Rio de Janeiro
Il lungomare di Copacabana è un moltiplicarsi di bandiere. Nel tragitto tra il Forte, dove atterra l’elicottero del Papa e il palco dove si è trasferito l’evento previsto in un primo momento a Guara tiba, è un affollarsi di gente che vuole toccare Francesco, parlargli, guardarlo negli occhi. Lui si ferma e scende dalla papamobile più di una volta. L’entusiasmo è palpabile. La gente lo invoca, la gente lo ama. Il grido «Francisco, Francisco» si spande nella “praia”, nella spiaggia che è già un moltiplicarsi di sacchi a pelo e teli stesi per la notte. I giovani lo ascoltano, si emozionano. Applaudono subito quando il Papa comincia il suo discorso. Partendo proprio dal santo di Assisi e dalla rappresentazione sulla vita di San Francesco alla quale hanno assistito oltre due milioni di ragazzi (tre secondo le autorità brasiliane) sparsi per i quattro chilometri di costa, il Papa ha ricordato l'episodio in cui il Santo «davanti al Crocifisso sente la voce di Gesù che gli dice: “Francesco, va’ e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: ripara la mia casa.
Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di
fare il muratore per riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il
suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a
servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si
riflettesse sempre più il Volto di Cristo». E per riparare la sua
casa, dice il Papa, «il Signore continua ad avere bisogno di voi
giovani. Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e
a essere missionari».
Per la veglia era stato preparato il Campus Fidei, poi divenuto impraticabile per la pioggia. Ma pensando al nome che avrebbe dovuto ospitare la veglia il Papa dà ai giovani tre immagini: «Il
campo come luogo in cui si semina; il campo come luogo di allenamento; e
il campo come cantiere».
Il Papa spiega ai giovani che «il vero Campus
Fidei non è un luogo geografico, ma è il cuore di ognuno di voi, è
la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la
sua Parola, con la sua presenza. Per favore, lasciate che Cristo e la
sua Parola entrino nella vostra vita, possano germogliare e crescere». «Oggi», continua Francesco, «sono certo che il seme cade in terra
buona, che voi volete essere terreno buono, cristiani non part-time, non
“inamidati”, di facciata, ma autentici. Sono certo che non volete
vivere nell'illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode
e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte
definitive che diano senso pieno alla vita». E in una terra che ama il
calcio propone la metafora sportiva: «Gesù ci chiede di seguirlo per tutta la vita, ci chiede di essere suoi discepoli, di “giocare nella sua squadra”.
Penso che la maggior parte di voi ami lo sport. E qui in Brasile, come
in altri Paesi, il calcio è una passione nazionale. Ebbene, che cosa fa
un giocatore quando è convocato a far parte di una squadra? Deve
allenarsi, e allenarsi molto! Così è nella nostra vita di discepoli del
Signore. San Paolo ci dice: “Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi
lo fanno per ottenere una corona che appassisce; noi invece una che dura
per sempre” (1 Cor 9,25). Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice
e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna.
Ma ci chiede di allenarci per “essere in forma”». E l’allenamento è la
preghiera, il dialogo costante con Dio. Infine il cantiere. «Quando il
nostro cuore è una terra buona che accoglie la Parola di Dio, quando
“si suda la camicia” cercando di vivere da cristiani, noi sperimentiamo
qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di
fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia».
Costruttori
di una Chiesa non di mattoni, ma di pietre vive, di una Chiesa che non
sia «come una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di
persone. Ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da
poter accogliere l’intera umanità, sia la casa per tutti! Dice a me, a
te, a ciascuno: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Questa sera rispondiamogli: Sì, anch’io voglio essere una pietra viva;
insieme vogliamo edificare la Chiesa di Gesù! Diciamo insieme: Voglio
andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo!». E facendo
riferimento anche alle ultime manifestazioni che si sono svolte a San
Paolo, a Copacabana, ma anche in molti altri Paesi il Papa ha aggiunto: «Ho
seguito attentamente le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante
parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di
una civiltà più giusta e fraterna. Resta però la domanda: da dove
cominciare? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io».
Infine indica ancora la Madonna come Madre, ma, ancora di più, come
esempio da imitare: «Essa», conclude, «aiuta a seguire Gesù, ci dà
l'esempio con il suo "sì" a Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per
me secondo la tua parola”».