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domenica 11 giugno 2023
 
Lirica
 

Quando il cardinale Benedetto Pamphilj scriveva per Händel

28/01/2016  Accadde nel 1707 con il bellissimo "Il trionfo del Tempo e del Disinganno" che viene eseguito da stasera alla Scala sotto la guida di Diego Fasolis, uno dei più apprezzati esperti del repertorio barocco.

Ai nostri giorni non sarebbe facile da accettare, ma nel 1707 era normale che un cardinale scrivesse un libretto d’opera. In realtà nella Roma di quegli anni l’opera lirica era vietata da ragioni morali: ma il compromesso era dietro l’angolo. E quando Georg Friedrich Händel vi giunse ventiduenne - non ancora “sommo” ma già in grado ci confrontarsi con i grandi dell’epoca come Corelli ed Alessandro Scarlatti - il compromesso si chiamava “oratorio”: forma che non richiede una messa in scena, ma propone al pubblico una vicenda, dei personaggi, dei veri dialoghi teatrali.

Ad esso ricorsero il giovane compositore ed il suo illustre “librettista”: il cardinal Benedetto Pamphilj, che già aveva fornito soggetti per diversi compositori, tra i quali lo stesso Alessandro Scarlatti. Nacque così Il trionfo del Tempo e del Disinganno che Alexander Pereira, attuale sovrintendente e direttore artistico della Scala, volle rappresentare sotto forma di opera lirica a Zurigo nel 2002 e che ora giunge alla Scala dal 28 gennaio al 13 febbraio.

A 22 anni si può scrivere già un capolavoro? Sì, se ci si chiama Mozart, Mendelssohn o, appunto, Händel: due arie del Trionfo sono diventate due fra le pagine vocali più belle della storia della musica: “Lascia la spina”, il cui tema verrà ripreso nell’opera Rinaldo sulle parole “Lascia ch’io pianga”, e la sublime “Tu del ciel ministro eletto”. Ma altri brani compariranno in diverse composizioni successive tra cui Agrippina. Era del resto pratica usuale per i compositori quella di riutilizzare i loro “successi”: Händel in particolare teneva molto a questa partitura, che rielaborerà due volte (la seconda, da vecchio ed oramai cieco) nel corso della sua trionfale carriera londinese.

Ma le 8 recite dell’oratorio in versione opera lirica segnano un nuovo capitolo della programmazione della Scala che, primo grande teatro lirico nel mondo, ha promosso la nascita di un complesso barocco specializzato, al quale hanno aderito orchestrali scaligeri sotto la guida di Diego Fasolis, uno dei più apprezzati esperti di questo repertorio a livello internazionale.

Svizzero, organista, studioso, direttore d’orchestra, Fasolis ha fondato con la moglie (alla cui memoria, dopo la morte prematura, ha dedicato una Fondazione per la promozione della musica e la salvaguardia della Natura) i Barocchisti: un’orchestra di straordinario livello che ha collaborato con il Teatro per la preparazione di questo allestimento. Famoso in tutto il mondo e premiato a più riprese, Fasolis ha ricevuto ne 2011 da Papa Benedetto XVI una laurea honoris causa in Musica Sacra per le sue ricerche e la sua attività.

Ma le sorprese per il pubblico della Scala non finiscono qui. L’argomento moraleggiante che vede dialogare fra di loro Piacere, Bellezza, Tempo e Disinganno è stato ambientato dal registra Flimm in una dimensione mondana che ben si addice al titolo dell’opera ed alla riflessione sulla caducità dell’uomo che musica e dialoghi rappresentano: il leggendario locale parigino art déco La Coupole, inaugurata nel 1927, in cui si incontravano tra gli altri Man Ray, Aragon, Picasso, Simenon e Josephine Baker. Scelta che sarebbe molto piaciuta al cardinal Benedetto Pamphilj, ma che per un cardinale del XXI secolo sarebbe veramente troppo!

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Dialogo fra Piacere, Bellezza, Tempo e Disinganno: l'opera di Benedetto Pamphilj per Händel
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