“Siamo d’accordo che la possibilità del parto in anonimato debba essere rispettata, ma se successivamente un figlio ne fa richiesta, deve essere possibile poter risalire all’identità della madre biologica. E’ importante contemperare due diritti, che secondo noi sono paritari. Anzi, dirò di più: dovrebbe essere possibile anche risalire all’identità dei padri biologici, di cui non si parla mai, e ovviamente dei fratelli”. John Campitelli, referente di Faegn, con un percorso personale di – positivo - ritrovamento delle origini, sulla legge in discussione non ha dubbi. “Quando si dice che si tradisce un diritto riconosciuto alle donne che hanno partorito in anonimato, a mio avviso si esce dall’intento della legge: quella segretezza viene mantenuta, si offre loro soltanto la possibilità, a distanza di tempo, di rivedere quella decisione”. L’associazione Figli Adottivi e Genitori Naturali ha 2mila iscritti con una fascia d’età molto differenziata, dai 18 agli 80 anni. Nell’ambito delle attività associative, promuove gruppi di auto-mutuo aiuto, per affrontare il percorso di ricerca delle origini. E quando si riesce a rintracciare la madre di nascita “nella maggior parte assistiamo a situazioni di sollievo, in cui le parti sono reciprocamente felici di essersi ritrovate. Da parte nostra c’è un sentimento di gratitudine verso queste donne che, a dispetto di tante avversità e sofferenze, hanno deciso di darci la vita”.