I ragazzi del Gruppo Umana Solidarietà ai Mondiali antirazzisti 2013 (Foto: Gruppo Umana Solidarietà).
«Intersos è un'importante Ong, l'Unhcr è un punto di riferimento per tutti
noi che lavoriamo con i rifugiati. Ma un programma Tv del genere ci sembra
una forzatura enorme. Chissà, forse sarà figlio dei tempi, ma noi non lo
condividiamo». A parlare è Paolo Bernabucci, presidente del Gus, Gruppo Umana Solidarietà, associazione con sede a Macerata che da vent'anni opera nel campo dell'acccoglienza e dell'assistenza a profughi, rifugiati, tutti coloro che fuggono da Paesi in guerra, devastazioni e persecuzioni e chiedono in italia asilo e protezione.
«Durante l'emergenza del Nord Africa, dal 2011 a febbraio scorso», racconta Bernabucci, «solo nella città di Macerata avevamo più di 200 tra richiedenti asilo e protezione umanitaria. Il dato che ci rende fieri è che l'emergenza è finita senza alcuna problematica sociale particolare. Molto ragazzi hanno poi preferito raggiungere parenti e amici altrove, ma molti altri si sono inseriti qui nel territorio, tredici di loro sono stati assunti da noi nelle fattorie sociali. Quattro rifugiati, due del Ghana, uno del Bangladesh, uno della Guinea, hanno partecipato come comparse alla rappresentazione del Nabucco nell'ambito del Macerata Opera festival».
Non appena è uscito il comunicato della Rai che annunciava il nuovo programma The Mission, il Gus è stato è una delle prime associazioni a prendere una posizione critica molto netta e determinata. «Noi non lavoriamo così. Per noi il profugo, la persona che fugge, è una persona se non sacra, certamente da trattare con moltissima cautela e attenzione. Pensare di mettere in una vetrina chi vive in un campo profughi per renderlo funzionale a un palinsesto Tv è assolutamente lontano dal nostro modo di fare. Piuttosto, perché non fare programmi di approfondimento giornalistico sul problema? Non ha senso chiamare personaggi dello spettacolo. Non abbiamo niente contro Al Bano o Emanuele Filiberto. Non è un
giudizio su di loro, come persone e professionisti. Critichiamo il modo
di trattare il problema. Ad esempio, i profughi sono stati interpellati? E' stato chiesto loro il permesso? Chi decide per loro? Il fatto che siano profughi non vuol dire che perdano il diritto di essere trattati con dignità, rispetto e cautela. Tutti noi, ad esempio, quando entriamo tra i malati di un ospedale ci sentiamo a disagio nell'invadere la loro sofferenza. I profughi hanno il diritto di essere rispettati. Se vogliamo parlare di loro facciamolo con tantissima attenzione».
Dopo tanti anni di impegno concreto nell'accoglienza, gli operatori del Gus conoscono perfettamente le tragedie, il dolore, il terrore, gli incubi che i profughi si portano dietro. «Sappiamo quanto sia difficile la loro vita. Molti hanno storie drammatiche tremende alle spalle, sono fuggiti da stupri e persecuzioni, hanno visto i loro genitori ammazzati davanti ai loro occhi. Per questo motivo, molti di quelli che abbiamo accolto a Macerata non conoscono neppure i loro vicini di casa, noi li trattiamo con la massima riservatezza».
E conclude con un commento: «Le polemiche, comunque, erano previste. Hanno voluto suscitare indignazione perché è funzionale a fare pubblicità al programma. Anche noi con le nostre critiche, in fondo, siamo stati strumentalizzati».