Francesca Pascale con il cagnolino Dudù (Reuters).
Forse, in altri Paesi, un serio leader politico e una giovane signora si vergognerebbero di certe copertine e di certi servizi giornalistici, invece di esibirli (ed esibirsi) con orgoglio. Di certo, però, in un Paese normale non succederebbe questo: che personaggi di un'attendibilità tutta da stabilire accusino di questo o di quello la compagna di Silvio Berlusconi e che i giornali pubblichino impassibili, come se si trattasse di un dato di cronaca qualunque. Oggi piove, la Nazionale ha pareggiato...
Lontani un milione di anni luce dal mondo di Francesca Pascale, ma non disponibili a indignarci a senso unico, soprattutto quando si tratta della dignità delle persone, ci chiamiamo volentieri fuori da questo gioco al massacro. Certo, la cosa riguarda lei, e tanti altri che come lei hanno dovuto subirlo: pensiamo per esempio ad Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, attaccata perché gli uomini della scorta le davano una mano con la spesa, come se sollevare la sporta di una signora non fosse più un normale, anzi auspicabile atto di cortesia, ma un episodio di corruzione; o all'infinita serie di attori e attrici che scontano la popolarità con insinuazioni sulla salute o sull'orientamento sessuale.
Ma la cosa riguarda soprattutto noi, gli italiani tutti, e l'idea che abbiamo di questo Paese. Siamo afflitti da una totale incapacità di condurre battaglie di principio. L'idea di batterci per qualcosa solo perché è giusto non ci sfiora nemmeno. Siamo rimasti a guelfi e ghibellini, inchiodati a una perenne adolescenza. Siamo vecchi ma coi brufoli e il vocione e la limitata visione del mondo di chi non è ancora diventato adulto.
Se si trattasse solo di folklore, pazienza. Imbarazzante come chi non sa stare a tavola o non si cambia i calzini, ma nulla di tragico. Il fatto è che questa nuvola di faziosità avvolge tutto e fa dell'Italia un Paese a modernità limitata. Perché la Francia, per fare solo un esempio, riesce a tramandare di Governo in Governo, sinistra o destra che sia, certe buone pratiche come gli incentivi per le famiglie o i finanziamenti alla scuola, e noi no? Perché da noi chiunque arrivi al comando si propone come primo obiettivo di disfare quello che ha fatto chi comandava prima, a prescindere? Perché dobbiamo camminare con il passo del gambero?
Come cantava Lucio Dalla: "L'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale". E se è eccezionale per un individuo, figuriamoci com'è per 60 milioni di individui.