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domenica 06 ottobre 2024
 
 

Gmg: oggi in diocesi, a luglio a Rio

23/03/2013  Il 23 e il 24 marzo, domenica delle Palme, si celebra in tutte le diocesi la Giornata mondiale della gioventù. In attesa del grande raduno internazional estivo a Rio de Janeiro.

A Rio de Janeiro si lavora alacremente per accogliere le centinaia di migliaia di giovani attesi per la Giornata mondiale della Gioventù. Il raduno dei ragazzi di tutto il mondo si svolgerà infatti nella città del Brasile, dal 23 al 28 luglio. Ma certo l’appuntamento ha acquistato un sapore del tutto particolare da quando, il 13 marzo scorso, è stato eletto il primo Papa sudamericano della storia della Chiesa.

Francesco andrà così a Rio dove, con ogni probabilità, compirà il suo primo viaggio all’estero. In concomitanza potrebbe visitare, ma non è stato ancora confermato, il suo Paese d’origine, l’Argentina. Non a caso, quindi, subito dopo aver ricevuto in Vaticano Cristina Kirchner, la presidente argentina, Francesco ha avuto modo di accogliere, il 20 marzo, Dilma Rousseff, la presidente del Brasile.

Con la Roussef, naturalmente, il Pontefice ha parlato principalmente della Gmg brasiliana, del resto era stata la stessa presidente ad annunciarlo alla stampa. Poi i vescovi brasiliani hanno dato altri particolari: Roussef ha spiegato infatti che il Papa ha confermato la sua presenza a Rio e anzi ha detto  che sarebbe sua intenzione, in quei giorni, visitare anche il santuario mariano di Aparecida, dove già si recò Benedetto XVI nel suo viaggio in Brasile del 2007.  In quell’occasione si svolse nella località del Santuario di Nostra signora di Aparecida la riunione del Celam, vale a dire il Consiglio dei vescovi latinoamericani, che redasse un documento nel quale si descrivevano le sfide per la Chiesa e si stabilivano le priorità dell’evangelizzazione nel continente latino. Fra i  principali estensori di quel testo c’era proprio l’allora arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio.

Il documento di Aparecida è stato in questi giorni consegnato dal Papa sia a Cristina Kichner che a Dilma Rousseff. Secondo quanto ha riferito poi la presidente Rousseff, Francesco ha auspicato una grandissima  partecipazione di giovani alla Gmg brasiliana, quindi la presidente ha spiegato: «Il Papa ha parlato dell’importanza della gioventù nella costruzione del futuro del’umanità e ha detto che la Chiesa, come istituzione, dà grandissima attenzione ai giovani». Ancora Francesco ha rilevato nel colloquio con la leader brasiliana che è fondamentale per combattere la diffusione della droga, rafforzare valori e principi che possono guidare ed essere riferimento per la gioventù. «Abbiamo parlato insieme del tema delle droghe», ha spiegato la presidente, «e della necessità di dare impulso a valori e simboli positivi per la gioventù».

Intanto anche in Italia proseguono i preparativi per il grande raduno del prossimo luglio, anche se a Rio non ci potranno essere le decine di migliaia di giovani che sono  andati a Madrid i occasione dell’ultima Gmg. La distanza e i costi rappresentano naturalmente un limite importante. Tuttavia fra i 6 e i 7mila ragazzi del nostro Paese si stanno organizzando per partire. Allo stesso tempo va detto però che in concomitanza con le giornate di Rio, in tantissime diocesi si stanno preparando iniziative per "vivere" la Gmg a distanza.

A Rio, invece si svolgerà l’ormai classico festival della gioventù: spettacoli, film, teatro, performance e musica in ogni parte della città in uno scambio di culture, di proposte per la nuova evangelizzazione. Nella zona di Guaratiba, invece, nell’area ovest della metropoli brasiliana, si svolgeranno la veglia e la messa conclusive della Gmg. Si tratta di una zona non vicinissima a Rio ma abbastanza ampia da ospitare circa due milioni e mezzo di persone.  

