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martedì 20 maggio 2025
 
 

Fukushima, aiutiamoli a vivere

18/11/2012  I dati della fondazione Aiutiamoli a vivere sull’accoglienza estiva mostrano la solidarietà delle famiglie italiane: circa 2 mila minori provenienti da Paesi contaminati dal nucleare.

Fukushima come Chernobyl, anche nella solidarietà delle famiglie italiane. C’erano 36 bimbi con gli occhi a mandorla quest’estate, a respirare aria pulita e mangiare cibi sani per disintossicarsi dai contaminanti radioattivi. Sono i ragazzi giapponesi venuti in Italia per iniziativa della Fondazione Aiutiamoli a vivere, che ha diffuso i dati dell’accoglienza estiva 2012: poco meno di duemila minori, di cui oltre il 90% provenienti dalla Bielorussia e dall’Ucraina, e poche centinaia da altre zone (Balcani e Africa). Tra queste, i piccoli del Sol Levante: soltanto 36 per limiti stabiliti dal governo di Tokyo, ma le famiglie disponibili a ospitarli erano molte di più.


Anche questi ragazzi, sia pure in misura minore da chi era bambino nell’inferno di Chernobyl, portano nel corpo – oltre che nell’anima – i segni  del disastro nucleare del 24 maggio 2011. Sono 25 mila infatti i minori che hanno dovuto abbandonare la propria casa e il proprio mondo di relazioni per adattarsi a una nuova città, a uno spazio domestico non familiare, vivendo disagi che per molti di loro si sommavano alla perdita di persone care. Nella regione di Fukushima le infrastrutture hanno bisogno di interventi a lungo termine e oltre 300 mila persone vivono ancora nei rifugi temporanei o dipendono dai sussidi governativi per potersi permettere una casa. Oltre 7 mila scuole e asili nido sono stati distrutti dallo tsunami, comportando un terribile vuoto nella formazione dei bambini.

I 36 piccoli giapponesi sono stati ospitati da altrettante famiglie a Roma, Terni e Bari. “Nonostante siano rimasti in Italia solo nel periodo delle vacanze scolastiche, da fine luglio a fine agosto, i contaminanti radioattivi presenti nel loro organismo si sono  notevolmente ridotti”  dice Fabrizio Pacifici, presidente nazionale della Fondazione Aiutiamoli a vivere. “Le analisi mediche lo hanno confermato. Sono bambini meravigliosi, come tutti i bambini del mondo, al di là delle differenze culturali. Speriamo di poterne accogliere di più l'anno prossimo, abbiamo tante famiglie che lo desiderano”.

Per i ragazzi bielorussi e ucraini, invece, l’accoglienza è una tradizione ormai decennale per la Fondazione, che ne accoglie 3000 ogni anno da queste zone, di cui 2000 durante le vacanze e 1000 nel periodo  scolastico. La continuità didattica è assicurata in aule messe a disposizione dalle nostre scuole, con insegnanti locali mandati dai rispettivi governi.

Per loro, l’accoglienza si unisce al sostegno economico nei Paesi d’origine. L’Ucraina e la Bielorussia sono infatti ben lontani dal livello di ricchezza del Giappone, la povertà è diffusa e le misure di contrasto ai danni da radioattività sono limitate dalle scarse risorse dei governi locali. Aiutiamoli a Vivere si accolla tutte le spese di viaggio e soggiorno dei bambini, circa 1 milione e mezzo di euro l’anno. I 200 comitati locali si  finanziano  con la raccolta fondi e con il contributo delle stesse famiglie ospitanti, senza nessun aiuto istituzionale.

Altri 3 milioni sono destinati a progetti sanitari in Ucraina e Bielorussia. La contaminazione in quelle terre ha ancora effetti devastanti dopo 36 anni e continuerà a farlo per decenni, forse secoli.Facciamo un solo esempio, tra i tanti. Il cesio 137,uno degli elementi radioattivi più pericolosi, viene assunto in piccole dosi attraverso l’alimentazione, perché i cibi, a tutt’oggi, sono ancora contaminati. Attacca lentamente, ma progressivamente gli organi vitali ed è responsabile di una particolare forma di cardiopatia che si è  manifestata molti anni dopo l’incidente nucleare, la "cardiomiopatia da cesio", scoperta dall’anatomopatologo Yuri Bandazhevskij, arrestato e condannato per corruzione poco dopo le sue denunce.

L'ACCOGLIENZA DI MINORI STRANIERI: I NUMERI
17.823    minori accolti temporaneamente in Italia
Paesi di provenienza:
92,8%   Russia ed Europa dell'Est
5%        Balcani
1,9%     Africa
0,1%     Altri (Giappone e Brasile)
Fonti: Governo italiano (dati 2011)

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