Parla delle persecuzioni dei cristiani, papa Francesco, e ricorda i cristiani copti sgozzati qualche anno fa sulla spiaggia libica. Continuando la catechesi sugli Atti degli apostoli, nella udienza generale del mercoledì, Bergoglio parte dall’episodio del divieto dei Giudei agli apostoli di insegnare nel nome di Cristo. «Pietro e gli Apostoli rispondono con coraggio che non possono obbedire a chi vuole arrestare il viaggio del Vangelo. I Dodici mostrano così di possedere quella “obbedienza della fede” che vorranno poi suscitare in tutti gli uomini», spiega il Papa. Hanno coraggio, loro che erano invece dei codardi, fuggiti dopo la morte di Gesù. Ma è un coraggio che non si sono dati da soli. «A partire dalla Pentecoste, infatti, non sono più uomini “soli”. Sperimentano quella speciale sinergia che li fa decentrare da sé e fa dire loro: “Noi e lo Spirito Santo”, sentono che non possono dire “io solo”, ma “noi e lo Spirito Santo con noi”, sono uomini decentrati da se stessi». E per questo, «forti di questa alleanza, gli Apostoli non si lasciano intimorire da nessuno», non retrocedono «nella loro marcia di testimoni intrepidi del Risorto, come i martiri di tutti i tempi, compresi i nostri martiri, che danno la vita, non nascondono di essere cristiani. Pensiamo a qualche anno fa, quei copti cristiani, veri, lavoratori, sulla spiaggia della Libia, tutti sono stati sgozzati, ma tutti dicevano come ultima parola “Gesù”, non avevano perduto la fede. Sono i martiri di oggi».
E, allora come oggi, la Parola di Dio, la determinazione di diffondere la salvezza, «fa tremare il “sistema religioso” giudaico, che si sente minacciato e risponde con violenza e condanne a morte. La persecuzione dei cristiani è sempre la stessa: le istituzioni che non vogliono il cristianesimo si sentono minacciati e portano la morte ai cristiani». In mezzo al Sinedrio, però, si alza la voce di Gamaliele, «dottore della Legge, stimato da tutto il popolo», alla cui scuola san Paolo aveva imparato a «osservare “la Legge dei padri”». Gamaliele chiede ai suoi di «esercitare l’arte del discernimento dinanzi a situazioni che superano gli schemi consueti». Un discernimento che parte dalla consapevolezza che i progetti umani falliscono. Cita «alcuni personaggi che si erano spacciati per Messia» per ricordare che «ogni progetto umano può riscuotere dapprima consensi e poi naufragare, mentre tutto ciò che viene dall’alto e porta la “firma” di Dio è destinato a durare. I progetti umani periscono sempre, hanno un tempo come noi», dice Francesco, «pensiamo a tanti progetti politici, come cambiano da una parte all’altra in tutti i Paesi. Pensate alle dittature del secolo scorso, si sentivano invincibili e sono crollati. Anche gli imperi di oggi crolleranno se Dio non è con loro, perché la forza che gli uomini hanno in se stessi non è duratura». Parla anche della Chiesa, Bergoglio, degli scandali e delle debolezze. Eppure la Chiesa «dura perché noi siamo peccatori, ma Dio è con la Chiesa e salva. La forza è Dio con noi».
Gamaliele aiuta anche noi oggi a discernere. «Se i discepoli di Gesù di Nazaret hanno creduto a un impostore, sono destinati a sparire nel nulla; se invece seguono uno che viene da Dio, è meglio rinunciare a combatterli; e ammonisce: “Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!”». Un esempio anche per noi. «Ci insegna a fare questo discernimento: sono parole pacate e lungimiranti, permettono di vedere l’evento cristiano con una luce nuova e offrono criteri che “sanno di vangelo”, perché invitano a riconoscere l’albero dai suoi frutti. Esse toccano i cuori e ottengono l’effetto sperato: gli altri membri del Sinedrio seguono il suo parere e rinunciano ai propositi di morte, cioè di uccidere gli apostoli. Chiediamo allo Spirito Santo», conclude il Papa, «di agire in noi perché, sia personalmente sia comunitariamente, possiamo acquisire l’habitus del discernimento. Chiediamogli di saper vedere sempre l’unità della storia della salvezza attraverso i segni del passaggio di Dio in questo nostro tempo e sui volti di chi ci è accanto, perché impariamo che il tempo e i volti umani sono messaggeri del Dio vivente».