Già il 24 marzo, Domenica delle Palme, ci sarà un primo assaggio di Gmg. Infatti ogni anno, in questa ricorrenza, si celebra la Giornata mondiale della gioventù a livello diocesano e sarà così anche questa volta. Papa Francesco dunque avrà modo dunque di parlare fin da subito dei giovani e dell’appuntamento in Brasile.
Francesco Peloso 

Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI
per la XXVIII Giornata mondiale della gioventù 2013


«Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19)



Cari giovani,

vorrei far giungere a tutti voi il mio saluto pieno di gioia e di affetto. Sono certo che molti di voi sono tornati dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid maggiormente «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7). Quest’anno, nelle varie Diocesi, abbiamo celebrato la gioia di essere cristiani, ispirati dal tema: «Siate sempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4). E ora ci stiamo preparando alla prossima Giornata Mondiale, che si celebrerà a Rio de Janeiro, in Brasile, nel luglio 2013.

Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito a partecipare a questo importante appuntamento. La celebre statua del Cristo Redentore, che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno.

Vi invito a prepararvi alla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro meditando fin d’ora sul tema dell’incontro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Si tratta della grande esortazione missionaria che Cristo ha lasciato alla Chiesa intera e che rimane attuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato deve risuonare con forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’incontro di Rio coincide con l’Anno della fede, all’inizio del quale il Sinodo dei Vescovi ha dedicato i suoi lavori a «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Perciò sono contento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo slancio missionario di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono più prezioso che potete fare agli altri.

1. Una chiamata pressante

La storia ci ha mostrato quanti giovani, attraverso il dono generoso di se stessi, hanno contribuito grandemente al Regno di Dio e allo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo. Con grande entusiasmo, essi hanno portato la Buona Notizia dell’Amore di Dio manifestato in Cristo, con mezzi e possibilità ben inferiori a quelli di cui disponiamo al giorno d’oggi. Penso, per esempio, al Beato José de Anchieta, giovane gesuita spagnolo del XVI secolo, partito in missione per il Brasile quando aveva meno di vent’anni e divenuto un grande apostolo del Nuovo Mondo. Ma penso anche a quanti di voi si dedicano generosamente alla missione della Chiesa: ne ho avuto una sorprendente testimonianza alla Giornata Mondiale di Madrid, in particolare nell’incontro con i volontari.

Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova.

La Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui quest’anno celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai giovani e alle giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «È a voi, giovani uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete o perirete con essa». E concludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965).

Cari amici, questo invito è di grande attualità. Stiamo attraversando un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e farà crescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull’amore, l’unica realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone. Dio è amore. L’uomo che dimentica Dio è senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile. Per questo è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa sperimentarla: è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvezza di ciascuno di noi. Chiunque comprenda questa necessità, non potrà che esclamare con san Paolo: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).

2. Diventate discepoli di Cristo

Questa chiamata missionaria vi viene rivolta anche per un’altra ragione: è necessaria per il nostro cammino di fede personale. Il Beato Giovanni Paolo II scriveva: «La fede si rafforza donandola» (Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essenziale della fede: non si è veri credenti senza evangelizzare. E l’annuncio del Vangelo non può che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver trovato in Lui la roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi a servire gli altri e ad annunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata tra diverse attività, troverà la sua unità nel Signore, costruirete anche voi stessi, crescerete e maturerete in umanità.

Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto essere discepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo, l’invito a guardare a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Un discepolo, in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di Gesù (cfr Lc 10,39), riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita. Si tratta dunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dalla Parola di Dio: essa vi renderà amici del Signore Gesù e capaci di far entrare altri giovani in questa amicizia con Lui.

Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale, prendete coscienza anche della meravigliosa eredità delle generazioni che vi hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni. Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e donne che ci hanno trasmesso la verità della fede e contano su di noi affinché altri la ricevano. L’essere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che è la fede della Chiesa: è necessario conoscere ciò in cui si crede, per poterlo annunciare. Come ho scritto nell’introduzione di YouCat, il Catechismo per giovani che vi ho donato all’Incontro Mondiale di Madrid, «dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo.» (Premessa).

