Tra le macerie del ponte si sono aggrovigliate storie di vita e di morte: esistenze spezzate, altre miracolate. Questione di attimi, di metri, in qualche caso di istinti che hanno cambiato il verso di una rotta che pareva segnata. Un mese dopo la tragedia, quei ricordi sono ancora vivi.
Alle 11,37 della vigilia di Ferragosto Salvatore Rocco (nella foto in alto), 38 anni, disoccupato, impiegato saltuariamente nell’edilizia, ha imboccato il ponte Morandi proveniente dallo svincolo dell’A-7. Partito dal suo paese, Sicignano degli Alburni, in provincia di Salerno, era diretto a Ovada (Alessandria) dove una zia lo attendeva per una breve vacanza. Alla guida della sua “Ford Focus” grigia è stato l’ultimo a transitare sul viadotto Morandi in direzione ponente.
"Pioveva forte, si vedeva a malapena, all’imbocco del ponte mi sono messo tra due Tir, procedevo a non più di 40 all’ora – racconta Salvatore -. All’improvviso ho visto il camion davanti saltellare e nello stesso istante le ruote della mia macchina si sono messe a scricchiolare. Mi è venuto di accelerare, così d’istinto, senza pensarci. Al contrario, se avessi frenato, sicuramente sarei andato giù. Ho fatto ancora qualche decina di metri, poi mi sono fermato poco prima dell’imbocco della galleria. Sono sceso e ho visto che dietro non c’era più niente, neppure il Tir che mi seguiva. Dopo di me non era passato più nessuno, la parte centrale del ponte era crollata".
"Le ruote posteriori della mia “Ford” erano squarciate e avevo perso la targa – prosegue -. Me l’hanno riconsegnata sabato i due poliziotti, combinazione proprio della Polstada di Ovada, che erano stati i primi a venirmi incontro sul ponte insieme ad un vigile del fuoco. Quest’uomo pensava stessi male, l’ho dovuto tranquillizzare, tra un po’ piangeva, mi piacerebbe incontrarlo, non so il suo nome".
A casa, a Sicignano degli Alburni, il fratello Gianluca e i genitori, Giuseppina e Franco, lo sapevano in viaggio. Per questo li ha chiamati subito ma senza dirgli del ponte e del miracolo, in fondo loro non potevano neanche immaginare. "In autostrada ho bucato, nulla di grave, tranquilli, ho detto al cellulare rimanendo calmo. Solo più tardi gli ho raccontato la verità".
Salvatore Rocco dice che ci ha messo un po’ a prendere coscienza del pericolo scampato ma ora nella testa ha solo quella scena. "Sono andato a ringraziare in chiesa e ho pensato a San Vito, il patrono del mio paese, lo festeggiamo il 15 giugno. Dieci anni fa andai con la mia auto e due amici a Ortisei a riprendere la sua statua. L’avevamo fatta restaurare dal nipote dello scultore che l’aveva realizzata tanto tempo fa. La riportammo in parrocchia, chissà…".
Andrea Ferro