Monsignor Filippo Santoro.
A Taranto sono arrivati per guardarsi in faccia e parlarsi, finalmente, dopo due anni di Covid. Al PalaMazzola, il palazzetto dedicato al grande calciatore Valentino, i delegati si ritrovano per le Settimane sociali dei cattolici italiani, un evento «tanto atteso», ha subito detto, introducendo i lavori, l’arcivescovo della città e presidente del Comitato organizzatore, monsignor Filippo Santoro, «che più volte siamo stati costretti a rimandare e ripensare a causa della pandemia». L’appuntamento numero 49 è stato voluto, dice ancora monsignor Santoro, in «un sito emblematico in cui si gioca una partita che, fatte le dovute proporzioni si gioca in tutto il Pianeta. Come vorrei che da qui noi dessimo un segnale di apertura che racconti un futuro possibile: qui la speranza è precaria come il lavoro, qui l’inquinamento ha intossicato le coscienze prima ancora che l’aria, la terra e il mare».
La Chiesa prova a unire la concretezza con la denuncia. «Quanto sarebbe bello», dice il Papa nel suo messaggio ai delegati, «che nei territori maggiormente segnati dall’inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a denunciare, ma assumano la responsabilità di creare reti di riscatto. Come scrivevo nell’Enciclica Laudato si’, “non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore non può considerarsi progresso”. Talvolta prevalgono la paura e il silenzio, che finiscono per favorire l’agire dei lupi del malaffare e dell’interesse individuale. Non abbiamo paura di denunciare e contrastare l’illegalità, ma non abbiamo timore soprattutto di seminare il bene!».
Per uscire da questa crisi, che la pandemia ha accelerato, «è richiesto un di più di coraggio anche ai cattolici italiani. Non possiamo rassegnarci e stare alla finestra a guardare, non possiamo restare indifferenti o apatici senza assumerci la responsabilità verso gli altri e verso la società».
Una responsabilità che chiede di prendersi cura dei tanti incidenti sul lavoro, come ha sottolineato il cardinale Gualtiero Bassetti, perché «la persona umana non si può sfruttare, non si può mercificare e non si può uccidere». Il presidente della Cei sottolinea che «nessuna ragione economica può legittimare qualsiasi forma di schiavitù fisica o morale di un uomo, di una donna o di un bambino. Sono profondamento amareggiato e deluso per i troppi incidenti che avvengono nell’ambito del lavoro… Per non dire dei feriti!!!». Parla delle proteste di piazza che svelano «un malessere sociale che cova nelle viscere della nostra società e che riemerge ogni volta che c’è una crisi umanitaria: in precedenza, erano i migranti; oggi la pandemia. Molto spesso, a pagare le conseguenze di tutto ciò, sono i nostri giovani, i nostri figli». Cita papa Montini e la sua visita alle acciaierie nel Natale del 1968, il sogno di pace di Giorgio La Pira, Giovanni Paolo IIe il suo invito a difendere la dignità delle persone, papa Francesco che chiede ai giovani, nel messaggio per la XXXVI Giornata mondiale della gioventù: «Risollevate il mondo! Ora, come san Paolo, alzatevi e testimoniate le opere che Dio sta compiendo in voi».
Da giovedì 21 e fino a domenica oltre 80 vescovi, 670 delegate e delegati provenienti da 208 diocesi discuteranno attorno a sei sessioni tematiche. La prima, in apertura, “In ascolto della realtà”; venerdì mattina “Il pianeta che speriamo. Visioni di futuro” e, nel pomeriggio “L’approfondimento e l’incontro” con al visita a sei buone pratiche diffuse tra Taranto e Brindi. Sabato sarà la volta del tema “Le conversioni e l’alleanza” al mattino. Il pomeriggio, invece, sarà dedicato alle “proposte e il confronto istituzionale”. Domenica, infine, le conclusioni con il mandato “La missione. Prospettive, responsabilità, impegni”.
La Cei, come segno di vicinanza alla città, ha deciso di piantumare 50 platani nel rione Salinella e in zona Lama-Tramontone. La seconda opera sarà poi l’avvio del progetto Prendi il largo, con il quale gli scarti dell’allevamento di molluschi saranno trasformati in materiali per la bioedilizia.