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mercoledì 25 giugno 2025
 
 

Grazie ai pugni di Bud Spencer

29/06/2016  Ottaviano Dell’Acqua fa la controfigura da quarant’anni. Un mestiere pericoloso, in cui è bene conoscere tutti i trucchi. Anche per non stramazzare sotto i colpi del compagno di Terence Hill.

Nelle sue celebri scazzottate, arriva sempre un momento in cui Bud Spencer decide di farla finita. Allora sbuffa e poi fa partire il “colpo del piccione”, un terrificante pugno che dall’alto verso il basso si abbatte sulla capoccia del malcapitato di turno. Poi se ne va ciondolando, appunto, come un piccione.
«Già è difficile schivare i cazzotti “normali” di Bud, perché è miope e non riesce a vedere bene chi gli sta intorno, ma con il “colpo del piccione” devi davvero essere abilissimo ad abbassarti in tempo, altrimenti ti ritrovi rintronato per una settimana». Nella sua bella casa di Tor Bella Monaca, alla periferia di Roma, Ottaviano Dell’Acqua è un fiume in piena di ricordi. Da quarant’anni viene preso a pugni, salta da un palazzo a un altro, si butta nelle fiamme, si schianta su auto lanciate a tutta velocità.
È a buon diritto il re italiano delle controfigure, o stuntmen, come si dice all’americana. Una vocazione di famiglia: «Siamo cinque fratelli e cinque sorelle e tutti facciamo questo mestiere. I nostri genitori gestivano un circo e noi abbiamo iniziato lì, ma presto siamo passati al cinema». La moglie, mentre porta il caffè, guarda con l’aria di chi si è ormai rassegnata quel bambinone di 55 anni, tutto eccitato perché «mi ha appena chiamato la produzione della nuova serie dei Cesaroni. C’è una scena in cui un personaggio vuole buttarsi giù da un palazzo. Appena ho finito con voi vado lì a vedere se si può fare».
Nel suo curriculum c’è davvero di tutto, dal Satyricon di Federico Fellini a Gangs of New York di Martin Scorsese, da Il secondo tragico Fantozzi alla serie del Commissario Montalbano. Ha partecipato anche all’ultimo film di James Bond, Quantum of solace, funestato da due gravi incidenti automobilistici in cui sono stati coinvolti alcuni stuntmen, che per fortuna si sono poi ripresi.
«Su quelle auto avrei potuto esserci anch’io », dice Ottaviano. «I rischi, spesso forti, fanno parte del mestiere, anche se bisogna conoscere sempre i propri limiti e sapere dire dei no quando occorre. A me è capitato varie volte, per esempio quando per una pubblicità mi hanno chiesto di saltare dalle torri del Castel dell’Ovo a Napoli».
La volta in cui se l’è vista più brutta è stata durante le riprese di un film americano. «Si girava su una barca in mezzo all’oceano, da dove ogni tanto vedevo affiorare la pinna di uno squalo. La scena prevedeva che cadessi in acqua e poi, legato con una corda a un motoscafo, sarei stato portato a riva. Solo che mi sono dimenticato di legarmi e così la barca è partita senza di me. Allora mi sono rannicchiato il più possibile in acqua, mentre pensavo: “Mo’ arriva lo squalo e me se magna”.

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