3. Andate!

Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri. All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr 1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui.

Mediante il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e infiamma la nostra mente e il nostro cuore: è Lui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in amicizia sempre più profonda con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire gli altri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo fortificati dai suoi doni per testimoniare in modo sempre più maturo il Vangelo. È dunque lo Spirito d’amore l’anima della missione: ci spinge ad uscire da noi stessi, per «andare» ed evangelizzare. Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.

4. Raggiungete tutti i popoli

Cristo risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua presenza salvifica a tutti i popoli, perché Dio nel suo amore sovrabbondante, vuole che tutti siano salvi e nessuno sia perduto. Con il sacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto la strada affinché ogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio ed entrare in comunione di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoli per portare l’annuncio di salvezza del Vangelo fino ai confini della terra, per raggiungere gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio!

Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviati non sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite.

Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet. Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”» (Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete.

Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migratori, con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono e cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.

5. Fate discepoli!

Penso che abbiate sperimentato più volte la difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei nell’esperienza di fede. Spesso avrete constatato come in molti giovani, specialmente in certe fasi del cammino della vita, ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori del Vangelo, ma questo sia accompagnato dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso della vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono principalmente il Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato qualcuno a seguire un cammino di scoperta della fede cristiana? Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad entrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo.

6. Saldi nella fede

Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvolta sarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Dio risponde: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sulla sua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7).

Per questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti. L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza; chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo amore. E, più in generale, preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la richiesta esplicita di Gesù: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente della vostra vita di fede e della vostra testimonianza cristiana, partecipando con fedeltà alla Messa domenicale e ogni volta che potete nella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento della Riconciliazione: è un incontro prezioso con la misericordia di Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella carità. E non esitate a ricevere il Sacramento della Confermazione o Cresima se non l’avete ricevuto, preparandovi con cura e impegno. Con l’Eucaristia, esso è il Sacramento della missione, perché ci dona la forza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura la fede. Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione eucaristica: sostare in ascolto e dialogo con Gesù presente nel Sacramento diventa punto di partenza di nuovo slancio missionario.

Se seguirete questo cammino, Cristo stesso vi donerà la capacità di essere pienamente fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo con lealtà e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di perseveranza, in particolare quando la Parola di Dio susciterà chiusure od opposizioni. In certe regioni del mondo, alcuni di voi vivono la sofferenza di non poter testimoniare pubblicamente la fede in Cristo, per mancanza di libertà religiosa. E c’è chi ha già pagato anche con la vita il prezzo della propria appartenenza alla Chiesa. Vi incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).

7. Con tutta la Chiesa

Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per la preziosa opera di evangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questa evangelizzazione appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina e l’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37).

A tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande dono dei missionari, che dedicano tutta la loro vita ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra. Allo stesso modo benedico il Signore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente se stessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero qui incoraggiare i giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi con entusiasmo in queste vocazioni: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto per seguirlo, Gesù ha promesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29).

Rendo grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vivere il loro quotidiano come missione là dove sono, in famiglia o sul lavoro, affinché Cristo sia amato e servito e cresca il Regno di Dio. Penso in particolare a quanti operano nel campo dell’educazione, della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tanti altri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostro impegno e della vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso nel grande mosaico dell’evangelizzazione!

8. «Eccomi, Signore!»

In conclusione, cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi missionari della Chiesa, come san Francesco Saverio e tanti altri.

Al termine della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, ho benedetto alcuni giovani di diversi continenti che partivano in missione. Essi rappresentavano i tantissimi giovani che, riecheggiando il profeta Isaia, dicono al Signore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La Chiesa ha fiducia in voi e vi è profondamente grata per la gioia e il dinamismo che portate: usate i vostri talenti con generosità al servizio dell’annuncio del Vangelo! Sappiamo che lo Spirito Santo si dona a coloro che, in umiltà di cuore, si rendono disponibili a tale annuncio. E non abbiate paura: Gesù, Salvatore del mondo, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20)!

