“Risultato agrodolce. L’agro: non è una donna. Il dolce: è di gran lunga il migliore degli uomini in gara”. Così, su Twitter, Christiana Figueres, ha commentato la nomina ormai sicura del portoghese Antonio Guterres alla carica di Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Figueres, costaricana, era una delle sette donne candidate alla successione del coreano Ban Ki-moon. Sembrava proprio che questa volta, dopo una catena ininterrotta di segretari generali di sesso maschile lunga 71 anni, potesse essere la volta di una donna. Invece ha vinto il migliore degli uomini, l’ex primo ministro del Portogallo ed ex Alto Commissario dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.
Oggi la stampa del suom Paese saluta la “vittoria cristallina” e il “successo della diplomazia portoghese”. Guterres ha prevalso su una dozzina di candidati.
La nomina verrà formalizzata oggi dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Per rispetto, ieri Guterres si è astenuto da qualsiasi dichiarazione. La certezza della sua nomina è stata comunicata da Vitaly Churkin e da Samantha Power. Sono i rappresentanti di Russia e Stati Uniti alle Nazioni Unite e vederli ieri, fianco a fianco, all’esterno della sala riunioni del Consiglio di Sicurezza, dava il senso di uno spirito di cooperazione ritrovato in una fase di nuova tensione fra le due superpotenze. “Ogni giorno che entriamo nel Consiglio di Sicurezza, aspiriamo a quel tipo di unità che abbiamo visto oggi”, ha detto l’ambasciatore Powers.
Nato a Lisbona, 67 anni, due matrimoni (la prima moglie morì di cancro nel 1988), cattolico praticante molto ispirato dai testi del Concilio Vaticano II, attivista della Gioventù Universitaria Cattolica, Guterres ha una formazione scientifica, con studi di fisica e ingegneria. In politica dal 1974, Guterres ha militato nel partito socialista, fino a diventare segretario generale del partito. È stato primo ministro del Portogallo dall’ottobre del 1995 all’aprile del 2002.
L’impegno politico di Guterres ha sempre avuto un respiro internazionale. Poliglotta, egli è stato presidente dell’Internazionale Socialista, presidente del Consiglio d’Europa e, dal 2005 al 2015, Alto Commissario dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.
In questo ruolo Guterres ha dovuto gestire la peggiore crisi migratoria dalla fine della seconda guerra mondiale. I suoi collaboratori nel periodo in cui ha guidato l’UNHCR lo definiscono “carismatico”, “umile e umano”, “lavoratore accanito e metodico”.
Le sue priorità sono la pace, i diritti umani e lo sviluppo. Di recente, Guterres ha dichiarato: “È ampiamente riconosciuto che non c’è pace senza sviluppo e non c’è sviluppo senza pace; è anche vero che non possono esserci pace e sviluppo senza rispetto per i diritti umani”.
Quando da gennaio entrerà in carica, Guterres troverà sul suo tavolo molti dossier scottanti: la Siria, lo Yemen, il Sud Sudan, le guerre africane (la missione militare dell’Onu in Mali ha già continua a subire pesanti perdite in seguito agli attacchi jihadisti), la crisi dei rifugiati, la Corea del Nord, le tensioni fra Russia e Stati Uniti. Guterres troverà sopratutto un mondo dove i nazionalismi crescenti l’isolazionismo diffuso rendono sempre più complicato lo spirito di collaborazione che dovrebbe ispirare l’azione delle Nazioni Unite. Non avrà un compito facile, ma non potrà fare peggio del suo predecessore Ban Ki-moon, di cui pochi sentiranno la mancanza.