Hanno votato l'orgoglio e la rabbia. Lo sconfitto è l'euro, o meglio tutto quello che in qualche modo lo richiama, lo difende, lo propugna, ad Atene come a Bruxelles. Le elezioni greche hanno punito i grandi partiti tradizionali, pro-austerità; si registra un boom della sinistra radicale e dell' estrema destra xenofoba e filo-nazista.
Le urne, secondo gli exit poll, consegnano un Parlamento frammentato, dove ogni tipo di coalizione appare difficile, se non impossibile. Secondo il primo exit poll, diffuso dai canali Mega, Ant-1, Net e Alpha, Nea Dimokratia si afferma come partito di maggioranza relativa con una forbice che dal 17 al 20%, mentre Syriza (coalizione della sinistra radicale) riceve tra il 15,5 e il 18.5% superando i socialisti del Pasok (14-17%) e diventando così il secondo partito greco.
A seguire i Greci Indipendenti (destra) 10-12%, KKE (comunisti) 7.5-9.5%, Alba Dorata (estrema destra) 6-8%, Sinistra democratica 4.5-6.5%, LAOS (estrema destra) 2.5-3.5%, Verdi ecologisti 2.5-3.5%, Drasi (destra) 2-2.8%, Alleanza democratica (centrodestra) 2-2.5%. E proprio il dato dell'estrema destra con simpatie neonaziste di Chrysi Avgi (Alba dorata), che vuole minare i confini della Grecia, cacciare tutti gli immigrati clandestini e reintrodurre la pena capitale per gli spacciatori, è secondo gli exit poll uno dei dati rilevanti di questa consultazione schiacciata dal peso della crisi e dalle paure che essa genera nelle classi popolari e non solo.
A sinistra, il previsto successo di
Syriza, che si oppone alle misure di austerità concordate con la comunità internazionale, ma
è favorevole alla permanenza di Atene nell'euro e nell'eurozona, cambia drammaticamente il panorama della sinistra ellenica, rendendo impossibile ogni intesa con Nea Dimokratia.