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mercoledì 09 ottobre 2024
 
 

Hic sunt leones

21/01/2013  Fin lì, nella contea di River Cess, nella Liberia sud orientale, nessuno si era mai spinto per portare aiuto. Poi sono arrivati i cooperanti di "Children in crisis"

La contea di River Cess, nella Liberia sud orientale, non è un posto agevole da raggiungere. Lontana da tutto, quest'area abbandonata a se stessa anche dal Governo liberiano, può contare dal 2011 sull'impegno di "Children in crisis", associazione attiva in diversi Paesi con l'obiettivo di offrire ai bambini più indifesi le opportunità d'istruzione indispensabili per costruirsi un futuro migliore, che tramite il supporto del partner locale "Forum for african women educatiolists" (Fawe) ha fatto propri alcuni dei bisogni della popolazione locale. È una delle tante terre dimenticate del pianeta in cui l'emergenza, essendo diventata parte della quotidianità, non fa quasi mai notizia. Ed è una situazione tragicamente singolare dato che si stima che in Liberia almeno il 64% della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà e, nella fascia più indigente, il 73% delle famiglie dipende solo ed esclusivamente dalle donne. Stiamo parlando di un Paese in cui l'aspettativa di vita alla nascita è di circa 57 anni, in cui il tasso di mortalità infantile conta 72 decessi di neonati con meno di un anno di vita ogni mille nati vivi, in cui i bambini con meno di 5 anni che vivono sottopeso sono almeno il 20% (dato ufficiale del 2007). Guerre civili, condizioni climatiche proibitive, politiche inadeguate hanno fatto il resto tanto che oggi in Liberia si è costretti a vivere con un pil medio pro capite di 400 dollari all'anno, poco più di un dollaro al giorno. Se non è emergenza questa...

Eppure il Paese è ultimamente rimasto piuttosto fuori anche dalle mappe delle ong attive in questa fascia del continente africano. Procurarsi da vivere, giorno per giorno, è una vera battaglia. Sarà anche per questo che "Children in crisis", invece di farsi carico del trasporto di container di derrate alimentari che chiuderebbero solo momentaneamente una falla, ha scelto di guardare oltre, tenendo fede alla propria mission che è focalizzata sulla garanzia dell'accesso all'istruzione per chi vive nelle situazioni di disagio estremo nella convinzione che la scuola sia l'indispensabile trampolino di lancio per il riscatto sociale che i bambini di questa terra meritano. E di lavoro da fare in questa direzione ce n'è davvero tanto dato che il tasso di alfabetizzazione diffuso è ancora preoccupante: solo solo il 57,5% gli abitanti con più di 15 anni che sanno leggere e scrivere. Di questi, il 73,3% sono maschi e appena 41,6% le femmine. Ed è proprio per invertire questa tendenza che "Children in crisis" ha avviato l'unico istituto di tutta la contea che organizza corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale alle donne della zona. Da queste parti, però, il contesto è sempre un ostacolo da non sottovalutare: «La situazione è particolarmente difficile nella stagione delle piogge, da aprile a ottobre, quando il fiume Cestos diventa una minaccia per tutto e tutti» ci racconta una cooperante dell'associazione. Chi si trova a percorrere le strade sterrate che corrono da un villaggio all'altro della contea in questo periodo sa che, prima o poi, dovrà fermarsi e talvolta arrendersi di fronte al fango. «I nostri formatori locali spesso si trovano a continuare i loro spostamenti in moto, attraverso la giungla, almeno fino a quando non diventa troppo fitta; poi, non resta che proseguire a piedi, attraversare il fiume in canoa o a quattro zampe per non perdere l'equilibrio su ponti di assi traballanti che potrebbero rivelarsi fatali».

Con lo sguardo proiettato oltre il fiume, i formatori di "Children in crisis" sono sono certo gente che si arrende facilmente. Loro conoscono bene le insidie e i disagi del territorio: confidano, prima o dopo di trovare una soluzione. Il tempo, d'altronde, è relativo. Di sicuro c'è che l'inaugurazione avvenuta nel 2011 nel villaggio di Neegbah, raggiungibile esclusivamente in piroga, della "Scuola che ha attraversato il fiume" ha rappresentato una piccola grande vittoria per tutti. Un lavoro lungo e difficoltoso di cui oggi però si cominciano a intravedere i frutti. È bastato un anno, infatti, che le iscrizioni raddoppiassero. "E non va sottovalutata nemmeno la straordinaria partecipazione della comunità che utilizza l'edificio anche per corsi serali di alfabetizzazione destinati agli adulti. «Siamo sulla strada giusta perché quello che abbiamo messo a punto è un metodo di costruzione di edifici scolastici replicabile in altre zone inaccessibili della contea che si basa l'utilizzo di materiali reperibili a costo quasi zero direttamente in loco. Il salto di qualità è stato puntare su un modello di costruzione partecipativa che mettesse al centro i diretti interessati in tutte le fasi del progetto, dalla pianificazione al supporto alla scuola.

«Forti del successo di questa esperienza, non potevamo non riprovarci. Così abbiamo individuato una nuova area di intervento, presso Logan Town sempre nella stessa contea, che presentasse simili disagi. E i lavori sono già iniziati». La scuola attuale, infatti, è composta da tre edifici di fango e foglie e ospita almeno 500 ragazzi provenienti da 10 comunità limitrofe. Una situazione comune alle altre 129 scuole esistenti che solo in 21 casi sono realizzate in materiali durevoli. «La nuova struttura potrà contare su di una biblioteca, una cucina, bagni separati per le bambine, i bambini e gli insegnanti, 9 classi che accoglieranno i bambini dell'asilo, delle elementari e dei primi due anni di scuola secondaria. Inoltre, il progetto include attività di alfabetizzazione per gli adulti e di formazione per il comitato genitori-insegnanti che sarà poi responsabile della gestione e della manutenzione della struttura». E ancora: «L'accesso ad un'istruzione di qualità e l’opportunità di sviluppo sono essenziali per il mantenimento della pace in Liberia e per il futuro del suo popolo. La brutale guerra civile, che ha sconvolto il paese tra il 1989 e il 2003, è stata innescata dalla frustrazione causata dalla disuguaglianza forte tra i pochi che 'avevano' e la grande maggioranza che 'non aveva', dalla povertà diffusa e dall'esclusione delle zone più remote e rurali che hanno lasciato migliaia di persone frustrate e vulnerabili, prede dei signori della guerra e delle milizie».

 
 
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