In alto, qui sopra e in basso: alcune immagini della visita di papa Francesco al sacrario militare di Redipuglia, il 13 settembre 2014. Tutte le fotografie del servizio sono dell'agenzia Ansa.
«La
ricorrenza del 4 novembre è legata alle commemorazioni istituzionali
che evocano la vittoriosa conclusione della 1ª Guerra Mondiale, 4
novembre 1918». E’ quanto
si legge sul sito del Ministero della Difesa. Ma
come si fa a parlare ancora di vittoria?
Oltre
650.000 i morti solo tra i militari italiani. Complessivamente
la Prima guerra mondiale ha causato circa 26 milioni di morti tra
militari e civili.
Non c’è nulla da
festeggiare, se non la fine di “un’inutile strage”
(Benedetto XV, 1917).
C’è un sito che merita
di essere consultato soprattutto in questi giorni, aiuta a capire
cosa è stata davvero la prima guerra mondiale: www.inutilestrage.it.
Ma
le guerre continuano.
Papa Francesco a Redipuglia lo scorso anno disse : «Anche
oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’
possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi,
piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria
delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi
pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come
pure gli imprenditori delle armi, hanno
scritto nel cuore: ‘A me che importa?’».
E il mercato delle armi
è fiorente. In questi giorni abbiamo visto partire dall’aereoporto
di Cagliari una grande quantità di bombe e munizioni con
destinazione Arabia Saudita.
Come Pax Christi ci uniamo all’appello di Rete Disarmo e altri per chiedere di “sospendere
l’invio di bombe e armamenti a tutti i paesi militarmente impegnati
nel conflitto in Yemen”.
Si sta concludento in
questi giorni l’esercitazione della Nato “Trident Juncture
2015” , la più grande esercitazione della storia moderna della
Nato.
No,
non abbiamo imparato molto. C’è chi ancora oggi fomenta una
cultura di guerra, magari anche nei discorsi ufficiali della
celebrazione del 4 Novembre: invece di parlare di morti si parla di
eroi, invece di condannare la guerra, si celebra l’orgoglio
nazionale magari invocando anche la benedizione di Dio che “renda
forte le nostre armi”.
Pax Christi ha preparato una preghiera… un po’ diversa, ispirata ai testi di papa Francesco. Poi c’è chi chiede
scusa, come Bush e Blair sulla guerra in Iraq: «scusate,
abbiamo sbagliato». E tutto finisce lì.
Ce n’è di strada da
fare. Ma ci mettiamo in cammino con convinzione, con le tante persone
che credono che “Un'altra difesa è possibile” , la
Campagna che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di
iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del
Dipartimento per la difesa civile.
C’è bisogno di
lavorare per una cultura di pace, e proprio il numero di novembre di
Mosaico di Pace (rivista promossa da Pax Christi e
fondata da don Tonino Bello) dedica editoriale e dossier alla guerra e ai
conflitti dimenticati. E poi c’è
l’appuntamento il 31 dicembre a Molfetta per la marcia per la pace.
Continuiamo anche il cammino di confronto con i Cappellani Militari:
appuntamento il 7 Novembre alla Casa per la Pace di Firenze. E’ un 4 novembre che
ci deve trovare vigilanti. Attenti a non cadere nella trappola della
retorica, e degli affari, che sempre accompagnano ogni guerra!
E’ un 4 novembre di
lutto, nel ricordo di tutte le vittime. Altro che ricordare una
vittoria.
Ci aiutano le parole di
Pier Paolo Pasolini, che parlava della necessità di «educare
le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace
di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e
ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati».
don Renato Sacco,
coordinatore
nazionale di Pax Christi