Nelle sue celebri scazzottate, arriva
sempre un momento in cui Bud
Spencer decide di farla finita. Allora
sbuffa e poi fa partire il “colpo del
piccione”, un terrificante pugno che dall’alto
verso il basso si abbatte sulla capoccia del
malcapitato di turno. Poi se ne va ciondolando,
appunto, come un piccione.
«Già è difficile schivare i cazzotti “normali”
di Bud, perché è miope e non riesce a vedere
bene chi gli sta intorno, ma con il “colpo
del piccione” devi davvero essere abilissimo
ad abbassarti in tempo, altrimenti ti ritrovi
rintronato per una settimana». Nella sua
bella casa di Tor Bella Monaca, alla periferia
di Roma, Ottaviano Dell’Acqua è un fiume
in piena di ricordi. Da quarant’anni viene
preso a pugni, salta da un palazzo a un altro,
si butta nelle fiamme, si schianta su auto lanciate
a tutta velocità.
È a buon diritto il re italiano delle controfigure,
o stuntmen, come si dice all’americana.
Una vocazione di famiglia: «Siamo cinque fratelli
e cinque sorelle e tutti facciamo questo
mestiere. I nostri genitori gestivano un circo
e noi abbiamo iniziato lì, ma presto siamo
passati al cinema». La moglie, mentre porta il
caffè, guarda con l’aria di chi si è ormai rassegnata
quel bambinone di 55 anni, tutto eccitato perché «mi ha appena chiamato la produzione
della nuova serie dei Cesaroni. C’è
una scena in cui un personaggio vuole buttarsi
giù da un palazzo. Appena ho finito con
voi vado lì a vedere se si può fare».
Nel suo curriculum c’è davvero di tutto,
dal Satyricon di Federico Fellini a Gangs of
New York di Martin Scorsese, da Il secondo
tragico Fantozzi alla serie del Commissario
Montalbano. Ha partecipato anche all’ultimo
film di James Bond, Quantum of solace, funestato
da due gravi incidenti automobilistici
in cui sono stati coinvolti alcuni stuntmen,
che per fortuna si sono poi ripresi.
«Su quelle auto avrei potuto esserci anch’io
», dice Ottaviano. «I rischi, spesso forti,
fanno parte del mestiere, anche se bisogna
conoscere sempre i propri limiti e sapere dire
dei no quando occorre. A me è capitato varie
volte, per esempio quando per una pubblicità
mi hanno chiesto di saltare dalle torri
del Castel dell’Ovo a Napoli».
La volta in cui se l’è vista più brutta è stata
durante le riprese di un film americano. «Si
girava su una barca in mezzo all’oceano, da
dove ogni tanto vedevo affiorare la pinna di
uno squalo. La scena prevedeva che cadessi
in acqua e poi, legato con una corda a un motoscafo,
sarei stato portato a riva. Solo che mi
sono dimenticato di legarmi e così la barca è
partita senza di me. Allora mi sono rannicchiato
il più possibile in acqua, mentre pensavo:
“Mo’ arriva lo squalo e me se magna”.