Alla seconda pagina sappiamo già chi sono il morto e
l'assassino, ma "Il Caso Collini", (Longanesi, 166 pagine, 14
euro), seconda prova letteraria dell'avvocato penalista tedesco
Ferdinand Von Schirach, è una storia appassionante fino
all'ultima riga. Il protagonista della vicenda è l'avvocato Caspar
Leinen, il quale dovrà scoprire che cosa ha spinto il suo assistito,
Fabrizio Collini, a commettere un omicidio inspiegabile. Alla fine lo
scoprirà, e sarà uno shock.
La storia racconta di come molti
tedeschi di oggi devono fare i conti con il passato oscuro dei loro
familiari. Una esperienza simile a quella personale di Ferdinand Von
Schirach, nipote di Baldur Von Schirach, uno dei fondatori della
Gioventù hitleriana.
Von
Schirach, nato a Monaco nel 1964, ha esordito con la raccolta di
racconti "Un
colpo
di vento", lodato
dai critici e apprezzato dai lettori.
Avvocato Von Schirach,
i suoi libri colpiscono per lo stile molto asciutto, ma non freddo.
E' lo stile di chi ha a che fare ogni giorno con dossier penali?
“Non credo.
Diversamente da quanto si pensa, ci sono tante parole superflue nella
mia professione. Forse la chiarezza deriva dal fatto che nel diritto
penale ci sono in aula anche dei giurati e devono capire ciò che
stai dicendo, perciò bisogna essre chiari, senza tuttavia ricorrere
a un pathos fuori luogo. Poi non mi fido troppo degli aggettivi.
Credo sia più interessante esprimere un pensiero complicato in
maniera semplice piuttosto del contrario”.
Ci sono autori che
ammira o ai quali si ispira?
“Ammiro molto Tolstoj e
scrittori che ammiro per la loro chiarezza, come Carver ed
Hemingway, ma per me sono degli dei, non potrei mai confrontarmi con
loro”.
Perché le storie a
sfondo giudiziario, i legal thriller, hanno grande successo fra i
lettori?
“Non saprei, forse
contano la necessità e la voglia di conoscere meglio il mondo
della giustizia, una delle poche istituzioni rimaste credibili.
Inoltre i meccanismi della giustizia penale affascinano perché lì
spesso si decidono i destini delle persone”.
Come vive il successo e
la popolarità di scrittore?
“Come avvocato ero già
abbastanza conosciuto in Germania. Mi fa piacere, ma per me non
significa molto. Vivo come prima, non mi sono comprato una barca o
auto da corsa”.
Vista la sua storia
personale è stato difficile per lei toccare il tema della Germania
che fa i conti con il suo passato?
“Avvertivo la necessità
di scriverne perché molte persone mi hanno chiesto di mio nonno,
perciò sentivo di doverlo fare. Ma dopo questo libro non credo che
scriverò altri libri sulla Germania nazista”.
Suo nonno era una
personalità importante del regime nazista ed era impossibile
ignorarlo, ma per i tedeschi della sua generazione è frequente
scoprire il passato oscuro dei propri familiari?
“Sì, certamente. Conosco
tante persone che nelle soffitte, frugando fra le cose dei nonni,
hanno trovato documenti o magari una medaglia che certificava
l'iscrizione alle SS del nonno, il quale non ne aveva mai parlato.
E' sempre uno shock scoprire che il nonno gentile aveva un passato
nazista. Nel caso di Grass è scioccante perché era sempre stato
considerato l'istanza morale del nostro paese".
Elio Toaff, lo storico
rabbino capo della comunità ebraica romana, dopo la seconda guerra
decise non solo di visitare la Germania, ma si rifiutò di sorvolarla
in aereo. Che cosa ne pensa?
“Lo capisco
perfettamente, sono decisioni personali comprensibili per chi ha
vissuto certe tragedie. Se avessi perso la mia famiglia
nell'Olocausto avrei lasciato la Germania. Certo, oggi la Germania è
completamente diversa,è uno dei paesi più democratici del mondo ma
questo non cambia nulla per un singolo che ha vissuto certe
esperienze”.
Può dirci qualcosa del
suo prossimo libro?
“Lo sto scrivendo. Non
dico di che cosa parla, ma posso anticipare che il primo capitolo si
svolge a Roma. Con l'Italia ho un rapporto molto intenso, pensi che
la mia tata di Napoli cantava sempre le canzoni napoletane”.