Ho letto qualche settimana
fa una lettera di una madre
di una bimba Down iscritta
in una scuola paritaria accolta
e seguita con amore ed entusiasmo.
Io non ho avuto la stessa esperienza
positiva all’ingresso di mio figlio in una
scuola paritaria di Roma. Lo abbiamo
adottato lo scorso anno e pensavamo
che la scuola paritaria fosse per lui
un luogo protetto e accogliente, dove
avrebbe potuto sviluppare le proprie
competenze. Pur avendo presentato
la valutazione neuropsichiatrica che
evidenziava una forma di iperattività
e una grave dislessia, dopo alcuni giorni
il preside ci ha convocato dicendo
che avremmo dovuto cambiar scuola
perché le difficoltà di apprendimento
erano notevoli e non era possibile
assumere un insegnante di sostegno.
Con grande delusione lo abbiamo così
iscritto a una scuola statale dove è stato
accolto e ha compiuto vari progressi
nonostante i suoi limiti.
ANNAMARIA
— Cara Annamaria, mi fa piacere
accogliere questa tua lettera sulle pagine
del nostro giornale che, se non vado errata,
segue a una tua missiva dell’estate scorsa
quando mi raccontavi della gioia per
l’arrivo nella vostra famiglia di un figlio
e di tutte le difficoltà incontrate, per
mancanza di posti, nell’iscriverlo in una
scuola statale capace di capire
e accogliere un bambino adottato e con
comprensibili difficoltà. E capisco quindi la
tua amarezza di oggi per non aver trovato
nella scuola paritaria, dove avevate alla
fine deciso di iscriverlo, quell’accoglienza
che ti aspettavi dover essere automatica
in un ambiente a tuo avviso, e anche
mio, più protetto al suo interno e con
maggiori possibilità per le famiglie
di condividere il percorso scolastico dei
figli. Ma la verità è che di fronte a gravi
situazioni anche la scuola paritaria può
poco, anzi non sempre riesce, come nel
vostro caso, a garantire un insegnante di
sostegno e questo per i costi aggiuntivi
che esso prevede. L’errore della scuola sta
proprio qui, nel non aver valutato con
attenzione tutta la documentazione che
voi avete prodotto e quindi non facendovi
fin da subito presente l’impossibilità di
garantire quel sostegno. Forse l’erronea
valutazione delle diagnosi e il desiderio
di venir incontro alla vostra difficoltà
hanno indotto a pensare che la situazione
avrebbe potuto essere gestita dalle
sole insegnanti. Quindi più che di una
mancata accoglienza vedo una incapacità
di giudizio rispetto alla problematicità
della situazione commisurata alle
proprie risorse. Per fortuna, e direi anche
finalmente, la scuola pubblica è riuscita
a darvi quel posto che fin dall’inizio vi
spettava, dove spero che abbiate trovato
insegnanti curricolari e di sostegno capaci
di comprendere il difficile cammino
che state percorrendo. Vi auguro un anno
scolastico più sereno del passato.