. Il Santo Padre ha detto a noi giovani: “Non abbiate
paura di testimoniare la fede nel mondo”. S'è sentita l'eco di un altro invito ("Non abbiate paura"), quello pronunciato il 22 ottobre 1978 da Giovanni Paolo II durante la sua prima omelia. Ora più che mai non c’è da spaventarsi di niente nel
testimoniare il valore della fede e della vita .
Marco Giraldi
Da mesi ormai non si parlava che di questo straordinario evento: la Giornata mondiale della gioventù! Quasi due milioni di giovani dai cinque continenti sono accorsi a Madrid, rispondendo alla chiamata che Dio ha rivolto a noi attraverso il nostro Papa. E noi, del gruppo scout di Lendinara, in provincia di Rovigo, siamo orgogliosi di poter dire: noi c’eravamo! Quando tutti i giovani si sono riuniti per dimostrare al mondo la gioia di essere figli di un unico Dio, noi eravamo presenti.
L’idea di partecipare a questa Gmg è nata l’anno scorso, nel settembre 2010. La risposta è arrivata subito, anche se ancora non avevamo capito la portata di questo viaggio. Hanno partecipato il Clan dei Rover (ragazzi dai 17 ai 21 anni), il Fuoco di Scolte (ragazze dai 17 ai 21 anni) e alcuni RS (Rover Scout che hanno terminato il loro percorso formativo e che prestano servizio anche presso gruppi di scout più giovani) . Perché abbiamo detto di si? «Volevamo sentirci parte di un progetto più grande, più grande della comunità parrocchiale o della comunità scout», dice la capo Fuoco Martina Carraro. «In mezzo a tutti questi giovani, che hanno tutti il tuo stesso scopo, che sono lì per pregare Gesù esattamente come te, ti fa sentire parte di qualcosa di veramente più grande. Il sentirsi parte della Chiesa, l’abbiamo toccato con mano».
Certo, questa Gmg è stata un cammino, e, noi scout lo sappiamo bene, la strada non è bella se non è in salita, se non è faticosa. Infatti, i
problemi non sono mancati: al nostro arrivo all’alloggio che ci era
stato assegnato, una scuola a Mejorada del Campo (una cittadina fuori
Madrid), scopriamo che il nostro gruppo non era sulla lista degli
alloggiati. Dopo aver chiamato polizia, assessore e organizzazione della
Gmg, abbiamo scoperto che dovevamo spostarci in una palestra a Madrid.
Arrivati alle 22.30, ci dicono che neanche questo posto era il nostro.
Abbiamo comunque passato lì la notte, mentre il capo Clan, Loris Tietto e fra' Andrea Cova, assistente spirituale, sono andati a chiedere
spiegazioni negli uffici.
Alla fine, il giorno dopo, ci spostiamo in una
parrocchia. Il commento di Loris è stato: «Sebbene possa essere un po’
strano, per me, questo è stato il momento più bello della Gmg: dopo aver
girato come un levriero per tutti gli uffici,abbiamo visto come la
Provvidenza ci sia sempre stata accanto; alla fine, nel male, ci è
andata anche meglio, perché piuttosto di essere fuori città eravamo in
centro a Madrid, piuttosto di essere in una palestra siamo finiti in una
parrocchia, dove per accoglienza, si sarebbero tolti il pane di bocca».
Dopo questa piccola disavventura, abbiamo cominciato a entrare nel
cuore della Giornata mondiale della gioventù. Il primo passo verso questa straordinaria realtà,
l’abbiamo fatto con un’attività assegnataci dai nostri capi:
l’intervista poliglotta. Gemellati con un gruppo scout di Palermo, e
divisi in equipe, siamo andati per le strade del centro di Madrid a
intervistare giovani di qualsiasi nazionalità o provenienza. Spagnoli,
francesi, cileni, sudafricani, brasiliani… e lì, abbiamo iniziato a
capire che le differenze non potevano separarci, perché c’era una cosa
che ci accomunava tutti, e ci permetteva di essere in sintonia: la gioia! Non potremo dimenticare i cori per le strade, nelle piazze, nella
metro: “Esta es la Joventud del Papa!”
Il venerdì sera, dopo la Via
Crucis, mentre aspettavamo che si svuotasse la piazza, ci siamo messi in
cerchio e abbiamo iniziato a fare qualche bans e danza scout . Pian
piano, si sono aggiunti altri scout, poi altri gruppi di giovani, e poi, ancora, singoli ragazzi; da un piccolo cerchio, siamo passati a un enorme
cerchio che ha riempito tutta la piazza! Di nuovo, non importava da dove
venivi o che lingua parlavi, ma solamente che fossi gioioso e felice!