Questo appello, che rivolgo ai giovani di tutta la terra, assume un rilievo particolare per voi, cari giovani dell’America Latina! Infatti, alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano che si è svolta ad Aparecida nel 2007, i Vescovi hanno lanciato una «missione continentale». E i giovani, che in quel continente costituiscono la maggioranza della popolazione, rappresentano una forza importante e preziosa per la Chiesa e per la società. Siate dunque voi i primi missionari! Ora che la Giornata Mondiale della Gioventù fa il suo ritorno in America Latina, esorto tutti i giovani del continente: trasmettete ai vostri coetanei del mondo intero l’entusiasmo della vostra fede!

La Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, invocata anche con i titoli di Nostra Signora di Aparecida e Nostra Signora di Guadalupe, accompagni ciascuno di voi nella sua missione di testimone dell’amore di Dio. A tutti, con particolare affetto, imparto la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 18 ottobre 2012

BENEDICTUS PP XVI

In attesa del grande raduno mondiale di Rio de Janeiro del prossimo luglio c'è fermento nelle diocesi italiane che, come da tradizione, la Domenica delle Palme, o il sabato prima, festeggiano la Gmg a livello diocesano con veglie di preghiera, incontri e riflessioni. Da Nord a Sud, molte le iniziative in programma.

Nel Duomo di Milano sabato sera, 23 marzo, l'arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, nella tradizione veglia In Traditione Symboli consegna il Credo, il simbolo della fede, ai giovani della diocesi e ai catecumenti che ricevereanno i sacramenti nella Veglia Pasquale.
Il tema dell'incontro di quest'anno, "La tua fede ti ha salvato", è incentrato sulla figura del cieco Bartimeo come spiega dall'Ufficio comunicazioni della diocesi ambrosiana: «Lungo la strada che attraversava la città di Gerico, Bartimeo sente passare Gesù, come racconta il Vangelo di Marco, che lo ascolta e lo interroga circa il suo desiderio più grande. Nella sua ricerca appassionata e orante capisce che solo Gesù può soddisfare il suo bisogno di vedere e per questo gli va incontro, abbandonando coraggiosamente ogni cosa. Quello stare con Gesù, la cui parola è efficace, cambia la sua vita e apre prospettive nuove».

A Torino la Gmg di quest'anno ammicca già al raduno brasiliano. "Toda joia", infatti, è il titolo dell'incontro che il vescovo, monsignor Cesare Nosiglia, avrà con i giovani. Si tratta del proseguimento del dialogo sulla fede iniziato con gli incontri del Sinodo attraverso tutte le unità pastorali della Diocesi. Nosiglia risponde non solo alle domande dei giovani, oltre 750 gli iscritti, presenti sabato 23 marzo al Lingotto ma anche a quelle che arrivano via Twitter.

Anche i giovani della diocesi di Imola si incontrano sabato sera per la tradizionale Veglia delle Palme. Quest'anno, in vista di Rio, la serata è dedicata alla riscoperta della figura di don Leo Commissari, missionario imolese ucciso in Brasile nel 1998, a Sao Bernardo do Campo presso la missione diocesana che continua anche oggi con Don Francesco Commissari, Don Sante Collina, e Don Gabriele Tondini.

Nella parrocchia San Francesco Caracciolo di Chieti, invece, si ritrovano sabato sera tutti i giovani dell'arcidiocesi di Chieti-Vasto per pregare insieme all'arcivescovo, monsignor Bruno Forte. Dopo c'è la proiezione del musical "Life, Love, Light" sulla vita e la testimonianza della beata Chiara Luce Badano.

Anche i giovani della diocesi di Rimini si ritrovano insieme al loro pastore, monsignor Francesco Lambiasi, per un momento di preghiera e condivisione comunitaria. L'appuntamento è per sabato sera al Teatro Tarkovskij di San Giuliano Mare.

