Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 13 novembre 2024
 
 

Herat, in memoria dei caduti: tutti

23/02/2012  La morte per incidente di tre soldati italiani suscita dibattito e causa qualche polemica: esistono vittime di serie A e vittime di serie B? Guai a fare una classifica del dolore.

Sono morti annegati nei pressi di Shindand, nell'Afghanistan occidentale. Stavano cercando di portare aiuto a un'unità bloccata da avverse condizioni metereologiche. È successo il 20 febbraio, quando il Lince su cui viaggiavano si è ribaltato mentre attraversavano un corso d'acqua. Tre militari dell'equipaggio sono rimasti intrappolati ed hanno perso la vita; uno è rimasto ferito. I caduti sono il caporal maggiore capo Francesco Currò, nato il 27 febbraio 1979 a Messina, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, nato il 23 maggio 1983 a Palermo, e il primo caporal maggiore Luca Valente, nato l'8 gennaio 1984 a Gagliano del Capo (Lecce). Appartenevano tutti al 66/o Reggimento fanteria Trieste che ha sede a Forlì ed è nella Brigata aeromobile Friuli.

Con questo nuovo lutto, salgono a 49 i militari italiani morti dall'inizio della missione Isaf in Afghanistan, nel 2004. Di questi, la maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco, altri invece sono morti in incidenti, alcuni per malore ed uno si è suicidato. Immediato il cordoglio espresso dai presidenti Napolitano, Schifani e Fini, dal Presidente del Consiglio, dai ministri della Difesa e degli Esteri, dai Comandanti degli Stati Maggiori dell'Esercito e delle Forze Armate, nonché da tanti politici, di tutti gli schieramenti. Giorni dopo, non vedendo un'ampia ripresa su giornali e Tv, c'è chi s'è chiesto polemicamente se esitono dei morti di serie A ed altri di serie B.

Ovviamente, no. Il dolore di un familiare non merita graduatorie sulla base delle cause della morte. Agli occhi dei congiunti e dei concittadini, un incidente non vale meno di un conflitto a fuoco. Al netto di ogni retorica, qui quanto mai fuori luogo, si può dire che tutti i militari impegnati nella missione Isaf meritano egual considerazione. Ed egual riconoscenza.

Forse la nota più appropriata in questa vicenda viene da una notizia, passata sotto silenzio o quasi: Sultan Razia, la ditta di taglio di gemme e gioielleria nata nel 2006 grazie al Progetto di formazione professionale e di imprenditoria femminile della Cooperazione italiana, è stata eletta migliore impresa femminile del 2011 in Afghanistan.

S'è affermata, nota un comunicato ufficiale diffuso a Kabul, «nonostante le difficili condizioni di sicurezza e di mercato renda quell'ambiente riservato per lo più agli uomini». Il concorso è stato, indetto - tra gli altri - dalla Federazione delle donne d'affari afghane e alla Federazione degli artigiani e dei commerciani afghani - ha coinvolto 150 piccole e medie imprese femminili. Questo riconoscimento prova che gli sforzi condivisi dai nostri militari per garantire pace, giustizia e sviluppo a un tribolatissimo Paese com'è l'Afghanistan possono essere coronati dal successo.

I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo