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I forni per rom di Massimilla

01/11/2014  È consigliera comunale a Motta Visconti, Massimilla Conti, e nella sua pagina facebook “mette a disposizione” il forno per la sua taverna per i rom. “Parole che uccidono”. I nazisti, infatti, nei forni ci misero fra 500 mila e un milione di rom e sinti. Se non lei, il suo partito non pensa che dovrebbe dimettersi?

Massimilla Conti, consigliera comunale a Motta Visconti. In copertina, una bambina rom vittima dei lager nazisti.
Massimilla Conti, consigliera comunale a Motta Visconti. In copertina, una bambina rom vittima dei lager nazisti.

«Se tra i cani ci sono razze che vengono più predisposte a aggredire, perché non ammettiamo che i rom sono più portati a commettere certi reati?». Quando si parla di rom, si può dire di tutto, non esiste alcun tabù. Impunemente. Anzi, se a parlare è un politico, alle volte guadagna consenso.

Massimilla Conti, 30 anni, consigliera comunale di Motta Visconti (Milano) eletta in una lista di centrodestra, picchia pesante sulla tastiera del suo pc: «Ci vorrebbero i forni… metto a disposizione la mia taverna. Se vedete del fumo strano che esce dal tetto non vi preoccupate».

La nobile frase è scritta sul suo profilo Facebook, ma potrebbe essere benissimo tratta dal Mein Kampf di Hitler, che scriveva le stesse cose. Quando qualcuno le ha fatto notare che aveva esagerato, Massimilla ha spiegato che, quanto al paragone dei rom con i cani, forse sì, aveva «scherzato con leggerezza», ma che lei no, non è razzista. «E lo dimostro con i fatti e con le mie amicizie». E ha iniziato a postare foto con labrador e cuccioli di pastore tedesco.

Intanto, il Pd locale ha chiesto le dimissioni, mentre pare che nessuno degli alleati della consigliera abbia trovato nulla da obiettare.

Il nazismo in Germania, il fascismo in Italia e i regimi loro alleati negli altri Paesi mandarono veramente milioni di rom e sinti nei campi di sterminio, dove i bambini rom erano in particolare i preferiti dal dottor Mengele per i suoi esperimenti eugenetici. Ad Auschwitz esisteva lo Zigeunerlager, il “Campo per gli zingari”. L’ebreo Piero Terracina, sopravvissuto al lager, ha raccontato: «Una notte sentimmo le urla dei tedeschi, poi i bambini che piangevano e all’improvviso fu silenzio». Tacquero perché tra l’1 e il 2 agosto 1944 l’intero Zigeunerlager fu chiuso e i rom e sinti passarono proprio da quei forni crematori su cui ama scherzare Massimilla Conti.

Un gruppo di internati rom nel lager nazista di Belzec, nel 1940.
Un gruppo di internati rom nel lager nazista di Belzec, nel 1940.

Purtroppo la consigliera di Motta Visconti è in buona compagnia. I tabù cadono anche di fronte allo sterminio che nel cuore dell’Europa causò la morte di un numero tra 500 mila e 1 milione di rom e sinti durante la Seconda guerra mondiale.

È chiamato Porrajmos o Samurdaripen, nome inesistente nei libri di scuola e nella nostra memoria collettiva. Così come ignoriamo che in Italia il regime fascista istituì campi di concentramento per rom e sinti, poi inviati nei lager tedeschi e polacchi. Boiano, Gonars, Prignano, Agnone: chi conosce questi nomi? Non abbiamo fatto i conti fino in fondo con questa pagina della storia italiana.

Del resto, basta cercare il termine “zingari” sui social network per trovarsi di fronte a gruppi e commenti inneggianti a un nuovo genocidio. Il tutto avviene senza particolare scandalo, né condanna. Era sufficiente aprire mercoledì la pagina facebook di Matteo Salvini. A una sua considerazione sugli “zingarelli”, i commenti dei suoi fan spaziavano tra chi asseriva che “con lo zio Benito sarebbero già nei forni” a chi proponeva di dargli una “lavata”, postando la foto di Hitler con tanto di scritta “Alle docce”. Il segretario della Lega nord, dal canto suo, evidentemente non ci ha trovato nulla di strano e non ha cancellato i “suggerimenti” dalla sua pagina.

Sul Porrajmos www.romsintimemory.it

Stefano Pasta

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Rom e sinti, italiani che lavorano
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