Molti gli appuntamenti anche al Sud. In Puglia ci saranno cortei, testimonianze e veglie di preghiera guidati dai rispettivi vescovi, dalla diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie all'arcidiocesi di Otranto, nel Salento, in festa per l'imminente canonizzazione, a maggio, degli Ottocento Martiri massacrati dai turchi nel 1480. L'incontro, intitolato "Andate... ai confini di ogni cuore!", si svolge presso l'oratorio di San Biagio a Galatina (Lecce) e riecheggia il tema scelto per la Giornata mondiale di Rio "Andate e fate discepoli tutti i popoli".
Nella diocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni la Gmg diocesana si svolge nella Chiesa di Sant'Alfonso. Tema della serata, sabato 23, "Dov'è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore".

Insomma, i giovani italiani "scaldano i motori" in vista dell'incontro con Papa Francesco a Rio de Janeiro.

Antonio Sanfrancesco











Rio de Janeiro

La prima a usare un pizzico di garbata ironia è stata Dilma Rousseff. “Il Papa è argentino ma Dio fa tappa da noi” ha infatti commentato la presidente del Brasile poco dopo aver incontrato papa Francesco. Insomma, dopo la normale delusione iniziale - il Paese del samba si aspettava l’elezione dell’arcivescovo di San Paolo, Dom Odilo Scherer - i brasiliani adesso sono entusiasti dell’elezione del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, anche perché la prima visita sudamericana di papa Francesco con ogni probabilità sarà proprio a Rio de Janeiro, dal 23 al 28 luglio prossimi, in occasione della Giornata mondiale della gioventù.

Un evento che, a detta di tutti gli esperti, farà arrivare nella “cidade maravilhosa”- così i carioca chiamano Rio de Janeiro- più persone che la finale del Mondiale di calcio dell’anno prossimo e le Olimpiadi del 2016. Per padre Arnaldo Rodrigues, direttore della Preparazione pastorale della giornata “per far fronte all’alto numero di persone in arrivo si conterà sull’appoggio di molte famiglie brasiliane disposte a ospitare i pellegrini”. E, in effetti, ad accogliere gli almeno 2,5 milioni di giovani attesi a Rio, l’organizzazione ha già selezionato 84mila volontari, la maggior parte dei quali brasiliani ma anche molti stranieri provenienti da un centinaio di paesi al mondo.


Nella “top ten” delle nazionalità con il maggior numero di volontari già selezionati, il podio è tutto sudamericano, vuoi per “la vicinanza geografica”, ci spiega José, un volontario di Buenos Aires, “vuoi per la grande fede cattolica presente in America latina”. E in testa c’è proprio l’Argentina di Papa Francesco, con 672 volontari, seguita dalla Colombia, con 439 ed il Messico, da cui provengono 400 degli addetti all’ordine ed alla logistica della prossima Gmg carioca. La Polonia è il primo paese europeo, ai piedi del podio, con 271 volontari, seguita da Perù, Venezuela, Ecuador, Spagna, Paraguay e, decima oltre che “new entry dell’ultima ora”, l’Italia. Secondo le cifre ufficiali comunicate a Famiglia Cristiana dall’addetto stampa della Gmg di Rio, Paulo Ubaldino, se i brasiliani rappresentano sinora il 60% dei fedeli iscritti sinora, pari a 120mila persone, “appena c’è stata la nomina di Papa Francesco il numero degli italiani è aumentato, non so perché, forse per le sue origini. Di certo noi siamo pieni di gioia e lo aspettiamo a braccia aperte”

“Il nuovo Papa proporrà il Vangelo come modello di vita. La sua semplicità è una qualità fondamentale per stabilire un dialogo con il mondo” commenta uno dei sacerdoti più famosi del paese del Samba, padre Fábio de Melo mentre una cosa è certa, prima della rinuncia di Papa Benedetto XVI a Rio erano attesi tra il milione ed i 2 milioni di giovani. “Ora invece le nostre stime sono aumentate, in una settimana, di almeno mezzo milione di persone”, spiega Ubaldino a testimonianza di tutto l’entusiasmo che il primo Pontefice latinoamericano ha portato in Brasile. “Non vedo l’ora di vederlo dal vivo, tra qualche mese”, racconta Igor Kalassa, un fedele paulista mentre per Dom Orani, l’arcivescovo di Rio, la prossima edizione della Gmg sarà davvero simbolica. “La prima e fin qui unica Gmg svoltasi in America Latina”, sottolinea il prelato, “si era tenuta proprio in Argentina, nel 1987, e oggi il Papa è argentino. Un richiamo ancora più forte per i cattolici sudamericani”.

