Quando venne rappresentata nel 1933 alla prima edizione del festival "Maggio musicale fiorentino", l'opera I puritani di Vincenzo Bellini, diretta da Tullio Serafin, provocò molte reazioni critiche per i costumi adottati sulla scena, tanto che di quella rappresentazione non esiste documentazione fotografica e l'opera ritornò sul palcoscenico teatrale soltanto decenni dopo, nel 1989. I costumi adottati avevano un'ispirazione fantastica e si distaccavano decisamente dal periodo storico nel quale la storia si svolgeva - il XVII secolo - esaltando i colori sgargianti al posto del nero tradizionale dei vestiti dell'epoca.
A disegnare quei costumi giudicati eccessivamente moderni, avanguardistici, fu Giorgio De Chirico (1888-1978), principale esponente della corrente pittorica metafisica. A partire dai suoi figurini, gli abiti vennero poi realizzati dalla Casa d'arte Cerratelli, storica sartoria fondata nel 1916 che nel corso del XX secolo ha accompagnato con le sue creazioni il lavoro di registi e figurinisti di fama mondiale.
I particolarissimi costumi disegnati da De Chirico figurinista per I puritani sono esposti nella mostra "I costumi degli artisti. Linguaggi dell'innovazione nell'Archivio Cerratelli". Promossa dalla facoltà di Scienze liguistiche e letterature straniere e dall'Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche (Otpl) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con la Fondazione Cerratelli, la mostra offre un percorso attraverso una serie di costumi per rappresentazioni teatrali disegnati da famosi artisti della scena italiana, presentati nella particolare veste di figurinisti. Come Felice Casorati (1883-1963), pittore, incisore e designer, inserito nella corrente artistica del "realismo magico", che progettò gli abiti per La vestale di Gaspare Spontini (per la rappresentazione proposta alla prima edizione del Maggio musicale fiorentino del 1933) e per Didone e Enea di Henry Purcell (1940).
E ancora, Renato Guttuso (1911-1987), uno dei più principali esponenti della pittura neorealista e di un'arte di forte impegno sociale, che nel 1957 sempre per il festival fiorentino, "vestì" la commedia coreografica La giara di Alfredo Casella - basata sulla commedia del 1916 di Luigi Pirandello, in dialetto siciliano - disegnando abiti fortemente realisti.
E poi gli abiti ideati da Mino Maccari, Nicola Benois, Emanuele Luzzati, Corradi Cagli. Creazioni d'autore, originali e suggestive, capolavori che uniscono la geniale creatività di grandi artisti del Novecento alla suggestione delle rappresentazioni teatrali, balletti, commedie, opere liriche. La mostra è aperta fino al 19 aprile (ingresso gratuito) presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nella sede di via Nirone 15.