Ogni bambino nasce col suo canestrino... Lo dice la saggezza popolare e possono dirlo molte mamme i cui figli oggi sono bambini, ragazzini adolescenti o già adulti. Ma quando si sono affacciati alla vita, qualche anno fa, per chi li ha messi al mondo era un momento che qualcuno definirebbe “non ideale”, uno di quelli che spingono in molti casi al dramma dell’aborto, un tema che ritorna al centro della riflessione in questi giorni per la grande petizione popolare europea “Uno di noi”.
Racconta Francesca, 47 anni: «Quando stavo finalmente per iniziare a fare il lavoro che avevo sempre sognato, 18 anni fa, ho scoperto di essere incinta. Non avevo ancora firmato il contratto, ma per me e mio marito la notizia della gravidanza era così bella da farci dimenticare tutto il resto. Tuttavia, c’era chi mi faceva notare che avrei perso quel contratto così ambito. Ci rimanevo molto male. Pensavo alla fortuna che avevo e mi sentivo dire: “Ma non potevi aspettare che ti assumessero?”».
Poi Francesca ha parlato col futuro datore di lavoro: «Ero pronta a ricevere complimenti e auguri ma anche la notizia che purtroppo, viste le mie condizioni, non se ne faceva più nulla e invece: “Non è un problema. I bambini nascono e poi le mamme tornano al lavoro”». Questo è il canestrino che ha portato con sé Filippo: «Sono stata assunta al quinto mese di gravidanza. Adesso ho tre figli e faccio un lavoro che amo. Ovviamente, non quanto i miei ragazzi».
Cinque anni fa Virginia, a 42 anni, resta incinta di un uomo conosciuto da poco, che le dice di non volerne sapere del bambino e le chiede di abortire: «Non ci ho pensato neanche un secondo. Dalla reazione della mia famiglia ho capito che non sarei stata sola. Anche il mio papà, anziano e un po’ all’antica, non ha fatto prediche sulla situazione. Mi ha abbracciato e mi ha detto che avere un figlio è la cosa più bella del mondo. È un nonno bravissimo. Devo dire che tutti i medici, le infermiere, le ostetriche che ho incontrato durante la gravidanza e il parto mi hanno sempre elogiato per il coraggio e coperto di complimenti». Molti amici di Virginia sono single, i classici quarantenni tutto lavoro e weekend: «Non me lo aspettavo ma erano davvero felici per l’arrivo di questo bebè. Mi hanno aiutato molto. Peccato che Martina non abbia una vera famiglia. Vorrei dargliela e non ho perso la fiducia». C’è un solo sconfitto: il padre che non ha voluto conoscerla. «Non sa che cosa si perde!».
«Quando ho scoperto di aspettare il primo figlio ero entusiasta anche se non ero sposata, ai tempi non era una situazione ben vista», racconta Maria Grazia, 55 anni, oggi mamma di due giovani adulti. «Ero così felice che, affrontata la difficoltà di dirlo a mamma e papà, mi sono goduta l’attesa: tessevo un bimbo dall’amore». Poi la paura: gli esami del sangue rivelano una sospetta rosolia in corso e Maria Grazia incappa nel medico che consiglia di “bloccare la cosa” finché è in tempo: «Fino alla smentita dell’esame seguente sono stata in ansia. Ma non ho mai pensato per un solo momento di intervenire: il mio bambino era già lì ed era qualcosa di molto di più di una vaga idea».
Ci sono poi bambini così desiderosi di nascere che arrivano subito dopo un fratellino che li precede e fanno mancare il fiato ai genitori: «La mia seconda figlia si è infilata nella classica situazione in cui allatti e pensi che non sia possibile rimanere incinta». Racconta Laura, 51 anni: «La grande aveva solo 3 mesi. Guardavo lo stick della gravidanza in mano, un po’ piangevo e un po’ ridevo di me, la solita passionale. Ma ero felice». Ancora oggi questa mamma si chiede perché gli altri fossero indignati: «Come se quel figlio in arrivo fosse un’offesa a loro a cui non era stato chiesto il permesso e come se potesse essere solo una fonte di preoccupazione. Qualcuno mi ha anche chiesto di non parlarne». Meno male che nessuno ha osato proporre di eliminarlo: «Credo che il mio atteggiamento fosse molto chiaro, ma da allora ho imparato che qualunque sia la situazione, quando una donna ti dice che aspetta un bambino devi solo abbracciarla, farle sentire che non sarà sola e dirle che le sta accadendo la cosa più bella del mondo. Perché se negli occhi degli altri non legge la gioia, può succedere che una donna si lasci prendere dalle paure e fermi la vita del figlio».