L’apice del nostro Cammino, l’abbiamo raggiunto sabato a
Cuatro Vientos, dove il sole ci ha arrostito per tre, quattro ore.
Verso
le 19, il sole è stato coperto dalle nuvole. Di nuovo, la Provvidenza
ci è stata accanto, portandoci un po’ di fresco. Alla sera, all’arrivo
del Papa, il temporale era ormai alle porte. È stato forse quello, il
momento più importante della Gmg. Pioggia insistente e vento non hanno fermato o
spaventato i due milioni di giovani che erano lì per pregare con il
Papa: «Davanti, dove ero io, è partito un coro spontaneo da un gruppo di
ragazzini spagnoli che diceva: “No pasa nada, estemos con el Papa ” (Non
succede niente, siamo con il Papa) , e che nel giro di poco si è
diffuso per tutto il settore in cui mi trovavo», racconta Giulia
Chinaglia, che durante la veglia era proprio davanti al Papa.
«Il che
dimostra che non ci lasciamo scoraggiare da un po’ di pioggia (anche
metaforica) perché restiamo sempre e comunque radicati in Cristo e saldi
nella fede.» Il Santo Padre, dal canto suo, non ha voluto abbandonare i
suoi giovani, ed è rimasto sul palco, in mezzo al temporale, per
rimanere vicino a chi aveva sopportato un lungo viaggio, la fatica e il
caldo per essere lì con lui quella sera. Finito il temporale, è ripresa
la veglia, con il momento, secondo me, più intenso di tutta la Gmg:
l’adorazione eucaristica. «Il Papa ha chiesto un momento di silenzio per
l’adorazione, e improvvisamente tutti i due milioni di Giovani si sono
ammutoliti …» racconta Martina «si è sentito un silenzio incredibile e
c’è stata un’atmosfera pazzesca, perché sentivi tutti i pensieri di
tutti i giovani rivolti a Gesù». In quel momento abbiamo capito cosa
voleva dire san Paolo, quando affermava: siamo un solo corpo e un solo
Spirito.
La Gmg è giunta al culmine con la Santa Messa di domenica 21 agosto. Ricorda Giorgio
Mantovani: « È stata l’emozione più forte di tutta la JMJ; anche
se non avevo la radiolina per sentire la traduzione, sono riuscito a
seguire il discorso del Papa, ed è stato davvero toccante, offrendo
ottimi spunti di riflessione. È stato un bellissimo momento di comunità.
Una comunità di due milioni di persone! Non è poco!». Da questa Gmg
abbiamo imparato molto: che siamo parte della Chiesa, certo, che è viva e
pronta a dare la sua testimonianza. Che il Papa è molto più vicino a
noi di quanto non credessimo. Ma la cosa più importante, almeno nel
nostro gruppo, è la gioia di stare insieme, di essere una comunità. «La
cosa più bella che mi porto a casa di questo viaggio è l’affiatamento
che ha pian piano cominciato a crearsi nel nostro gruppo scout: Questa,
forse, è una delle cose che può portare più frutti, a livello pratico,
dopo una Gmg del genere» afferma Giulia. Ti ringrazio Signore, per la
Gioia che ci ha donato questa Gmg per i bellissimi ricordi che sono
rimasti impressi nella nostra memoria e nel nostro Cuore; e per il
nostro papa Benedetto, perché in lui, ci hai mostrato come deve essere
la Chiesa oggi: umile, semplice, e gioiosa!
Andrea Canal
Leggendo sul numero 36 del 04.09.2011 l’articolo “In sella alla GMG, 1888 chilometri in bici”, sento il desiderio di condividere con tutti voi l’analoga iniziativa di mio figlio Stefano Pozzi, 23 anni di voglia di vivere, di fiducia nel mondo e di passione per la bicicletta. Il 10 maggio 2011 è partito da Milano, da solo e provvisto soltanto di una bicicletta, un contachilometri, la carta d’identità, un sacco a pelo ultralight, due cambi di vestiario e gli attrezzi per la manutenzione della bicicletta. Destinazione agognata …. Santiago de Compostela .
