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mercoledì 14 maggio 2025
 
 

I piccoli comprendono la mente degli adulti

24/05/2011  Due studi italiani rivelano che i bambini possono comprendere le emozioni proprie e degli altri e acquisire da subito ampie competenze relazionali.

Siamo abituati a ritenere i bambini piccoli incapaci di comprendere le emozioni e i pensieri degli adulti. Una convinzione che, molto spesso, orienta il modo con il quale accogliamo le loro richieste e interpretiamo le relative intenzioni comunicative. Da oggi, però, la scienza psicologica non asseconderà più una tale credenza. Merito di una serie di studi, appena pubblicati su due riviste internazionali (Journal of child language e Journal of Cognition and Development), condotti in Italia da Ilaria Grazzani, docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Milano-Bicocca, e Veronica Ornaghi, assegnista di ricerca nello stesso ateneo. Secondo le studiose, i bambini di età compresa fra i tre e i quattro anni, se adeguatamente stimolati attraverso specifici giochi linguistici (basati sul lessico psicologico, meglio noto come “linguaggio degli stati mentali”), possono migliorare la capacità di riconoscere in sé stessi e negli altri la presenza di emozioni, desideri, credenze e intenzioni.

«Stimolare i bambini a usare il lessico psicologico», tiene a precisare la dott.ssa Ornaghi, «permette loro di sviluppare quella che gli psicologi dello sviluppo chiamano “teoria della mente”. In altre parole, li aiuta a comprendere come gli stati interni (per esempio le credenze e le emozioni), che sono qualcosa di non direttamente osservabile, stiano alla base del comportamento manifesto delle persone, ovvero del comportamento che si vede. Ciò è molto importante perché favorisce lo sviluppo di capacità empatiche, come il sapersi mettere nei panni degli altri e il riconoscere e rispettare il loro punto di vista».

Insomma, conclude la ricercatrice, «i bambini sviluppano tutta una serie di abilità che permettono loro di essere socialmente competenti e di intessere relazioni efficaci con i pari e con gli adulti». Innegabile, dunque, l’importanza di questi studi, capaci di aprire una frontiera decisamente interessante sia per la comprensione delle competenze precoci dei bambini sia per le ricadute educative e relazionali in ambito familiare e scolastico.

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