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sabato 09 novembre 2024
 
Siria
 

Greta e Vanessa, prigioniere ma non vinte

01/01/2015  Le due giovanissime volontarie italiane, rapite il 31 luglio in Siria, in un video degli estremisti di Al Nusra. La difficile trattativa per liberarle, mentre la coalizione combatte l'Isis.

Greta Ramelli (a sinistra) e Vanessa Marzullo nel video diffuso dai loro rapitori.
Greta Ramelli (a sinistra) e Vanessa Marzullo nel video diffuso dai loro rapitori.

I veli neri, gli occhi bassi, la voce poco sopra un bisbiglio... Il video improvvisamente diffuso via Internet con l'appello di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite il 31 luglio in Siria non lontano da Aleppo, provoca una pena infinita in chi nota (ed è impossibile non farlo) quanto tutto sia stato costruito dai rapitori per trasformare due persone in due fantocci, in una drammatica finzione, in una feroce parodia di due giovani islamiche "perfette" o, se vogliamo, di due giovani occidentali "pentite". Ed è facile immaginare lo strazio delle famiglie, e insieme il loro sollievo di vederle vive.

La discrepanza tra la data della diffusione del video (oggi) e quella mostrata sul cartello retto da Vanessa (17 dicembre) può anche non avere significato. In Siria nessuno può vantare il completo controllo del territorio: né le truppe di Assad, né le milizie dell'Isis, ancor meno i gruppi politicizzati (come Al Nusra) o quelli semplicemente criminali (che probabilmente rapirono per primi Vanessa e Greta) che si muovono tra l'incudine dell'Isis e il martello dell'esercito regolare. Fonti diverse, anche se non sempre affidabili, inoltre, sembrano confermare che le due volontarie italiane, partite per la Siria per portare aiuto alle vittime della guerra civile, sarebbero state tenute prigioniere da più di un gruppo, pronto a "rivenderle" a un altro in caccia di un ancora maggiore riscatto.

In queste condizioni, quindi, le date contano poco. Il video potrebbe essere stato girato dai rapitori nelle circostanze per loro più favorevoli (il filmato è brevissimo, pochi secondi per permettere a Greta di dire: "Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grave pericolo e potremmo essere uccise. Il nostro governo e i mediatori sono responsabili delle nostre vite") e poi pubblicato in Rete al momento ritenuto più opportuno. Quel che più conta è che i nostri apparati di sicurezza parlano di "trattativa delicatissima". Il che comunque conferma che Vanessa e Greta sono ancora vive.

Non va infine trascurata, mentre soppesiamo le ragioni di speranza sulla sorte delle due italiane, la situazione sul terreno. I bombardamenti della coalizione guidata dagli Usa, e il coraggio dei combattenti curdi, hanno fermato l'espansione dell'Isis e molto minato la sicurezza dei suoi miliziani. Non altrettanto è successo in Siria, dove la coalizione sembra dosare gli sforzi: vuole frenare l'Isis, ma non aiutare Assad e il suo regime.

Si può ritenere giusta o sbagliata questa strategia. Certo non aiuta la popolazione. Dal punto di vista di Greta e Vanessa, però, sono forse lecite altre considerazioni. Lo stallo tra forze governative pro Assad e milizie dell'Isis lascia spazio agli altri gruppi (criminali o "politicizzati" che siano), che possono mantenere una certa iniziativa. Sono quelli che più facilmente possono essere convinti da una trattativa e da un riscatto. Certo più di quelli dell'Isis, che fanno di ogni ostaggio un capitolo della guerra contro l'Occidente.



 

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Greta Ramelli e Vanessa Marzullo: il drammatico appello delle due cooperanti
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