Razzismo, identità, violenza di genere, crisi ambientale: tutti i mali del secolo sono racchiusi in una mostra dal titolo paradigmatico “Progetto Genesi. Arte e diritti umani”, promossa dall’Associazione omonima e dedicata alle tematiche umanitarie più rilevanti del nostro tempo. Dalla celebrazione delle proprie origini sudafricane in To Be Titled (Black) (2021) di Radcliffe Bailey alla condanna dei campi di prigionia in Internees (2018) dell’artista cinese Hung Liu, dall’omaggio alle donne scomparse in Colombia tributato da Doris Salcedo in Atrabiliarios (1993) fino alla riflessione dell’iraniana Tala Madani sul disequilibrio ambientale e sulle violenze ai danni degli animali in Shit Shot Seagull (2020), l’esposizione giunge quest’anno alla sua seconda edizione, sulla scia del felice successo riscontrato nel 2022.
Nato dagli sforzi sinergici della presidentessa dell’Associazione Genesi Letizia Moratti e della curatrice della Collezione Clarice Pecori Giraldi, il progetto è stato curato da Ilaria Bernardi con lo scopo – si legge nelle pagine introduttive del catalogo bilingue edito questo mese da SilvanaEditoriale, Progetto Genesi 2. Arte e Diritti Umani – di «contribuire alla creazione di una cittadinanza più responsabile e socialmente attiva, proponendo un’azione reale di sensibilizzazione delle comunità in merito a un tema, così essenziale oggi, quale la difesa dei diritti umani e dell’ambiente».
La mostra, inaugurata due anni fa con l’obiettivo dunque di rendere l’arte un mezzo pratico per educare alle questioni socio-politiche più drammatiche dei nostri giorni, ha la peculiarità di essere non solo interdisciplinare (le opere spaziano dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alle installazioni), ma anche e soprattutto itinerante, dal momento che prevede diverse tappe dislocate in varie città d’Italia. Tre sono gli appuntamenti di quest’anno: dopo una prima sosta alla Triennale di Milano (che si è svolta dal 22 febbraio al 2 aprile), l’esposizione è stata collocata a Palazzo del Principe a Genova, dove si trova attualmente e dove rimarrà fino al 22 ottobre prima di approdare al Museo Santa Giulia di Brescia (dal 10 novembre al 28 gennaio 2024).
Nelle intenzioni della curatrice Bernardi il Progetto non è da intendersi come una mera esposizione autocelebrativa della Collezione Genesi, bensì come «una differente e più ampia operazione, dall’approccio interdisciplinare, integrato e inclusivo, volto all’educazione della comunità». Questi propositi trovano concretizzazione sia nella decisione di ingaggiare artisti appartenenti a culture e a generazioni diverse, sia in quella di affiancare alle opere numerosi workshop e visite guidate, diretti non solo a condurre il pubblico nel percorso della mostra, ma anche e soprattutto a coinvolgere in maniera attiva i visitatori, chiamati a partecipare in prima persona attraverso il dialogo e il confronto con gli altri. Importantissima, in quest’ottica, la scelta di formare il personale didattico e i volontari del FAI di ogni sede espositiva, così da riuscire a «generare legami con la comunità e con il mondo della scuola nelle città dove la collezione viene ospitata», come spiega il responsabile dei workshop Marco Peri.
Le nuove opere contemporanee presenti in questa seconda edizione sono state acquisite tra il 2021 e il 2022, e in ogni tappa vengono esposte accanto a una selezione di altrettanti manufatti appartenenti alla Collezione Genesi; a Brescia, inoltre, verrà sviluppato un ulteriore approfondimento storico-artistico sull’Iran, teatro suo malgrado di recenti scontri e violenze.
Le date delle attività previste dal Progetto (a cui è possibile partecipare gratuitamente, ma previa prenotazione) vengono comunicate di volta in volta all’inizio di ogni tappa, sul sito dell’Associazione Genesi: per la mostra genovese attualmente in corso sono previste due visite guidate (una alle ore 11.00 e una alle ore 15.00 di ogni sabato) e quattro tipologie di workshop (“Scambi”, “Le storie dell’arte”, “Live Tag”, “Corpo a corpo”, che si tengono a cadenza alternata ogni venerdì a partire dalle ore 16.00).
Si tratta di un’occasione unica nel suo genere, a cui partecipare affinché l’arte non resti solo un gioco di colori, ma diventi un consapevole grido di protesta capace di rompere il muro dell’indifferenza.