È una Chiesa che cammina insieme quella che papa Francesco ha in mente e che ha cominciato a delineare fin dai sui primi giorni di Pontificato.
Una Chiesa in cui le decisioni finali spettano al Papa, ma nella quale sono valorizzate tutte le diverse componenti. Francesco lo ha reso ancora più chiaro con il chirografo, firmato il 28 settembre e reso pubblico stamattina, “con il quale viene istituito un consiglio di cardinali per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione apostolica Pastor bonus della curia romana”.
Nel chirografo il Papa parla del Consiglio come “di un’ulteriore espressione della comunione episcopale e dell’ausilio al munus petrinum che l’episcopato sparso per il mondo può offrire”. E ancora spiega che l’idea di “istituire un ristretto gruppo di membri dell’episcopato, provenienti dalle diverse parti del mondo, che il Santo Padre potesse consultare singolarmente o in forma collettiva, su questioni particolari” era uno dei suggerimenti emersi nelle congregazioni generali dei cardinali che avevano preceduto il conclave.
“Resta chiaro”, ha spiegato padre Federico Lombardi nel briefing con i giornalisti, “che le decisioni finali restano del Papa, si tratta di un consiglio, di un aiuto nel discernimento, nella ricerca della volontà di Dio attraverso una consultazione paziente, ma non di un esercizio collegiale del ministero petrino. Un esercizio collegiale imporrebbe infatti al Papa il dover convocare il Consiglio, il dover ascoltare il parere su un argomento, eccetera. Niente di tutto ciò. È piuttosto una sinodalità, la Chiesa è in cammino e il Papa è in cammino con questa Chiesa”.
I dieci, cioè gli otto cardinali, il Papa e il segretario del Consiglio, monsignor Marcello Semeraro, cominceranno domani ufficialmente (ma alcuni incontri informali si sono già svolti) i loro lavori nella sala della biblioteca privata alla terza loggia. Lì i cardinali Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile, Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, in India, Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, in Congo, Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, George Pell, arcivescovo di Sydney, e Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras e coordinatore del gruppo cominceranno a confrontarsi. Incontri al mattino e al pomeriggio, in italiano, e poi rientro a Santa Marta dove alloggiano tutti.
“Probabilmente cominceranno con il darsi un metodo di lavoro”, ha piegato padre Lombardi. In questi mesi, infatti, ciascun cardinale ha interpellato le proprie conferenze episcopali, gli ordini religiosi, associazioni, fedeli. In tutto sono già un'ottantina i documenti sulla scrivania di monsignor Semeraro, che ne ha preparato una sintesi, ma sicuramente altri ne stanno arrivando o li porteranno personalmente gli stessi cardinali.
L’attenzione non sarà puntata solo sulla curia, ma anche sui problemi di governo della Chiesa universale, non meno urgenti. Sul tavolo molti temi, dalla pastorale familiare - con particolare attenzione alle persone divorziate - al dialogo interreligioso, dalle libertà religiosa alle nuove modalità di lavoro per il Sinodo. Le questioni non mancano, anche se non tutto sarà affrontato in questa tre giorni. Anzi, si tratta solo del primo passo di un lungo cammino. La sperimentazione di un ulteriore strumento che, sono parole di padre Lombardi, “arricchisce il governo della Chiesa di una nuova modalità di consultazione”. Che il Papa faccia dell’ascolto uno dei suoi punti di forza lo ha spiegato più volte lui stesso. Anche riferendosi alla sua scelta di rimanere ad abitare a santa Marta, aveva dichiarato apertamente che “non mi fa bene stare da solo, ho bisogno di incontrare le persone”. E da questi incontri, tanto più quando si tratta di cardinali provenienti da tutti i continenti e da diocesi impegnative, il Papa ha il polso della situazione. Un metodo che aveva sperimentato già da cardinale a Buenos Aires e che oggi, forte anche delle discussioni nelle Congregazioni pre conclave, sta rivoluzionando il modo stesso di esercitare il ministero petrino.
“Non ci sarà da aspettarsi documenti scritti e conclusivi”, ha spiegato padre Lombardi ribadendo che si tratta di un lavoro lungo. Un lavoro che accompagnerà il Papa nel corso del suo pontificato. Il chirografo, infatti, non istituisce un termine di decadenza per il Consiglio. Anzi quasi preannuncia un suo ampliamento visto che il Papa si riserva di “configurare nel modo che risulterà più adeguato” il numero dei componenti.