È facile notarlo: non passa giorno
senza che papa Francesco solleciti
i cattolici a portare la propria
fede non solo nel cuore ma anche
nel mondo. Il 10 ottobre, nella
meditazione mattutina alla Casa
Santa Marta, ha chiesto di rinunciare
«all’atteggiamento di “chiave
in tasca e porta chiusa”», che trasforma
la fede in un’ideologia. Il 14 ottobre, parlando
al Pontificio consiglio per la nuova
evangelizzazione, ha detto: «La Chiesa è
inviata a risvegliare dappertutto questa
speranza, specialmente dove è soffocata
da condizioni esistenziali difficili, a volte
disumane, dove la speranza non respira,
soffoca». E prima ancora, agli studenti delle
scuole gestite dai Gesuiti: «Noi cristiani
non possiamo “giocare da Pilato”, lavarci
le mani: non possiamo. Dobbiamo coinvolgerci
nella politica, perché la politica è
una delle forme più alte della carità, perché
cerca il bene comune. E i laici cristiani
devono lavorare in politica».
I cattolici italiani non sono rimasti insensibili.
Lo dimostrano i risultati del sondaggio
che pubblichiamo in queste pagine,
realizzato da Demopolis in esclusiva
per Famiglia Cristiana: il 90% per cento di
loro (il 67% con un’adesione totale, senza
se e senza ma) condivide l’appello del Papa
per un maggiore impegno nella società.
UNA SOCIETÀ CHE SOFFRE
Un impegno non
generico ma, al contrario, consapevole e
indirizzato ai punti di maggiore sofferenza
di una società, quella italiana come
quella degli altri Paesi sviluppati, prigioniera
di uno smarrimento economico, certo,
ma anche morale e spirituale. Una società
che ha smesso di crescere e produrre
ricchezza ma che, soprattutto, non sa più
in quale direzione andare.
Non è un caso se chi ha risposto al nostro
sondaggio, pur tenendo presente un
ampio spettro di valori, si è concentrato
su quattro temi portanti: il futuro dei giovani,
nettamente in testa alle preoccupazioni,
e poi la legalità e il senso morale in
politica, la difesa della famiglia e la solidarietà
con i più deboli. Si percepisce, in questa
scelta, non solo l’urgenza del momento
ma anche il desiderio di ricostruire
una scala di priorità, di ridare un senso alla
vita individuale e collettiva, che hanno
bisogno di speranza per il futuro e di salde
radici nel nucleo portante della famiglia,
di correttezza nell’amministrazione del bene
pubblico e di attenzione nei confronti
di chi non ce la fa.
UN GRANDE CAPITALE UMANO
Torna così alla
mente con una certa prepotenza una celebre
frase del generale Charles De Gaulle:
«Non credendo mai in quello che dice, un
politico si meraviglia quando altri ci credono
». Il sondaggio mostra che c’è un grande
capitale umano a disposizione del Paese
e una grande occasione che la politica
dovrebbe solo cogliere. Non c’è nemmeno
bisogno di scrivere o riscrivere un programma
di Governo, qualunque sia la sua
composizione: sgravi fiscali alle aziende
che assumono giovani e investimenti
(non altri tagli) nella scuola, riduzione del numero dei parlamentari e riforma
del finanziamento pubblico dei partiti, difesa
del Welfare e aiuti alle famiglie che
lo sostengono prendendosi cura degli anziani
e dei disabili, sostegno alle organizzazioni
di volontariato. Questi i provvedimenti
in cima alle aspettative dei cattolici
italiani, che per essi sono disposti a impegnarsi,
a spendersi e a battersi. Affinché la
politica smetta di essere, come ironicamente
scriveva il poeta francese Paul Valéry,
«l’arte di impedire alla gente di occuparsi
di ciò che la riguarda». E nella prospettiva
di un’Italia più efficiente e più giusta.