Paolo Manzo

Quello del prossimo luglio a Rio de Janeiro sarà l'incontro numero 28 dei giovani cattolici di tutto con il mondo con il Papa.

Tutto nasce da una grande intuizione di Karol Wojtyla che Joseph Ratzinger ha confermato e ora Papa Francesco è chiamato a proseguire. Durante il Giubileo del 1983-1984 (chiamato Anno Santo della Redenzione, in memoria della morte di Gesù Cristo), la più importante celebrazione dedicata alla gioventù fu organizzata a Roma in occasione della Domenica delle Palme, il 15 aprile 1984. Più di 300.000 giovani provenienti da tutte le parti del mondo giunsero nella Città eterna per partecipare al Giubileo internazionale della gioventù. Papa Giovanni Paolo II regalò loro una croce di legno. L’anno seguente, il 1985, fu proclamato dall’Onu "Anno internazionale della Gioventù". La Chiesa organizzò un nuovo incontro internazionale per la Domenica delle Palme, il 31 marzo, che vide la partecipazione di altri 350.000 giovani che si riunirono in Piazza San Pietro.


Dopo questo evento il Papa istituì la Giornata mondiale della gioventù, con cadenza annuale. La si celebra in tutte le diocesi la Domenica delle Palme, solenne inizio della Settimana Santa. La prima Gmg vera e propria è stata celebrata il 23 marzo 1986. Tema: "Sempre pronti a testimoniare la speranza che è in voi". Ogni due anni prima, ogni tre da qualche tempo in qua, vengono inoltre promossi incontri internazionali. Finora ne sono stati organizzati a Buenos Aires (Argentina, 1987), Santiago de Compostela (Spagna, 1989), Czestochowa (Polonia, 1991), Denver (Usa, 1993), Manila (Filippine, 1995), Parigi (Francia, 1997), Roma (2000), Toronto (Canada, 2002), Colonia (Germania, 2005), Sydney (Australia, 2008) e Madrid (Spagna, 2011)

«Finalità principale delle Giornate», scrisse Giovanni Paolo II nel 1996,  «è di riportare al centro della fede e della vita di ogni giovane la persona di Gesù, perché ne diventi costante punto di riferimento e perché sia anche la vera luce di ogni iniziativa e di ogni impegno educativo verso le nuove generazioni. È il "ritornello" di ogni Giornata mondiale. E tutte insieme, nell’arco di questo decennio, appaiono come un continuo e pressante invito a fondare la vita e la fede sulla roccia che è Cristo».

«I giovani sono così periodicamente chiamati a farsi pellegrini per le strade del mondo», aggiunse Karol Wojtyla. «In essi la Chiesa vede se stessa e la sua missione fra gli uomini; con loro accoglie le sfide del futuro, consapevole che l’intera umanità ha bisogno di una rinnovata giovinezza dello spirito. Questo pellegrinaggio del popolo giovane costruisce ponti di fraternità e di speranza tra i continenti, i popoli e le culture. È un cammino sempre in atto. Come la vita. Come la giovinezza».

«Col passare degli anni», precisò ancora il Papa, «le Giornate mondiali della gioventù hanno confermato di non essere riti convenzionali, ma eventi provvidenziali, occasioni per i giovani di professare e proclamare con crescente gioia la fede in Cristo. Ritrovandosi, essi possono interrogarsi insieme sulle aspirazioni più intime, sperimentare la comunione con la Chiesa, impegnarsi nell’urgente compito della nuova evangelizzazione. In tal modo si danno la mano, formando un immenso cerchio di amicizia, congiungendo i colori della pelle e delle bandiere nazionali, la varietà delle culture e delle esperienze, nell’adesione di fede al Signore Risorto».

