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mercoledì 19 marzo 2025
 
 

Gmg: la veglia nel nome di Francesco

28/07/2013  Sulla spiaggia di Rio il Papa ricorda la chiamata del giovane Francesco e chiede ai giovani di oggi di rispondere anche loro alla richiesta di Dio: "Va e ripara la mia Chiesa".

Rio de Janeiro

Il lungomare di Copacabana è un moltiplicarsi di bandiere. Nel tragitto tra il Forte, dove atterra l’elicottero del Papa e il palco dove si è trasferito l’evento previsto in un primo momento a Guara tiba, è un affollarsi di gente che vuole toccare Francesco, parlargli, guardarlo negli occhi. Lui si ferma e scende dalla papamobile più di una volta. L’entusiasmo è palpabile. La gente lo invoca, la gente lo ama. Il grido «Francisco, Francisco» si spande nella “praia”, nella spiaggia che è già un moltiplicarsi di sacchi a pelo e teli stesi per la notte. I giovani lo ascoltano, si emozionano. Applaudono subito quando il Papa comincia il suo discorso. Partendo proprio dal santo di Assisi e dalla rappresentazione sulla vita di San Francesco alla quale hanno assistito oltre due milioni di ragazzi (tre secondo le autorità brasiliane) sparsi per i quattro chilometri di costa, il Papa ha ricordato l'episodio in cui il Santo «davanti  al Crocifisso sente la voce di Gesù che gli dice: “Francesco, va’ e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: ripara la mia casa.

Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare il muratore per riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo». E per riparare la sua casa, dice il Papa, «il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani. Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e a essere missionari».
Per la veglia era stato preparato il Campus Fidei, poi divenuto impraticabile per la pioggia. Ma pensando al nome che avrebbe dovuto ospitare la veglia il Papa dà ai giovani tre immagini: «Il campo come luogo in cui si semina; il campo come luogo di allenamento; e il campo come cantiere».

Il Papa spiega ai giovani che «il vero Campus Fidei non è un luogo geografico, ma è il cuore di ognuno di voi, è la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la sua Parola, con la sua presenza. Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita, possano germogliare e crescere». «Oggi», continua Francesco, «sono certo che il seme cade in terra buona, che voi volete essere terreno buono, cristiani non part-time, non “inamidati”, di facciata, ma autentici. Sono certo che non volete vivere nell'illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita». E in una terra che ama il calcio propone la metafora sportiva: «Gesù ci chiede di seguirlo per tutta la vita, ci chiede di essere suoi discepoli, di “giocare nella sua squadra”. Penso che la maggior parte di voi ami lo sport. E qui in Brasile, come in altri Paesi, il calcio è una passione nazionale. Ebbene, che cosa fa un giocatore quando è convocato a far parte di una squadra? Deve allenarsi, e allenarsi molto! Così è nella nostra vita di discepoli del Signore. San Paolo ci dice: “Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce; noi invece una che dura per sempre” (1 Cor 9,25). Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna. Ma ci chiede di allenarci per “essere in forma”». E l’allenamento è la preghiera, il dialogo costante con Dio. Infine il cantiere. «Quando il nostro cuore è una terra buona che accoglie la Parola di Dio, quando “si suda la camicia” cercando di vivere da cristiani, noi sperimentiamo qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia».

Costruttori di una Chiesa non di mattoni, ma di pietre vive, di una Chiesa che non sia «come una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone. Ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da poter accogliere l’intera umanità, sia la casa per tutti! Dice a me, a te, a ciascuno: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Questa sera rispondiamogli: Sì, anch’io voglio essere una pietra viva; insieme vogliamo edificare la Chiesa di Gesù! Diciamo insieme: Voglio andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo!». E facendo riferimento anche alle ultime manifestazioni che si sono svolte a San Paolo, a Copacabana, ma anche in molti altri Paesi il Papa ha aggiunto: «Ho seguito attentamente le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. Resta però la domanda: da dove cominciare? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io». Infine indica ancora la Madonna come Madre, ma, ancora di più, come esempio da imitare: «Essa», conclude, «aiuta a seguire Gesù, ci dà l'esempio con il suo "sì" a Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”».

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