Ieri sera, in piazza
Syntagma, di fronte al Parlamento greco, erano rimaste una ventina di
persone al massimo. Gente di età diversa: qualche pensionato, diversi
studenti, alcuni lavoratori di mezza età. Se ne stavano
tutti seduti in cerchio, con al centro un poster del premier Georgios
Papadreou vestito da pagliaccio. Intorno, oltre cinquanta poliziotti. E'
l'ultima istantanea dei cortei che ieri hanno invaso Atene in occasione
dello sciopero generale.
Di mobilitazioni,
nell'ultimo anno, ce ne sono state dieci, ma quella di ieri ha avuto un
significato particolare. Innanzitutto perchè è arrivata un anno dopo la
morte di tre impiegati bancari intrappolati nel rogo della filiale della
Marfin Egnatia, in via Stadiou. E poi perchè
nel frattempo di notizie preoccupanti sullo stato dell'economia ellenica
ne sono arrivate parecchie. Ci sono le voci di una ristrutturazione del
debito pubblico, ipotesi che “avrebbe conseguenze devastanti per il
Paese e per l'Europa”, secondo il commissario
Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn. Ci sono le
indiscrezioni, finora smentite dal governo, della necessità di un nuovo
prestito da 60 miliardi di euro da parte di Unione Europea e Fondo
Monetario Internazionale.
C'è infine la certezza di un imminente
piano di privatizzazioni, che dovrebbe essere presentato domenica in
Parlamento. Per questo, ieri, nelle strade di Atene, hanno sfilato
migliaia di persone. I docenti universitari, spaventati da un disegno di
legge che prevede la riduzione da 24 a 11 degli
Atenei. E poi i medici, i lavoratori del settore ferroviario e di quello
navale, i controllori di volo, gli impiegati di banca e i giornalisti.
“Ci hanno tagliato le pensioni, le tredicesime e le quattordicesime", spiega Panaghiotis, veterinario della capitale, "nel frattempo hanno aumentato le imposte. La benzina verde costa un
euro e ottanta centesimi al litro, quasi il doppio rispetto a un anno
fa. L'Iva, per molti beni di consumo, è passata dal 19 al 23%”.
Le
manifestazioni sono state pacifiche fino alle due
del pomeriggio. Poi, a pochi passi dal Parlamento, un gruppo di
anarchici ha iniziato a tirare bottiglie d'acqua verso la polizia. Gli
agenti hanno risposto con i lacrimogeni, gli anarchici hanno usato sassi
e molotov. Per due ore il centro di Atene si è trasformato
in un campo di battaglia. E' finita con una trentina di persone fermate e
decine di feriti. Tra questi anche un uomo, Christos Reso, trasportato
in sala operatoria nell'ospedale di Nikaia per un grave ematoma cranico.
“Resteremo qui finché non avremo notizie
del nostro compagno ferito”, dice uno dei venti manifestanti rimasti
seduti davanti al Parlamento. Dicono di essere il movimento di Syntagma,
s'ispirano alle proteste pacifiche di piazza Tahrir, in Egitto. “Ma se
il nostro compagno dovesse morire - assicurano
- le cose non saranno più come prima”.