Stefano prima di partire mi ha detto: si tratta di oltre 2.000 chilometri, io parto e spero di farcela … ed è partito. Ha attraversato Novi Ligure, Bordighera, e poi la Francia: Mentone, Montecarlo, Nizza, Marsiglia, Avignone, Lourdes. Ha valicato i Pirenei. Ha iniziato il Cammino di Santiago percorrendo la via aragonese e poi il cammino francese, e l’11 di giugno 2011 dopo aver percorso 2.773 chilometri ha raggiunto Santiago de Compostela.
Dopo una sosta di alcuni giorni ha ripreso i pedali e ha scelto, sempre in bicicletta e sempre da solo, la via del ritorno: Finisterre, Fatima, Lisbona, Siviglia, Cadice, Gibilterra! E poi Malaga, Granada, Andorra, il valico dei Pirenei a m. 2.400. E poi ancora la Francia: Linguadoca, il Parco naturale Cevennes, Crest, Briancon e, in Italia, Torino e il 10 agosto 2011, esattamente 3 mesi dalla data della partenza, Milano. In tutto, ha percorso 7.700 chilometri, in 92 giorni.
Nei giorni di percorrenza del Cammino de Santiago, Stefano ha
alloggiato con gli altri pellegrini negli ostelli. Nel restante
percorso invece è sempre stato ospitato dalle famiglie nelle loro
abitazioni: ha trovato dovunque persone
gentili e disponibili, che hanno condiviso con lui un piccolo “pezzetto”
di questa avventura. Ha incontrato tante persone, ragazzi come lui,
coppie giovani e meno giovani, famiglie con bambini. E’ ritornato con
gli occhi che gli brillavano, pieni di tutti gli spazi percorsi,le
esperienze vissute, le persone incontrate.
Valeria Negri
VIDEO
Video Torino, intervista doppia
Un caldo torrido e soffocante,
ma nel cuore qualcosa di più importante.
La notte cala su di noi avvolgendoci
con le sue tenebre nascondendoci.
Eppure qualcosa brilla laggiù,
si, è Lui, è Gesù.
Inizia la veglia con l'esposizione
e dentro di noi scorre ancora l'emozione.
Il rumore di un silenzio totale,
è cessato anche il temporale.
Centinaia sono gli occhi là rivolti
e i nostri cuori in preghiera sono raccolti.
E in quel momento io penso,
è un istante molto intenso.
Sento parole che si rivolgono a me:
giovane, chi sei davvero te?
Cosa vai cercando nella tua vita?
Hai forse la via smarrita?
C'è Qualcuno che la strada ti può indicare,
è una strada che porta ad amare.
È una strada forse in salita, ma è quella della tua vita.
È piena di difficoltà
occorre tanta buona volontà.
Ma forse di Qualcun' altro hai bisogno,
no, non è solo un sogno.
Siamo tutti lì davvero,
avvolti dal Suo mistero.
Accanto a te la Sua presenza percepisci,
e all'improvviso ti stupisci:
senti dentro un nuovo coraggio,
paragonabile al sole di maggio.
Dentro il tuo cuore si diffonde,
sono come tante piccole onde.
Piccole onde che formano un mare
che ti travolge e ti porta a testimoniare.
Si, perchè comincia proprio ora il cammino
ma con un Amico che ti cammina vicino.
Portiamo al mondo la nostra fede
e mostriamo in che cosa un giovane crede!
Gli occhi su noi giovani aprite,
e non ricorrete alle solite frasi precostituite!
C'è un proverbio che spesso ricorre,
ed è proprio ciò che ci occorre …...................
FA PiU' RUMORE
UN ALBERO CHE CADE
CHE UNA
FORESTA CHE CRESCE
.....
ogni giorno tartassati da notizie di giovani che
uccidono, rubano, non capiscono, non rispettano: sono tutti gli alberi che
cadono, che fanno rumore, scalpore. Ma osservate bene: nel silenzio c'è una
foresta che cresce, a piccoli passi, un ramo dopo l'altro. Tanti ragazzi e
ragazze che con orgoglio mostrano ancora di credere in qualcosa, di essere
pronti a superare ogni difficoltà, di avere la forza di perseverare. Forse non
fanno notizia, ma intanto continuano a crescere e sperare in un mondo migliore
e più giusto. E così, dopo questa esperienza, siamo diventati alberi ancora più
RADICATI IN CRISTO E SALDI NELLA FEDE! … pronti a camminare sul sentiero della
nostra vita, più consapevoli e forti; pronti a lanciare il nostro messaggio e
il nostro entusiasmo al mondo che ci circonda e che non empre crede in noi.
Gloria Colombo