Parlano ancora e solo le armi. Israele e Hamas si colpiscono a vicenda e aumenta il numero delle vittime, da una parte e dall’altra. Finora i missili lanciati da Hamas hanno ucciso 9 israeliani, i bombardamenti dell’aviazione israeliana hanno ucciso 119 palestinesi (fra loro 31 bambini e 19 donne, dicono le autorità sanitarie della Striscia di Gaza).
Nella notte fra giovedì e venerdì l’esercito israeliano aveva annunciato l’ingresso di truppe di terra all’interno della Striscia di Gaza. Mentre la notizia faceva il giro del mondo, arrivava la clamorosa rettifica da parte del portavoce Jonathan Conricus, che indicava “un problema di comunicazione interno”.
L’attacco di terra ancora non c’è stato, ma i bombardamenti della notte fra il 13 e il 14 maggio sono stati martellanti, i più duri dalla ripresa delle ostilità fra Hamas e Israele. Le forze armate israeliane comunicano di aver utilizzato simultaneamente 160 aerei, carri armati, artiglieria e unità di fanteria schierate lungo il confine con Gaza per colpire 150 obiettivi e danneggiare la rete di tunnel utilizzata da Hamas. L’attacco sarebbe durato 40 minuti con il lancio di 450 missili. Un inferno di fuoco. Gli israeliani annunciano anche di aver colpito, nelle ultime ore, diverse basi di lancio dei missili e alcune postazioni di osservazione di Hamas. In risposta all’attacco israeliano Hamas ha lanciato i suoi razzi contro le città di Ashkelon, Ashdod, Beersheba e Yavne.
"Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità. L'ultima parola non è stata detta e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario”, ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Ma a questo scenario purtroppo già visto in passato si aggiunge un altro fronte di tensione: gli scontri fra ebrei e palestinesi che stanno infiammando diverse città israeliane, come Lod, dove finora le due comunità convivevano pacificamente. Ci sono stati atti di vandalismo, assalti alle sinagoghe, pestaggi e linciaggi. Gli estremisti soffiano sul fuoco da una parte e dall’altra. Il capo della polizia israeliana, Kobi Shabtai, punta il dito contro l’estremista della destra israeliana Itamar Ben Givr, noto per le sue posizioni anti arabe, omofobe, avverse ai matrimoni fra arabi e israeliani.
“La violenza fra ebrei e israeliani nelle città miste fa più paura dei razzi”, scrive in un editoriale sul Jerusalem Post lo studioso delle religioni Tomer Persico. “Si sta lacerando il tessuto della nostra società”, scrive Persico, “e famiglie che fino a una settimana fa vivevano pacificamente fianco a fianco ora sono terrorizzate le une dalle altre”.