Caro don Antonio, mi rivolgo a lei perché ho bisogno di un buon consiglio. Sono felicemente sposata da trent’anni, con due figlie. La primogenita vive e lavora all’estero; la minore, che ha vent’anni, sta con noi, a parte qualche parentesi all’estero per studio. Con mio marito ho sempre avuto problemi sull’educazione delle figlie. Questa divergenza mi fa tanto soffrire, è come se lui mettesse in ridicolo i miei sforzi.
Le faccio un esempio: mia figlia esce tutte le sere e torna tardi, anche se il giorno dopo deve andare a lavorare. Frequenta una compagnia di amici, di cui conosco appena due ragazzi, ma superficialmente. Quando la sera, io e mio marito andiamo a letto, lasciamo sempre una luce accesa all’entrata, che poi mia figlia spegne al rientro. È il segnale per dirmi che è a casa, così posso addormentarmi tranquilla. L’altra sera, però, alle due di notte la luce era ancora accesa. Le telefono, mando dei messaggi, ma non ricevo nessuna risposta. È rientrata verso le tre, tutta contenta perché s’era recata in un’altra città. Mi ha detto che non ha risposto alle telefonate e ai miei messaggi solo perché non ne aveva voglia. Questo suo menefreghismo mi fa rabbia e mi procura tanto dolore.
Il giorno dopo, a colazione, riprendo il discorso sul suo modo di fare. Come risposta mi sono presa degli spintoni, una sberla e un insulto volgare. Ad aggravare la situazione, anche mio marito con voce irritata mi ha ripreso dicendomi di lasciarla stare. Non solo non mi ha difeso, ma l’ha assolta con formula piena. Tempo dopo, riparlandone con calma, lui mi ha ribadito che nostra figlia è grande, e io sono troppo “assillante” e “impossibile”.
Io penso che tra noi genitori ci voglia rispetto reciproco. E ai figli bisogna saper dire dei “no” ben motivati. Mio marito, invece, è per una libertà senza limiti, anche se non sa dove va e chi frequenta nostra figlia. Ma siamo proprio sicuri che questo divertimento notturno sia indispensabile per una buona crescita? Un mio amico missionario diceva che, dopo le undici di sera, le ore sono tutte del diavolo. Se non si hanno grandi ideali a vent’anni, che ne sarà della vita? Eppure, in famiglia facciamo volontariato e abbiamo solidi valori. Oggi, sono andata nella chiesa dove mi sono sposata e ho pregato la Madonna di farmi comprendere dove ho sbagliato con mia figlia.
DANIELA
Il rientro a tarda sera dei figli, o meglio a notte inoltrata, è diventato un cruccio, anzi una vera e propria sofferenza per i genitori, soprattutto le mamme, che sono le più ansiose. Da quando i ragazzi cominciano a chiedere di uscire con gli amici, di solito il sabato sera, per le mamme cominciano le “notti bianche”, cioè insonni. Non chiudono occhio fino a quando il figlio o la figlia non tornano a casa, al sicuro dai pericoli. E quando non riescono a calmare l’angoscia, iniziano a bombardare i ragazzi di telefonate e messaggi vari per sapere dove sono, con chi sono e a che ora pensano di rientrare.
In molte famiglie, tra genitori e figli, si è trovato un accordo al “minimo sindacale”, che attenui l’angoscia dei genitori e soddisfi la legittima voglia di libertà e autonomia dei figli, soprattutto quando sono già maggiorenni. In altri casi, le uscite notturne sono oggetto di continue discussioni e furibondi litigi, fino agli insulti come nel tuo caso, cara Daniela. Cosa gravissima, soprattutto in assenza di reazione da parte di tuo marito, che si è reso quasi complice, avallando un comportamento comunque scorretto di tua figlia, al di là di eventuali sue buone ragioni.
Dove hai sbagliato, cara Daniela? Condivido la tua riflessione, che ai figli occorre saper dire dei “no” ben motivati. Ma, forse, con una ragazza di vent’anni è troppo tardi, se non si è stabilito prima un clima di fiducia e intesa, per evitare inutili conflittualità e aiutare i figli a crescere con libertà e responsabilità. L’imposizione è sempre un’arma spuntata. I genitori devono essere non autoritari ma autorevoli, che vuol dire essere credibili con l’esempio e conquistare i ragazzi con il dialogo. I figli sono come aquiloni, bisogna allungare il filo perché possano volare più in alto nel cielo.
Infine, cara Daniela, mi sono chiesto anch’io se ha senso che i giovani vivano di notte e passino il giorno a dormire. O che in vacanza, magari in una bellissima isola, consumino il loro tempo in discoteca, senza gustare le bellezze del mare e della natura. Una risposta, forse, è perché noi adulti li facciamo sentire inutili. Si muovono di notte perché di giorno nessuno li convoca, né mostra un vero interesse per loro.