(Nella foto di copertina, nonna Peppa, 82 anni, con Maria Prisco, 29)
Cara nonna, iniziano così tutte le lettere, no?
Ma tra noi nulla è formale. Quindi mi toccherebbe iniziare questa lettera con: “Hey, principessa. Ho da dirti un po' di cose”.
Vorrei dirti grazie, per non aver mai nascosto le bruttezze del mondo, ma per avermi mostrato che anche nel dolore puoi trovare la bellezza, se la cerchi.
Grazie per il tempo, il tuo miglior tempo, che hai scelto di condividere con i tuoi nipoti, non per dovere ma per amore, quell’amore autentico, profumato, quasi inspiegabile agli occhi di molti.
Grazie per i caffè, che sono sempre una scusa per chiedermi “Come stai?” e anche senza una mia risposta, diventano il momento giusto per raccontarmi della tua vita, del tuo grande amore, delle tue mancanze, dei tuoi ricordi.
Ecco, grazie per i ricordi. Perché è attraverso quelli che continua a vivere nonno. È attraverso quelli che tutti noi ritroviamo sempre la strada di casa, anche quando perdiamo la bussola. È attraverso te, i tuoi sorrisi, il tuo modo di stare al mondo che non dimentichiamo mai cosa voglia dire essere famiglia.
È stato un anno difficile, ti è stato negato il caffè con i tuoi nipoti, i pranzi domenicali, i compleanni, che per noi sono sacri. Ma nonostante questo tu sei grata a Dio, perché sei viva, perché lo siamo noi e nulla ha più valore. Nulla vale quanto esserci, ancora, nonostante la tragedia intorno.
Hai sempre un buon motivo per ringraziare, per sentirti fortunata, per sorridere alla vita. Eppure la vita ti ha tolto tanto, da sempre. Ma quel “poco” che ti ha concesso lo hai trasformato in oro, perché come dici non conta il valore che hanno le cose, ma il valore che vuoi dargli tu.
Quando ero piccola pensavo che essere nonna volesse dire essere una specie di supereroe. Qualcuno pronto a difenderti a ogni costo, a cucinarti una parmigiana e diecimila polpette in meno di un’ora, a cucirti i bottoni delle camicie mentre corri, o riunire un’intera famiglia intorno a un tavolo anche nei momenti bui. Crescendo ho capito che siete molto di più.
Essere nonni, come te, come nonno, significa essere punti di riferimento, padri e madri di persone che non avete generato voi, braccia che accolgono anche quando si sbaglia, occhi che ringraziano anche quando la vita gioca in sottrazione. Siete casa, famiglia, porto sicuro. Quelli su cui potresti contare anche quando non conti nemmeno su te stesso.
Oggi, sono io che voglio ringraziare te, voi. Per avermi insegnato che la vita non è sempre come la immaginiamo, che a volte ci distrugge, ci fa male, ma se hai qualcuno con cui condividerla allora sei fortunato e nulla vale quanto non esseri soli in questo mondo. Bene, grazie. Perché oggi, ho la certezza che non sarò mai sola, perché siete stati costruttori del tempio della nostra famiglia, e semmai dovesse crollare, sappiamo, grazie a voi, che anche dalle macerie si potrà ricostruire.
Buona festa dei nonni, a te che oggi vivi per due.
Maria