Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 16 settembre 2024
 
Cinema
 

Human Flow, solo per tre giorni nelle sale il commovente film di Ai Weiwei sui migranti

02/10/2017  Il grande artista ha realizzato un documentario sul fenomeno dei profughi, dopo aver viaggiato per anni per conoscere da vicino la realtà.

Dopo le discussioni sollevate con l’anteprima alla 74° Mostra del cinema di Venezia, approda oggi nei cinema di tutta Italia (dove verrà programmato per tre giorni in una di quelle che ormai vengono chiamate “uscite evento”) Human Flow, toccante docufilm firmato dall’artista cinese Ai Weiwei, attivista più che mai impegnato nella difesa dei diritti di coloro che sono i più indifesi nel panorama mondiale. E chi più dei migranti, oggi? Disgraziati che attraversano i deserti, le regioni martoriate dalle guerre, i flutti minacciosi del Mediterraneo nella speranza di garantire a sé e ai figli una vita più dignitosa.     

Un film che per noi avrebbe meritato il Leone d’oro (se non altro per l’impegno coniugato all’eccelso impatto visivo) mentre buona parte dei critici lo ha spernacchiato. 140 minuti di immagini crude, bellissime, quasi senza dialoghi (per lo più una babele di voci in tante lingue diverse) che raccontano la moderna tragedia dei migranti. I fuggiaschi che annegano nelle acque del Mediteranneo, ma non solo. Ai Weiwei, artista, designer, architetto, attivista nella lotta per i diritti umani (in Cina e altrove) ha girato il mondo e filmato in 23 Paesi i volti e la quotidianità di coloro che, per guerra o per fame, sono oggi costretti a lasciare la propria casa natale: oltre 65 milioni di persone, la stima dell’Onu. Senza patetismi, ma con uno sguardo partecipe da artista, riesce a fare ancor più del tanto già fatto da Gianfranco Rosi con Fuocoammare. Le scelte visive meravigliose, passando dalla telecamera al telefonino o alle immagini da un drone, testimoniano lo stile dell’artista mentre certi critici le hanno tacciate di estetismo. Altri accusano, al contrario, la mancata elaborazione del materiale cioè l’assenza di un’idea registica. Ma Ai Weiwei (qui al suo primo lungometraggio) è un artista che si serve delle immagini a fini artistici, è l’autore di gigantesche installazioni concettuali che hanno fatto il giro del mondo. L’ultima a Palazzo Strozzi a Firenze, l’inverno scorso, proprio per attirare la pubblica attenzione sul quotidiano dramma dei migranti. Attraverso lui, la forma si fa racconto. Senza mediazioni o sovrastrutture. Ecco perché il suo obiettivo mette così a disagio. Lo spettatore viene calato in mezzo ai disperati di oggi facendolo ansimare, marciare, sperare come loro.

I vostri commenti
3

Stai visualizzando  dei 3 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo