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giovedì 12 settembre 2024
 
 

I discepoli giravano armati?

09/05/2013  «Chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una». Questo brano evangelico (Luca 22,36) suscita curiosità e interrogativi. Risponde il cardinale Gianfranco Ravasi.

È sorprendente questa frase che Cristo rivolge nel cenacolo agli apostoli. Essa, nella sua forma completa, evoca un momento del passato quando Gesù aveva invitato i discepoli ad andare in missione senza sacca da viaggio, denaro, abiti di ricambio, sandali di scorta (Matteo 10,9-10). Infatti, dichiara: «Ora, chi ha una borsa da viaggio la prenda e così chi ha una sacca, e chi non ha una spada, venda il mantello e ne compri una!». E gli apostoli, senza imbarazzo, tirano fuori subito due spade che erano in loro possesso. Stupisce il fatto che essi girassero armati.

In realtà, lo storico ebreo Giuseppe Flavio, di non molto posteriore a Gesù, ricorda la consuetudine di portare armi persino di sabato e a Pasqua per legittima difesa personale, anche perché spesso le strade erano infestate da briganti (si pensi alla parabola del Buon Samaritano). Ugualmente il Talmud – che raccoglie le antiche tradizioni giudaiche – ammette il possesso di una spada come tutela nei territori a rischio, soprattutto di confine. Gesù, però, parla in senso metaforico, come aveva già fatto in un’altra occasione quando aveva dichiarato: «Non sono venuto a portare la pace, ma una spada» (Matteo 10,34).

Con queste parole egli intendeva affermare che era ormai giunto il tempo della lotta contro il potere delle tenebre. Si era ormai compiuta la divisione, netta come il taglio di una spada, tra bene e male, tra Cristo e il passato, tra il Salvatore e Satana. La spada, quindi, era un’arma spirituale e non militare, più o meno come dirà san Paolo quando raffigurerà «l’armatura di Dio perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove» (si legga il passo di Efesini 6,13-17).

Di fronte al fraintendimento delle sue parole, Gesù replica con uno sconsolato e rassegnato «Basta!», che non riguarda il numero delle spade ma l’ottusità dei suoi amici. Secondo il Vangelo di Luca, la scena si ripeterà nello stesso Getsemani al momento dell’arresto. «I discepoli, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E senza attendere la risposta da Cristo, ecco il fendente che essi menano su un servo del sommo sacerdote. Gesù ancora una volta, con tristezza, ripete la stessa frase: «Lasciate, basta così!» ( Luca 22,49-51). È un fraintendimento che non di rado ha colpito il messaggio di Gesù allora e nei secoli e che nasce da una lettura letteralista – se si vuole, fondamentalista – delle sue parole, assunte così come suonano superficialmente senza lo sforzo di comprenderne il senso autentico intimo.

Anche se la frase paolina ha una portata più ampia, può essere applicata a queste degenerazioni nella comprensione del genuino messaggio cristiano: «La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita» (2 Corinzi 3,6). I

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