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domenica 08 settembre 2024
 
Ha vinto il "leave"
 

Gran Bretagna fuori dall'Europa: l'inizio della fine

24/06/2016  Cameron si dimette, l'Inghilterra va probabilmente in recessione per la fuga di capitali e di lavoratori, i movimenti populisti e xenofobi si galvanizzano, altri referendum vengono promossi dai Paesi membri

(Veterani di guerra al seggio. In copertina, l'ex sindaco di Londra Boris johnson)
 

E così gli inglesi se ne sono andati davvero. Non è un accidenti della storia, potremmo definirla una catastrofe politica interna ed esterna. Interna: perché il Regno Unito rischia di sprofondare in una nuova recessione economica e finanziaria: nuove tasse, capitali in fuga, mondo produttivo in crisi, servizi essenziali latenti per la fuga del personale, in gran parte straniero, come nella sanità. Ma se Londra piange (e il primo a versare lacrime sarebbe il premier David Cameron, dato per dimissionario in caso di “leave”, con l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, che ha puntato tutto sulla secessione, pronto a prenderne il posto) anche Bruxelles non ride: Brexit potrebbe essere l'inizio della fine dell'Europa unita, nonostante le rassicurazioni di Juncker.  I partiti xenofobi e antieuropeisti finirebbero per trarne nuova linfa e nuovi voti. Altri Paesi membri dell’Unione, come l’Ungheria o l’Irlanda, potrebbero chiedere un referendum. E allora si potrebbe verificare una sorta di effetto domino.

I populisti d’Europa danzerebbero allegramente sulle macerie politiche e istituzionali dell’Europa. Senza l'Unione scomparirebbero le borse di studio e i finanziamenti alla ricerca, insieme con i fondi strutturali per lo sviluppo delle zone depresse (noi italiani in verità non li abbiamo sfruttati un gran che). Scomparirebbe anche il faticoso cammino iniziato nel 1950 con l'accordo Ceca che ha portato alla libertà di circolazione di lavoratori, merci, servizi e capitali. Non dobbiamo dimenticare che i lavoratori stranieri residenti in Inghilterra potrebbero essere penalizzati perché verrebbero a mancare gli accordi di protezione di Schengen e quelli legati ai trattati successivi (Amsterdam, Nizza, Lisbona). Ma c’è chi fa notare che molti comparti nel campo dei servizi sono pieni di stranieri, a cominciare dalla sanità pubblica inglese, migliorata proprio grazie all’apporto di medici e infermieri stranieri, molti dei quali italiani. E ora? Chi avrebbe voglia di trasferirsi a Londra sapendo che verrebbe limitata la loro libertà?  

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