Quest'anno la Gmg torna in America Latina dove nel 1987 a Buenos Aires, in Argentina, si tenne il primo appuntamento internazionale. E, forse, la prossima Giornata avrà un appendice tutta argentina se Papa Francesco deciderà di andare a visitare la sua terra dopo l'elezione a Papa. Vedremo.

Alberto Chiara



I sociologi li hanno analizzati a lungo, molti commentatori, fermandosi alla superficie, li hanno accusati di scarsa coerenza rispetto agli insegnamenti della Chiesa, altri ancora hanno spiegato che il fenomeno delle Giornate mondiali della Gioventù aveva poco o nulla a che fare con la fede cristiana perché, spiegavano, i giovani che vi partecipano sono molto simili a quelli che affollano gli stadi per acclamare la propria rock star preferita. Tanta emozione e poi nulla. Tutte critiche che dimostrano come l'intuizione profetica di Giovanni Paolo II di radunare i giovani cattolici di tutto il mondo attorno al Successore di Pietro abbia colto nel segno.

Una grandiosa staffetta dello Spirito che da Buenos Aires nel 1987 a Madrid, due anni fa, ha permesso a milioni di giovani, in un contesto sempre più laico e secolarizzato, di "uscire allo scoperto" e testimoniare la propria fede insieme alla Chiesa.

Dopo le "prove generali" a Roma nel 1984 (Anno Santo della Redenzione), papa Woityla volle istituire una vera e propria Giornata mondiale della Gioventù. Il primo appuntamento internazionale fu nella capitale argentina dove confluirono quasi un milione di persone. Una novità non da poco vedere all'epoca così tanti ragazzi insieme per un grande raduno di massa che non era sportivo o musicale ma spirituale.

Da allora sono passati 26 anni e chi partecipò a quella prima Gmg ora, magari, si prepara a mandare i propri figli il prossimo luglio in Brasile in un'ideale staffetta tra generazioni. I primi ragazzi che risposero all'appello di Giovanni Paolo II negli anni Ottanta erano quelli che avevano subito il fascino della cultura del '68 con tutte le sue contraddizioni e aspirazioni libertarie. Il Papa polacco seppe parlare loro, spronandoli ad un rinnovato impegno di missione e testimonianza. Esemplificando un po', sono passati alla storia come la "prima generazione" della Gmg.

I raduni intanto proseguono, il mondo cambia alla velocità della luce, i giovani coinvolti aumentano. Nel 1989 cade il Muro di Berlino. Due anni dopo a Czestochowa, in Polonia, si svolge un'altra Gmg, la prima nell'Europa che finalmente "respira a due polmoni", come profetizzò Giovanni Paolo II. S'affaccia la "seconda generazione" della Gmg, quella della caduta dei muri e dei grandi orizzonti aperti proprio dal Pontefice polacco.

A Manila, nelle Filippine, nel 1995 arrivano oltre quattro milioni di giovani. Sarà la Gmg più numerosa di sempre. Un percorso che culmina con il grande Giubileo dei Giovani a Roma nel 2000 con Giovanni Paolo II a fare la "ola" sulla grande spianata di Tor Vergata. «Roma ha sentito questo chiasso», disse il Papa a braccio durante la veglia del sabato sera, «e non lo dimenicherà mai più».

Giovanni Paolo, l'inventore delle Gmg, si spegne nell'aprile 2005. Tocca al suo successore, Benedetto XVI raccoglierne l'eredità. Il debutto è a Colonia nell'agosto successivo. Papa Ratzinger introduce alcune novità, come l'adorazione eucaristica nella veglia del sabato sera. L'entusiamo resta quello di sempre. E' la volta della "terza generazione", quella di Internet e dei social network. S'abbassa anche l'età media dei partecipanti. A Madrid era di 22 anni circa. Loro Giovanni Paolo II l'avevano conosciuto solo da bambini. E' il segnale, inequivocabile, che le domande di Dio e il bisogno di spiritualità resistono anche in questa generazione. E che la Chiesa non ha paura dei giovani, li cerca ma senza lusingarli.

