Le macerie di un edificio crollato a Port-au-Prince, all'epoca del terremoto (Tutte le foto del servizio sono di MSF).
Era il 12 gennaio 2010. La terra tremò e sobbalzò a lungo. Haiti fu devastato, la sua capitale Port-au-Prince si sfarinò e si accartocciò su se stessa. Tutto il mondo guardò al Paese centroamericano. Ma lo fece per poco. Poi Haiti fu lasciata di nuovo ai suoi immensi drammatici problemi. Che, oggi, dieci anni dopo, non sono cambiati.
Il grido di denuncia viene da Medici senza Frontiere (MSF), che pubblica un Rapporto sulla situazione del Paese a una decade da quel terribile giorno. «Quel catastrofico terremoto ha ucciso migliaia di persone, causato lo sfollamento di milioni di uomini, donne, bambini e distrutto il 60% di un sistema sanitario già inefficiente», dice la dottoressa Claudia Lodesani, Presidente di MSF e coordinatrice medico a Port-au-Prince, che nel 2010 prese parte all’intervento post-sisma dell’organizzazione non governativa. «Dieci anni dopo, la maggior parte delle organizzazioni medico-umanitarie ha lasciato il Paese e il sistema sanitario di Haiti è ancora una volta sull’orlo del collasso nel mezzo di una crescente crisi politica ed economica».
Nei giorni del sisma. Dopo che l'ospedale traumatologico di La Trinité crollò a causa del terremoto, i pazienti che si trovavano nell'edificio furono trasferiti in una clinica di fortuna realizzata con alcune tende nell’area della farmacia. I nuovi pazienti furono curati in strada. Dopo alcuni giorni divenne operativo un nuovo ospedale gonfiabile di MSF a Delmas.
In risposta ai bisogni enormi e urgenti della popolazione, “MSF all’epoca”, scrive l’Ong, “aveva avviato uno dei suoi più grandi interventi di emergenza mai realizzati prima, curando più di 350.000 persone, assistendo oltre 15.000 parti e realizzando più di 16.500 interventi chirurgici in soli dieci mesi. Dieci anni dopo, problemi economici e tensioni politiche si sono intensificati e le strutture mediche – incluse quelle di MSF – rispondono faticosamente ai bisogni della popolazione. Dalla crisi del luglio 2018, scatenata dall’aumento dei prezzi del carburante, le strutture mediche hanno avuto grosse difficoltà nel fornire servizi di base a causa della carenza di farmaci, ossigeno, sangue, carburante e personale”.
L'ondata di proteste ad Haiti nel 2019.
I dati forniti dall’organismo medico sanitario internazionale sono desolanti: “L’accesso alla salute è diventato troppo costoso per gran parte della popolazione, con un aumento del 35% del prezzo dei farmaci e del 26% del costo per un ricovero ospedaliero”.
MSF nel Rapporto denuncia anche le ragioni di questo stato di cose. «Il sostegno internazionale che il Paese ha ricevuto, o che è stato promesso in seguito al terremoto, è ormai in gran parte esaurito o non si è mai concretizzato», spiega Sandra Lamarque, capomissione di MSF ad Haiti. «L'attenzione dei media si è spostata altrove mentre la vita quotidiana per la maggior parte degli haitiani diventa sempre più precaria a causa dell’inflazione galoppante, della mancanza di sviluppo economico e delle continue ondate di violenza».
Il Centro di emergenza di Martissant di MSF, nella capitale Port-au-Prince.
Nel 2019, descrive l’Ong, il Paese è rimasto paralizzato per diversi mesi da numerosi blocchi (i cosiddetti “peyi lok”). Le strade sono state interrotte da barricate fatte con pneumatici bruciati, cavi e persino muri costruiti durante la notte che hanno ostacolato il movimento di ambulanze, operatori sanitari, forniture mediche e pazienti. Inoltre, il Centro nazionale delle ambulanze e alcune strutture mediche sono stati attaccati in diverse occasioni.
«Sapevamo di rispondere alle esigenze di casi gravi e urgenti», conclude la capomissione Lamarque, «ma la situazione è peggiore di quanto immaginassimo. Ora è necessario che altri attori si mobilitino per rispondere ai bisogni sanitari di Haiti».
Un particolare del nuovo ospedale traumatologico nell’area di Tabarre, a Port-au-Prince, aperto da Medici senza Frontiere.
Per rispondere alla crescente crisi economica e politica, MSF ha lanciato nuovi progetti per curare quei pazienti che il sistema medico haitiano non è in grado di curare, in particolare aprendo a novembre scorso un nuovo ospedale traumatologico nell’area di Tabarre, a Port-au-Prince, con 50 posti letto.
Nelle prime cinque settimane di attività, questa struttura ha ricoverato 574 pazienti: 150 persone con ferite potenzialmente mortali, il 57% delle quali provocate da arma da fuoco. MSF ha inoltre rafforzato la sua assistenza al Ministero della Sanità pubblica e della popolazione fornendo gratuitamente attrezzature, farmaci e articoli essenziali come l’ossigeno, ristrutturando una parte del pronto soccorso nell’Ospedale universitario statale di Haiti, supportando un ospedale a Port Salut nel dipartimento del sud e 10 centri sanitari in tutto il Paese e formando il personale sanitario locale.
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MSF ha lavorato per la prima volta ad Haiti nel 1991 per rispondere a emergenze come disastri naturali e altre crisi. Il giorno dopo il terremoto, avvenuto il 12 gennaio 2010, MSF ha lanciato la più grande risposta alle emergenze nella propria storia. Oggi, le équipe di MSF a Port-au-Prince e nella parte sud-occidentale del Paese stanno colmando importanti lacune nell’assistenza sanitaria e rinforzando la capacità del sistema sanitario locale.