A papa Francesco, in occasione dei suoi ottant’anni, voglio dire grazie. Grazie per il dono delle sue parole e per la coerenza dei suoi gesti. Grazie per averci scosso dall’indifferenza e dall’apatia e averci ricordato che solo le coscienze inquiete costruiscono una pace stabile, quella fondata sulla libertà e la dignità di ciascuno di noi. Sin dal primo giorno ci ha esortato a metterci in cammino, a raggiungere quelle periferie, geografiche ed esistenziali, dove l’umanità esclusa chiede lavoro, dignità e giustizia. Era, e continua a essere, un invito rivolto a tutti. Alla Chiesa, affinché torni a essere Chiesa del Vangelo, libera dal potere e dai compromessi che il potere esige. Una Chiesa ricca perché povera, forte perché dalla parte degli oppressi, amata perché misericordiosa, capace di accogliere, di comprendere, di perdonare. Alla comunità dei credenti, affinché la fede non sia vissuta come un salvacondotto dall’impegno nel mondo e per il mondo, ma sia una fede che guarda il Cielo senza dimenticare le responsabilità che ci legano alla Terra. All’umanità nel suo complesso, affinché ponga fine alla sua corsa distruttiva e autodistruttiva, abbandoni un sistema che alimenta le disuguaglianze, la corruzione, le mafie, s’impegni a costruire una società dove riconoscerci diversi come persone e uguali come cittadini. Esortazioni che il Papa ha raccolto e approfondito nella Laudato si’, pagine di alta spiritualità e, al tempo stesso, di grande spessore politico, se intendiamo la politica come servizio per il bene comune. Pagine che non chiedono solo di essere lette, ma vissute, tradotte in scelte, concretizzate in progetti che sappiano ricucire le divisioni e aprire le menti a quella “ecologia integrale” che ci vede responsabili gli uni degli altri e, tutti insieme, custodi di una Terra che ci nutre e ospita, la cui sopravvivenza stiamo mettendo a rischio. Ecco allora che l’augurio più sentito, e forse anche il regalo più gradito per papa Francesco, è rispondere a quelle esortazioni non solo a parole, ma mettendo in gioco le nostre vite. Il Papa ci chiede spesso, umilmente, di pregare per lui. Sarebbe bello che questa richiesta non sia accolta solo nell’intimo delle nostre coscienze, nell’intimità del dialogo con Dio. Che pregare per papa Francesco diventi anche l’impegno di ciascuno a costruire un mondo più accogliente, più giusto, più umano. Quello per cui il Papa, nella più radicale fedeltà al Vangelo, ha speso e continua a spendere la sua vita.