Tra i giovani presenti a Madrid è emerso chiaramente che a loro non interessano tanto le lotte interne della Chiesa, gli scandali o il grande dibattito sui temi etici per ammodernare, come vorrebbe qualcuno, la Chiesa. Tutto questo è irrilevante, o quasi. La priorità è la passione di testimoniare la fede ed essere cattolici. Senza nascondersi e senza sconti. «Cari amici, non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza», disse Benedetto XVI. «Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perchè grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo nome in tutta la terra». Ora tocca a papa Francesco continuare l'avventura.

Antonio Sanfrancesco




Fin da quando la fantasia di papa Giovanni Paolo II le offrì per la prima volta al mondo, le Giornate Mondiali della Gioventù sono sempre state, innanzi tutto, una festa. Un evento universale capace di coagulare speranze, gioie e ansie di generazioni di giovani. Ovvio dunque che la musica fosse fin da subito un ingrediente tutt’altro che irrilevante; cori, accompagnamenti con la chitarra, canzoni d’ogni genere le hanno sempre accompagnate e caratterizzate: riassumendone il senso, fino a divenirne un vero e proprio inno, ma non di rado anche trascendendo i contesti specifici per entrare nel repertorio di innumerevoli corali di parrocchia, associazioni, movimenti giovanili.



Così è stato fin dalla prima Gmg, quella romana della Domenica delle Palme del 1986. Quella prima edizione restò indissolubilmente legata a Resta qui con noi, tutt’ora uno dei cavalli di battaglia del gruppo internazionale Gen Rosso, probabilmente l'ensemble di pop cristiano più famoso del mondo. L’anno seguente, a Buenos Aires, fu lanciata Un nuevo Sol, nel 1989 a Santiago de Compostela fu il turno di Somos los jòvenes e due anni dopo ancora, in quel di Czestochova, ecco la semplicissima, ma indimenticabile Abba Ojcze, il primo vero e proprio hit, se così si può dire, composto appositamente per una Gmg che era anche un affettuoso omaggio dei giovani polacchi al "loro" Papa.

Da tempo ogni Giornata mondiale propone in anticipo il suo inno ufficiale, cercando di sintetizzare l’universalità del messaggio e del tema scelto per quella edizione, senza dimenticare le peculiarità del paese ospitante. A Denver fu la volta della morbida e poppeggiante One Body; nel '97 a Parigi si optò invece per un andamento più vicino a quello delle antiche ballate folk.

E chi non ricorda la celeberrima Emmanuel, cantata a squarciagola dagli oltre due milioni di giovani accampati nell’immensa spianata di Tor Vergata per il grande Giubileo dell’anno Duemila? Per la GMG di Toronto si scelse Lumière du Monde, con un testo multilingue (con strofe cantate in inglese, francese italiano e spagnolo), e lo stesso accadde a Colonia (la prima di Papa Benedetto XVI), e poi a Sydney nel 2008, e  ancora, due anni fa, a Madrid, dove l’originale in castigliano Firmes en la Fe venne offerta anche in traduzioni alternative in molte altre lingue.   
         


E a Rio de Janeiro? L’inno per l’attesissima Gmg brasiliana con papa Francesco è già da qualche mese disponibile sul web, con tanto di video-clip ufficiale che mostra gli splendori di uno dei panorami più belli del mondo. L’ha composto padre José Candido, un prete di Belo Horizonte tra i più apprezzati compositori di musica liturgica brasiliana. Si intitola Esperança do Amanhecer ("La speranza dell’aurora"): è in portoghese ed emana il calore inconfondibile del pop carioca appena speziato dagli aromi del samba. A metterlo in scena oltre 200 giovani brasiliani e i più bei nomi della christian-music locale.  

  Franz Coriasco

 
 
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