(Nella foto Ansa, Hevrin Khalaf)
Nella città di Derik, Nordest della Siria, in tanti hanno voluto rendere omaggio alla salma di Hevrin Khalaf, politica curda e attivista per i diritti umani molto conosciuta e amata dalla comunità, brutalmente uccisa due giorni fa durante un’imboscata mentre viaggiava in auto lungo l’autostrada per raggiungere Kobane, di rientro da un meeting ad al-Hasakah. Il suo autista, raccontano l’Osservatorio siriano sui diritti umani e le Forze democratiche siriane (Sdf) guidate dai curdi, è stato subito ucciso. Lei è stata trascinata fuori dalla macchina, probabilmente violentata, poi assassinata per la strada.
Hevrin Khalaf aveva 35 anni, era segretaria generale del Partito Futuro siriano. Ad ucciderla, sempre secondo le fonti locali, nell’inferno del Nordest della Siria, un gruppo di paramilitari arabo-siriani filo-turchi, mercenari al soldo di Ankara, responsabili della morte di altri otto civili, oltre a lei. Ma c’è anche la possibilità che ad avere compiuto l’agguato e ucciso la Khalaf siano state cellule jihadiste dell’Isis, integralisti che l'avevano presa di mira per il suo impegno in favore delle donne. Due video in circolazione, che sarebbero stati girati con i telefonini dai miliziani stessi, mostrano l'orrore perpetrato sul corpo della donna, che sarebbe stata lapidata (ma l'autenticità dei video non è stata confermata).
Il Partito Futuro siriano è stato fondato e lanciato un anno e mezzo fa a Raqqa, nel territorio della Siria settentrionale liberato dallo Stato islamico, con l’obiettivo dichiarato di rappresentare tutte le anime della società siriana, unendo la componente curda, quella araba e quella cristiana-siriaca nella prospettiva di un futuro Stato post-Bashar al-Assad democratico, multietnico e pluralistico, basato sulla civile convivenza e sul rispetto di tutte le minoranze.
Originaria di Derik, laureata in Ingegneria civile, nel 2016 Hevrin Khalaf era entrata a far parte delle forze curde Ypg (Unità di protezione popolare), la formazione curda protagonista della sconfitta dei jihadisti dell’Isis. Nel 2018 era stata eletta segretaria del Partito guidato da un arabo di Mabij, Ibrahim al Kaftan, fino al 2011 membro del partito Baath. Da anni era impegnata per i diritti delle curde del Rojava, quelle donne coraggiose che, imbracciando le armi, hanno giocato un ruolo fondamentale nella rivolta contro lo Stato islamico. Come politica, si batteva per il dialogo tra etnie e religioni e per l’affermazione della democrazia. Aveva anche incontrato ufficiali statunitensi in visita nella regione. Oggi la Khalaf è il simbolo – o uno dei simboli - del totale disastro e del paradosso di una nuova campagna bellica nella martoriata Siria che colpisce civili indifesi e rinfocola gli estremismi.