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mercoledì 25 giugno 2025
 
AMERICA LATINA
 

Guatemala, la Chiesa (minacciata) a difesa del voto

28/09/2023  Anche vescovi, religiosi e seminaristi s'oppongono ai tentativi delle autorità giudiziarie di impedire al presidente eletto, il progressista Bernado Arévalo e ai membri del suo partito di assumere il potere nel gennaio 2024. Il crescente (e drammatico) ruolo dei cartelli della droga. Il Paese intanto vede aumentare i tassi di povertà.

Mentre le popolazioni guatemalteche subiscono una nuova ondata di violenza da parte dei narcos legati ai cartelli di Jalisco Nueva Generation e di Sinaloa, una situazione che genera terrore nelle popolazioni sulla frontiera nord tra Messico e Guatemala, nella città non si placano le agitazioni generate dalla politica.

La gente è scesa in piazza in favore di Semilla, il partito vincitore alle recenti elezioni presidenziali minacciato per presunte irregolarità dal Tribunale Elettorale. Una situazione che ha creato forti tensioni dopo un voto importante con la vittoria di Bernardo Arévalo

Per strada, a difesa della libertà di voto, anche i seminaristi si sono uniti alla popolazione che manifesta per Arevalo con le bandiere bianche e celesti del Guatemala. Ma non solo loro.

“Sono deluso, come cittadino e come vescovo”, il cardinale guatemalteco Alvaro Ramazzini in un messaggio ripreso dai social, confessa lo sconforto generato del comportamento del Tribunale Elettorale, un organo che, incurante del voto popolare, mette in dubbio la lecita scelta degli elettori. Il Pubblico Ministero ha effettivamente compromesso un processo che faticosamente si era rimesso in moto dopo il tentativo di stop prima del ballottaggio e che a giugno aveva visto scendere nelle strade di Ciudad del Guatemala uomini e donne per diversi giorni. “L’augurio è che il potere giudiziario pensi al bene di tutto il Paese”, ha dichiarato il cardinale che in passato, per essere intervenuto in favore dei minatori, ha dovuto essere scortato per le minacce ricevute.

Dopo l’elezione, la Commissione interamericana dei diritti umani (Iachr) ha concesso misure di protezione per Bernardo Arévalo e Karin Herrera, la coppia presidenziale eletta, considerando che "si trovano in una situazione grave e urgente di rischio di danno irreparabile ai loro diritti in Guatemala". Siamo in un Paese che, con difficoltà, prova a cambiare pagina e che vede, nonostante la vittoria del candidato del Movimento Semilla, un futuro poco tranquillo, anche grazie a un complicato conflitto di poteri tra Corte Costituzionale (CC), Tribunale Supremo Elettorale e Pubblico Ministero (MP).

Dopo il primo turno elettorale per le elezioni del 25 giugno con la sorprendente affermazione del movimento Semilla, vi era stata una denuncia di presunta irregolarità da parte del tribunale elettorale motivata da falsificazione di firme che aveva causato forti proteste. L’esclusione del partito di Arevalo dal ballottaggio del 20 agosto, alla fine era stata sventata dalla scelta del Pubblico Ministero di riammettere nel ballottaggio il Movimento, poi, al ballottaggio, la vittoria del neonato movimento.

Il Parlamento europeo definisce indiscutibile il processo elettorale in Guatemala, mentre gli attivisti di Semilla sottolineano l’esistenza di un "regime di corruzione".

Il piccolo Stato ai confini con il Messico, vive una situazione di povertà che colpisce soprattutto i bambini. Malnutrizione e malattie respiratorie sono la causa di migliaia di morti che ogni anno feriscono le famiglie dei campesinos. Sono popolazioni di origine Maya, nuclei familiari a cui manca tutto, compreso la possibilità di essere curati dallo stato. Ecco che il voto verso il nuovo rappresentato da Semilla, rappresenta una speranza per le popolazioni più povere.

Per il complesso passaggio dei poteri nel Paese, si dovrà aspettare a gennaio per completare la presa di possesso del nuovo presidente.

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