Un principe ribelle nella favola più seguita nel mondo. Un Regno Unito, dopo la Brexit, ossificato nel suo passato. Un’operazione mediatica sofisticatissima e il razzismo, tanto razzismo. Tutto questo ha fatto dell’autobiografia del principe Harry “Spare. Il minore” un successo editoriale irripetibile, oltre 3,2 milioni di copie vendute nel mondo dopo appena una settimana dalla pubblicazione, 1,6 milioni di copie soltanto negli Stati Uniti, 467.183 copie nel Regno Unito in versione stampata, 750.000 copie in versione audio ed elettronica. Il volume rimane in cima alla lista dei bestsellers di Amazon ed ha raggiunto 1.430.000 copie acquistate nel primo giorno in libreria negli Stati Uniti e in Canada.
È il solito effetto boomerang provocato dalla famiglia reale britannica, la più famosa nel mondo, che, dal documentario “Royal Family” del 1969, con il quale la regina Elisabetta e il principe Filippo fecero entrare le telecamere in casa loro, al matrimonio di Carlo e Diana del 1981, guardato da ben da 750 milioni di telespettatori, insegue la popolarità fino a quando questa porta allo scoperto i segreti peggiori di una faida famigliare molto comune nella quale due reali hanno deciso di ribellarsi a regole immutabili, radicate nella tradizione, perche’ non si sono sentiti accettati. Chi viola l’ordine costituito di una societa’ e di un Paese attira sempre l’attenzione del pubblico.
Fama e tanti soldi che il principe Harry e la moglie si sono senz’altro assicurati. Non in patria, però, dove il gradimento di quello che rimane, comunque, il quinto in linea di successione al trono è svanito. con solo il 24% dei cittadini britannici, secondo un sondaggio di “YouGov”, che approvavano il suo punto di vista. E, mentre il 21% pensavano che l’autobiografia fosse stata scritta da Harry per comunicare il suo punto di vista, il 41% erano convinti che l’unica ragione fosse fare soldi. Un’antipatia nei confronti del figlio di re Carlo III sentita in modo ancora piu’ forte nelle fasce piu’ anziane della popolazione, coloro che hanno piu’ di 65 anni. Tra quelli che hanno questa eta’ ben il 73% ha un’opinione negativa del principe Harry e il 69% di Meghan.
«Possiamo facilmente immaginare come a sostenere il principe e la moglie sia quella parte della Gran Bretagna che ha votato contro la Brexit», spiega Cristian Vaccari, massmediologo all’università di Loughborough nel centro del Regno Unito, «La parte più progressista e più aperta alle novità. Nella guerra tra l’americana Meghan e i British Carlo e William vi e’ una battaglia di culture dove la componente razziale è molto importante. E questo problema dell’accettazione di una persona di colore, di razza diversa è uno dei nodi culturali chiave della nostra epoca, come si è visto anche nel nostro Paese con gli atleti di colore. Per non parlare del razzismo nella cultura anglosassone dove I bianchi sono sempre stati la classe dominante».
Razzismo ma non solo. La corona è nel cuore di un Paese attaccatissimo alle tradizioni, dove la classe segna il tuo posto nella società e dove un’oligarchia di ricchi privilegiati controlla da sempre il potere. E I reali si inseriscono in tutto questo, senza opinioni politiche, occupati a stringere mani in cerimonie di inaugurazione o quando partecipano a disastri e tragedie o premiano, con onoreficenze, cittadini che hanno lavorato per la comunità. Devono tacere, ma essere sempre presenti, produrre eredi, diventare un modello silenzioso.
Tutte regole che la coppia Harry e Meghan ha violato, sfruttando tutti i vantaggi di un modo mediatico, nel quale l’operazione del libro Spare. Il minore (Mondadori) è stata preparata in ogni dettaglio. Prima con l’intervista a Oprah Winfrey, poi con la serie su Netflix, e infine con l’autobiografia. Meghan, attrice professionista, ha studiato ogni passo, fin nei minimi dettagli, preparando il pubblico e alimentando, goccia per goccia, l’attesa spasmodica del volume.
E come ne esce Harry da tutto questo? Nel libro il principe appare ancora quel ragazzino traumatizzato e ingenuo che camminava, con incertezza, dietro la bara della mamma Diana. Solo il braccio dello fratello di lei, lo zio Charles, allungato a sostenerlo, mostrando una compassione che e’ un tratto sconosciuto agli Windsor, cresciuti, come di solito gli inglesi, con la cultura dello “stiff upper lip”. Bisogna stringere I denti e tirare avanti, qualunque cosa capiti.
Forse dalla perdita della adoratissima mamma Harry non si è mai ripreso e la sua capacità di vedere la realtà ne è uscita danneggiata. Sempre messo in disparte, mai amato e curato come avrebbe meritato, forse ha perso la capacita’ di vedere davvero la realtà. Non sembra aver capito, da quello che ha detto nelle interviste organizzate per lanciare il libro, che, con la sua autobiografia, ha scavato un solco incolmabile con il padre e il fratello lasciati a guidare un’istituzione sulla quale molti, oggi, mettono un punto di domanda. In bocca al lupo principe Harry, per la tua nuova vita oltre oceano, lontano dai fantasmi del passato. Speriamo che, questa volta, vada tutto bene.