Vaticano, lunedì 17 gennaio 2022, papa Francesco, 85 anni, saluta padre Francesco Patton, 58, Custode di Terra Santa. Foto: Osservatore Romano/Ansa. In alto e in copertina, Giuseppe Caffulli presenta a Jorge Mario Bergoglio l'ultimo numero della rivista Terrasanta che compie 100 anni. Foto Osservatore Romano/Ansa.
Il colonnato del Bernini e la facciata di San Pietro si stagliano nell'azzurro intenso del mattino di Roma. Sulla piazza e attorno, verso via Conciliazione e Castel Sant'Angelo, arriva qualche gruppo di turisti. Alcune suore e qualche ecclesiastico guadagnano con passo svelto porta Sant'Anna, forse attesi in qualche ufficio vaticano.
L'appuntamento è alle 11 di lunedì 17 gennaio al Portone di Bronzo. Per i 100 anni della rivista Terrasanta, fondata nel 1921 a Gerusalemme e oggi pubblicata in sei lingue (italiano, francese, spagnolo, inglese, portoghese e arabo) il Santo Padre ha voluto concedere un'udienza privata ai giornalisti e all'intero staff della comunicazione della Custodia di Terra Santa, impegnati oggi non solo nella carta stampata e nell'editoria, ma anche sul fronte televisivo e sulla rete. Una cinquantina di persone che opera da Gerusalemme, dall'Italia, dalla Spagna, dalla Francia, dal Brasile, dal Portogallo e dagli Stati Uniti, per portare in tutto il mondo il «messaggio del Luoghi Santi».
Superato il Portone di Bronzo, già l'«ascesa» alla Sala Clementina è carica di emozione. L'imponente scalone, i passi ritmati delle guardie svizzere che ci precedono, la magnificenza degli affreschi, la maestosità dell'architettura. Ci si sente piccoli in questo luogo che trasmette il respiro dei secoli. Il Papa non si fa attendere. Arriva poco dopo mezzogiorno, il passo è meno svelto, leggermente claudicante. «Oggi ho male alla gamba – confida prima di iniziare l'udienza. - Chiedo scusa se rimarrò seduto». Colpisce l'umanità e la famigliarità che sa creare con chi gli sta di fronte.
La delegazione dei comunicatori della Custodia di Terra Santa è guidata dal Padre Custode, fra Francesco Patton, che rivolge al Papa il suo saluto: «Beatissimo Padre, carissimo signor papa Francesco, con la stessa venerazione e lo stesso filiale affetto di Francesco d’Assisi, che visse come pellegrino di pace in questo mondo e del quale Lei ha assunto il nome e lo stile di vita, ci presentiamo oggi davanti a Lei, ringraziandola per aver concesso questa udienza agli operatori della comunicazione della Custodia di Terra Santa in occasione dei cento anni della rivista “Terra Santa”».
Giornalisti e staff della comunicazione della Custodia di Terra Santa un udienza da papa Francesco lunedì 17 gennaio 2022. Foto Osservatore Romano/Ansa.
L'emozione tra i presenti è grande e palpabile. Cento anni di storia, segnati da guerre e cambiamenti epocali a livello sia ecclesiale sia socio politico, sono stati raccontati sulle pagine delle nostra rivista nelle sue varie edizioni linguistiche. «Cento anni fa – prosegue il Padre Custode - la nascita della nostra rivista fu un segno di speranza, e desideriamo che “TerraSanta” continui anche oggi ad essere un segno di speranza, raccontando in diverse lingue i semi di bene seminati nei solchi oscuri della storia in quella piccola porzione di mondo nella quale la storia umana è diventata storia di salvezza».
Papa Francesco, nel prendere la parola, si apre in un sorriso. Gerusalemme, la Terra Santa, i martoriati territori della Siria e del Medio Oriente in generale, sono costantemente al centro del suo impegno apostolico. I frati minori della Custodia sono diventati in questi anni fidati compagni di viaggio, in Israele e Palestina, in Giordania. Da ultimo a Cipro e in Grecia, dove il Papa è stato affiancato come traduttore da fra Eduardo Gutierrez Jimenez, presente con noi all'udienza. Il Papa lo riconosce subito e gli rivolge un cenno confidenziale di saluto.
«Far conoscere la Terra Santa vuol dire trasmettere il “Quinto Vangelo” – dice il Papa nel suo discorso –, cioè l’ambiente storico e geografico in cui la Parola di Dio si è rivelata e poi fatta carne in Gesù di Nazaret, per noi e per la nostra salvezza. Vuol dire anche far conoscere la gente che vi abita oggi, la vita dei cristiani delle varie Chiese e denominazioni, ma anche quella di ebrei e musulmani, per cercare di costruire, in un contesto complesso e difficile com’è quello mediorientale, una società fraterna».
Il Papa sottolinea come la comunicazione, in tempo di reti sociali, «deve aiutare a costruire comunità, meglio ancora, fraternità». «Per realizzare i vostri servizi, le vostre inchieste e le vostre pubblicazioni – aggiunge - non vi limitate ai territori più tranquilli, ma visitate anche le realtà più difficili e sofferenti, come la Siria, il Libano, la Palestina e Gaza. So che cercate di presentare le storie di bene, quelle di resistenza attiva al male della guerra, quelle di riconciliazione, quelle di restituzione della dignità ai bambini derubati della loro infanzia, quelle dei rifugiati con le loro tragedie ma anche con i loro sogni e le loro speranze». Comunicare la «fraternità possibile»: può essere questo in sintesi il mandato consegnato dal Santo Padre ai giornalisti e ai comunicatori di Terra Santa.
Ubi Petrus, ibi Ecclesia, Le parole del Santo Padre ci hanno aiutato davvero a sentirci Chiesa e a impegnarci ancora di più, ciascuno nel proprio ruolo e con la propria professionalità, nella missione a cui siamo stati chiamati. In un mondo dominato da cattive notizie e da fake news, significa operare per una comunicazione capace di offrire speranza. Per questa ragione, per noi giornalisti e comunicatori della Custodia di Terra Santa, l'incontro di oggi è un dono e un rinnovato impegno. Siamo infatti al servizio della Chiesa e desideriamo cooperare alla Sua missione di annuncio.
Il momento dei saluti, che il Papa rivolge personalmente a ciascuno dei presenti, è particolarmente toccante. Al Santo Padre i responsabili delle varie redazioni linguistiche portano in dono il numero speciale realizzato per il centenario della rivista. Lo staff della casa editrice Terra Santa Edizioni presenta al Santo Padre un libro in uscita dedicato all'amicizia di San Giovanni Paolo II con tre coetanei ebrei (Gli amici di Lolek, di Gianfranco Svidercoschi).
Poi un momento d'incontro personale e una benedizione particolare ai presenti e alle loro famiglie. Un pensiero particolare agli assenti, molti dei quali alle prese con il Covid-19. E l'auspicio, da parte di tutti i presenti, che il Signore continui a sostenere Papa Francesco nella sua straordinaria missione di annunciatore del Vangelo e di uomo di pace e di dialogo.