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Greta e Vanessa: il rischio eccessivo

16/01/2015  Siamo sicuri che la destinazione migliore per due ragazze di 20 e 21 anni fosse una delle più pericolose del mondo?

E’ il momento  della festa per la liberazione di Greta e Vanessa e verrebbe la tentazione di limitarsi a partecipare al clima festoso per la conclusione positiva di una vicenda drammatica dipanatasi lungo mesi che solo riusciamo ad immaginare nelle case in cui i genitori avranno vissuto ansie e paure ben diverse da quelle quotidiane per tutti di un brutto voto a scuola o un'uscita serale prolungata.  Ma a rischio di non essere politically correct, ora che tutto è finito bene e che ogni sforzo è stato fatto per riportare a casa queste ragazze proviamo a porre  e a porci qualche domanda che potrebbe diventare la base per una riflessione pacata e non certo politicamente schierata come qualcuno vorrebbe fare. Domande che vanno dall’ambito più strettamente famigliare a quello più largamente sociale.

Da madri e padri potremmo riflettere che pochi comportamenti aprono di più il cuore di essere riusciti a seminare l’amore per gli altri, la solidarietà, l’altruismo che poi ogni figlio coniuga alla sua maniera. Ma insieme si può valutare (magari anche solo con uno di quei consigli non richiesti di cui è punteggiata la vita dei genitori…) qual è la scelta più adatta. Per offrire il proprio aiuto talvolta si va lontano, ma altre basta andare dietro casa, in una delle – per fortuna numerosissime – associazioni che aiutano gli anziani, le famiglie immigrate, i bambini malati o i tanti altri che hanno bisogno di assistenza.  Anche in queste situazioni il percorso di crescita del volontario è graduale e inevitabilmente noioso e poco adrenalinico.

 Tanto per fare un esempio: se sceglie di fare il soccorritore sulle ambulanze prima segui lunghi corsi e devi passare una serie di esami e nel frattempo ti limiti a “chiudere il portellone” per poi a poco a poco aiutare a soccorrere gli infortunati a cominciare dai casi più semplici e poi, molto più tardi, diventare responsabile del servizio e poi, ancora più tardi, guidare l’ambulanza… Questo per dire che il buon cuore, l’entusiasmo, la disponibilità, l’amore per il prossimo sono tanto ma non tutto. Devono coniugarsi con la gradualità.

Infatti,  per passare dalla dimensione famigliare dei consigli che si danni ai figli (che, si sa, a 18 anni sono maggiorenni, ma non per questo il ruolo educativo di mamma e papà viene meno…) a quella più ampia della realtà del volontariato occorre ricordare che i responsabili di associazioni, presidenti, direttori operativi istruttori e molti altri esistono proprio per uscire dall’improvvisazione generosa e valutare proprio quei percorsi di formazione e quindi il grado di preparazione e di capacità dei propri soci in modo da affidare compiti adeguati a ciascuno.  Tanto più quando la propria area d’azione non è “dietro casa”, ma lontano, molto lontano, da casa dove per fortuna ancora oggi decine e decine di nostri connazionali continuano ad impegnarsi per il bene e la salute di altri uomini e donne anche a costo di rischiare la pelle.

Perché l’imprevisto, si sa, non è, come dice la parola stessa, prevedibile e purtroppo molti incidenti dimostrano che può accadere qualcosa di negativo e persino drammatico anche dietro casa, ma la constatazione che esista la fatalità non è certo abbastanza per abbandonarsi ai desideri dei singoli e la domanda sulla bocca di molti in questi giorni rimane: siamo sicuri che la destinazione migliore per due ragazze (e lasciateci sottolineare, ancora contro il politically correct: RAGAZZE) di 20 e 21 anni fosse una delle aree più pericolose del mondo?

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