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venerdì 23 maggio 2025
 
emergenza nel regno unito
 

Londra, festa nazionale amara tra lockdown e crisi economica

07/05/2020  L'8 maggio la Gran Bretagna ricorda i 75 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e la vittoria sul nazismo. La celebrazione ricorre in un momento particolarmente difficile: con oltre 30mila vittime è il Paese d'Europa più colpito dal Coronavirus.

(Foto Reuters: il Westminster bridge a Londra)

E' una regina Elisabetta II trasformata in Vera Lynn quella che canta We will meet again, “Ci incontreremo ancora” in questo 8 maggio britannico festa nazionale. Giorno scelto dal Governo conservatore per commemorare i 75 anni dalla fine dell’ultima guerra. Anche se il pensiero di tutti i cittadini andra’ alle oltre 30mila vittime del Covid-19, numero con il quale la Gran Bretagna ha superato l’Italia ed è diventato il Paese europeo più colpito dal virus.

Irriverente vestire la sovrana dei panni attraenti della bionda cantante che guidò alla vittoria, con le sue note suadenti, le truppe di sua Maestà. Ma doveroso. La monarca stessa, matriarca invincibile, ha citato quel “Reincontriamoci!” nel discorso fatto alla nazione all’inizio della quarantena anti-Covid, alla fine di marzo, per ridare energia alle truppe di cittadini in lotta contro il virus. E toccherà ancora a lei, alle 21 ora inglese, 22 in Italia, sul canale 1 della Bbc, infondere altro acciaio per resistere.

Oppure annunciare che quel “meet again” è diventato realtà se il lockdown sarà stato rimosso dal premier Boris Johnson alla vigilia. Anche se sembra improbabile. Allora certo in milioni canteranno la canzone We will meet again, quasi un inno nazionale, in un Paese dove la memoria della vittoria sui nazisti rappresenta le radici della storia di ogni famiglia e chi ha osservato le regole si sente prigioniero già da troppo tempo.

Se la quarantena continuerà, come sembra quasi certo, questa commemorazione che doveva rappresentare il momento più gioioso della vita nazionale sarà colorata di tristezza. In quei due minuti di silenzio, quando ci si fermerà, alle 11, verranno ricordati, insieme ai trecentomila morti sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, gli oltre 30mila uccisi dal virus. Il triste conto che è destinato a salire rendendo il Regno Unito – come anticipato dal settimanale The Economist – il paese forse più colpito in Europa.

Certo le parole e le preghiere del Primate cattolico il cardinale Vincent Nichols, di quello anglicano Justin Welby e degli altri leader religiosi daranno nuovo coraggio a infermieri e dottori e migliaia di operatori che combattono ogni giorno negli ospedali e nelle case di riposo la malattia. Ma i sudditi si chiederanno se non via sia un po' di ipocrisia nelle parole con le quali il principe Carlo leggerà una pagina del diario del nonno Giorgio VI, dove il sovrano ricorda l’apparizione al balcone, accompagnato da moglie e figlie e da Winston Churchill in quel glorioso 8 maggio 1945.

«Il re rimane accanto ai sudditi sotto i bombardamenti e io insieme a lui», disse allora la coraggiosissima regina madre, nonna di Carlo, aggiungendo, mentre i tedeschi bombardavano Buckingham palace nel settembre 1940: «Soltanto adesso posso guardare negli occhi gli abitanti dell’East end». Dai nonni, certo, il principe non ha ereditato la fretta con la quale è scappato nella residenza scozzese di Balmoral ai primi sintomi del Covid che l'aveva colpito, in palese violazione delle norme che lo volevano autoisolato. Incurante del fatto che, comportandosi cosi, poteva infettare altri. Per non parlare dei test, a spese pubbliche, ai quali sono ricorsi lui e Camilla, e che venivano negati, nello stesso momento, a migliaia di infermieri e dottori impegnati in prima linea senza neppure le maschere e le tute necessarie.La stessa irresponsabilità del premier Boris Johnson che ha ignorato le norme di distanziamento sociale e continua a farlo – rifiutandosi di usare Zoom per gli incontri con i collaboratori – anche dopo che il virus lo ha portato in reparto di terapia intensiva e quasi ucciso.

Se la vittoria nella Seconda guerra mondiale è la colla più potente di questa nazione e tutto il linguaggio usato per galvanizzare le energie dei cittadini contro il Covid vi ha fatto riferimento, “VE Day” o “Victory in Europe Day” trascorre, di solito, piuttosto sotto tono in un Paese che non ha subito l’occupazione nazista ma ha vinto la guerra. Con il settantacinquesimo anniversario le cose sono andate diversamente. 

Un intero sito dedicato all’occasione, parate militari, feste di quartiere. Il ministero per i Beni e le attivita’ culturali ha addirittura invitato i cittadini a rispolverare ricette popolari nel 1945 come Cavolfiore e besciamella con la pancetta, un piatto favorito dalle massaie alle prese con le tessere dei razionamenti. Ma il Governo conservatore, come per il Covid, è riuscito ad arrivare in ritardo, decidendo soltanto a giugno di spostare la data della festa nazionale che ricorre, ogni anno, il primo lunedi di maggio, all’8 del mese e di farla coincidere con “VE Day”.

Centinaia di associazioni, festival musicali, competizioni sportive hanno protestato. Per non parlare delle ditte che stampano i calendari che hanno saputo troppo tardi che la “may day bank holiday”, quando il Paese si riversa nei parchi e lungo i fiumi, è stata spostata di quattro giorni in avanti e hanno sbagliato la data. Chissà forse i cittadini, presi dall’emergenza virus, si dimenticheranno di tanta disorganizzazione e, insieme ad essa, anche del ritardo con cui il Governo di Boris Johnson ha introdotto la quarantena e poi costruito ospedali che sono rimasti vuoti, lasciato morire migliaia di anziani nelle case di riposo, privato delle protezioni necessarie infermieri e dottori. 

E accetteranno di dimenticare, almeno per qualche ora, crisi economica ed emergenza nazionale colorando, insieme ai figli, le bandierine della “Union Jack” con il numero “75” al suono delle canzoni jazz anni quaranta.Oppure l’amarezza per un Paese rovinato, oltre che dal contagio, dall’inefficienza di un Governo spegnerà i festeggiamenti e in pochi si sintonizzeranno sulle celebrazioni.

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