(Nella foto Reuters: il presidente haitiano Jovenel Moïse e sua moglie Martine in udienza privata con papa Francesco in Vaticano il 26 gennaio 2018)
Non c’è pace per Haiti, Paese martoriato dell’America centrale, il Paese più povero delle Americhe e uno dei più poveri del mondo. Nella notte tra martedì 6 e mercoledì 7 - al mattino presto per il fuso orario italiano - il presidente Jovenel Moïse è stato ucciso nella sua abitazione, attaccato da un commando formato da “elementi stranieri”, come ha spiegato il primo ministro uscente Claude Joseph, che ora ha assunto le redini dell’isola e ha condannato l’assassinio definendolo un "atto odioso, disumano e barbaro". Anche la moglie del capo di Stato, Martine Moïse, è stata colpita gravemente, ma sarebbe ancora in vita.
Joseph ha decretato lo stato d'assedio su tutto il territorio nazionale e l'aeroporto internazionale di Port-au-Prince è stato chiuso al traffico. Su Haiti, che divide con la Repubblica Dominicana l’isola Hispaniola e che ancora sta cercando di risollevarsi dalle devastazioni causate dal terribile sisma del gennaio 2010, si è abbattuto un nuovo terremoto. Ma il premier ha affermato che "la situazione nel Paese è sotto il controllo della polizia nazionale e delle forze armate haitiane” e ha convocato una riunione speciale del consiglio di sicurezza.
Jovenel Moïse aveva 53 anni, era stato eletto alla presidenza per la prima volta nel 2015, alla testa del partito di centrodestra Tèt Kale, ma le elezioni erano state poi annullate per brogli. Era stato rieletto nel 2016 e aveva cominciato il suo mandato il 7 febbraio del 2017. Una presidenza molto difficile e contestata: da gennaio del 2020 Moïse governava il Paese per decreto (senza un Parlamento) e si era trovato a fronteggiare l’accesa opposizione di associazioni politiche, sociali e religiose che lo accusavano di aver innescato una profonda crisi politica e costituzionale, usando le bande armate per mantenere il potere nelle sue mani.
Il 26 gennaio del 2018 il presidente haitiano e sua moglie erano stati in udienza da papa Francesco in Vaticano. In quell'occasione Moïse e il Pontefice avevano espresso il comune desiderio di rafforzare la collaborazione per affrontare diverse problematiche sociali ad Haiti, specialmente quelle relative alla situazione dei giovani, ai poveri, sottolineando il grande impegno della Chiesa cattolica nell'isola, in particolare nei settori dell’educazione, della sanità e dell'aiuto ai più vulnerabili.