Ogni giorno in Italia si diagnosticano
mille nuovi casi di tumore. E
nel corso della loro vita il 55 per
cento degli uomini e il 45 per cento
delle donne si ammaleranno di
cancro. La buona notizia è che oggi
molti tumori sono curabili: l’87 per cento
delle donne alle quali è stato curato un
tumore al seno è viva a cinque anni dalla
diagnosi, e il tasso di guarigione dei tumori
ossei oggi è sette volte superiore rispetto
a trent’anni fa. Quattromila ricercatori
stanno attualmente lavorando nel nostro
Paese grazie al contributo di soci, volontari
e sostenitori dell’Airc. Ne abbiamo parlato
con Niccolò Contucci, direttore generale
dell’Associazione italiana per la ricerca
sul cancro.
Azalee, arance, e ora il cioccolato sono
le iniziative periodiche di piazza con
le quali il pubblico è ormai abituato a
identificare l’Airc. Che cosa è diventata
l’Associazione con queste “Giornate” e
com’è cambiata nel tempo?
«Airc ha due voci. Una, la più popolare,
è rivolta al pubblico più vasto. Ed è
con questa voce che chiediamo alla gente
finanziamenti per la ricerca e diamo informazioni
sui corretti stili di vita e sulle novità
diagnostiche e terapeutiche in campo
oncologico. Con alle spalle una gestione
rigorosa e trasparente dei fondi che
nel frattempo vengono raccolti. Quindi,
tanti anni di arance e di azalee hanno permesso
di conoscere come opera Airc e di
creare un rapporto di fiducia. Un larghissimo
pubblico, attualmente di quasi 5 milioni
di italiani tra soci e sostenitori, ha
l’abitudine di ascoltare Airc e contribuisce
in prima persona alla ricerca, anche
con microdonazioni».
E qual è la vostra seconda “voce”?
«È quella rivolta alla comunità scientifica,
alla quale Airc parla un linguaggio diverso,
molto rigoroso, severo, e verso la
quale l’Associazione ha un’aspettativa di
risultato altissima. Una comunità di ricercatori
che ha a disposizione il denaro che
gli italiani ci hanno affidato. E se c’è un risultato
che l’Associazione può vantare negli
oltre 45 anni della sua attività, e soprattutto
negli ultimi 15, è l’estrema qualificazione
delle ricerche sul cancro condotte
nel nostro Paese: nel 2012 sono state circa
1.500 le pubblicazioni scientifiche date alla
stampa dai nostri ricercatori».
Un primato sorprendente visto che
il nostro Paese in molte classifiche è
spesso sprofondato oltre il ventesimo
posto…
«Certamente. Viviamo questo quasi
primato con orgoglio, perché l’Italia della
quale stiamo parlando è la stessa Italia in
cui nel 2012 il ministero della Salute ha
erogato 132 milioni di euro suddivisi tra
tutte le discipline di ricerca biomedica
mentre Airc, nello stesso 2012, lavorando
in maniera complementare con le strutture
di ricerca pubblica, ha erogato 100 milioni
di euro alla sola ricerca oncologica».
Quindi, le ormai celeberrime azalee,
anche negli ultimi periodi segnati da crisi
e recessione, sono state decisive.
«Se la ricerca targata Airc continua a
crescere, nonostante la crisi degli ultimi
anni, significa che gli italiani hanno capito
il ruolo della nostra Associazione. È cresciuta
la consapevolezza di milioni di italiani
che contro i tumori si può “fare”
qualcosa di concreto e che Airc consente
loro di essere soggetti attivi nella lotta ai
tumori».
Lei ha tenuto a precisare che i soldi
degli italiani vanno “dritti nei laboratori”. Quindi anche le piccole cifre donate in piazza entrano rapidamente
in circolo per la ricerca...
«Il primo dato importante è che per
ogni euro ricevuto, 84 centesimi sono destinati
alle attività istituzionali: il finanziamento
della ricerca oncologica e la diffusione
dell’informazione scientifica. Raccogliamo
i fondi per i nostri ricercatori attraverso
quote associative, gli appuntamenti
nelle piazze italiane, internet, con
un discreto livello di adesioni “digitali”, e
donazioni, a volte in occasione di ricorrenze
dolorose, a volte con le bomboniere, in
occasioni gioiose. Inoltre circa il 50 per
cento del denaro raccolto arriva ancora
con le donazioni postali, cioè attraverso il
classico bollettino di conto corrente».
Nonostante gli straordinari risultati
raggiunti, Airc non si occupa però di assistenza
sanitaria. Perché?
«Pur non occupandoci direttamente
del paziente in corsia, il nostro obiettivo è
finanziare una ricerca orientata al letto
del paziente, i cui risultati migliorino la
prognosi e la cura del cancro. Finanziare la
ricerca vuol dire quindi anche sostenere
eccellenti medici che ogni giorno si occupano
dei malati, ma che spendono parte
del loro tempo in laboratorio. Negli ultimi
5-7 anni la ricerca italiana ha avuto un’accelerazione
sul fronte delle applicazioni
cliniche. In questa “scalata” verso la cura
del cancro il nostro Paese ha un ruolo centrale.
Airc ha contribuito sensibilmente a
finanziare gli “scalatori”, moltissimi giovani
di grande talento, che stanno raggiungendo
le “vette” della conoscenza per rendere
il cancro sempre più curabile».