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Grande Torino, occasione persa

04/05/2014  Si commemora il 65° del Grande Torino, ma il Toro è in trasferta. I signori del calcio hanno detto no all'anticipo e al posticipo. In un giorno come questo, un'occasione persa.

Nel giorno in cui il calcio all'anno zero ha ferito a morte quel po' di dignità che gli era rimasta, dando diritto di parola alla maglietta di Genny O' Carogna, chi aveva in mano i calendari della serie A non ha trovato un posticipo o un anticipo per dare la possibilità al Toro di partecipare alle celebrazioni in memoria del Grande Torino, schiantato a Superga il 4 maggio di 65 anni fa.

Il calcio, che ha fatto del dio quattrino l'unico suo orizzonte possibile, non ha tempo da sprecare in commemorazioni. Non sa più chi sono BacigalupoBallarinMaroso. E infatti il 4 maggio è diventato nelle curve, come l'Heysel, il luogo di un insulto infame, da spendere su uno striscione. Come le belve onnivore di Vittorio Sereni, gli ultras si mangiano cuore e memoria, e si infilano se non in un night, come scriveva Sereni, in una curva che è ormai un buco nero di ignoranza, almeno.

Tante altre volte di delinquenza, di cieca violenza, in cui annegare il vuoto a perdere della civiltà. E i dirigenti del pallone che, ogni volta, spendono proclami e parole di circostanza, “mai più” che cadono nel vuoto con un tonfo metallico, hanno la memoria corta pure loro.

Quando c'è da prendere la decisione piccola piccola di spostare un posticipo per fermarsi un attimo a chiedersi da dove si viene e dove si va dicono di no. Come se non fossero l'ignoranza e l'assenza di radici l'abisso più profondo. In compenso a ricordare il Torino pochi giorni fa c'erano a Superga i giocatori del Benfica, l'ultimo avversario del Grande Torino. Loro sì, per non dimenticare.

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