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lunedì 27 marzo 2023
 
TERRA MADRE
 

Giovani artigiani del cibo benvenuti a casa nostra

03/10/2015  Solo a Milano, le famiglie hanno messo a disposizione 300 posti letto. La Lombardia intera s'è mobilitata, parrocchie, oratori e comunità di credenti inclusi. Molte le personalità che hanno deciso di aprire casa loro, da Roberto Vecchioni e Lella Costa a Dario Fo, da Antonio Albanese a Gad Lerner. Ma l'ha fatto anche tanta gente comune.

Francisco Melo Medeiros.
Francisco Melo Medeiros.

Sono tutti under 40. I 2.500 contadini, allevatori, pescatori, casari e chef che tra il 3 e il 6 ottobre si danno appuntamento a Milano per Terra Madre giovani sono rigorosamente nati dopo la prima grande crisi petrolifera, quella che nel 1973 appiedò intere popolazioni, segnando una svolta. L'evento ha un tema orgogliosamente impegnativo: We feed the planet. Noi nutriamo il pianeta. «In realtà, chi lavora i campi o prende il largo con le sue reti fa molto più che “produrre” cibo: insegna a proteggere i semi, le piante, l’acqua e il suolo, ma soprattutto mostra come gioire della bellezza delle piccole cose e della condivisione», assicura uno degli organizzatori, il trentenne olandese Joris Lohman.

Gli fa eco Francesco Anastasi, 24 anni, siciliano di Messina, una laurea in Scienze Gastronomiche conseguita a Pollenzo (Cuneo), anch'egli nell'equipe di chi lavora per dar vita a Terra Madre giovani: «Contiamo sul lento contagio dell'esempio. Le nuove generazioni hanno una crescente consapevolezza: bisogna aiutare questa politica incapace di vedere lontano». «Io arrivo dall'Uganda», racconta Edie Mukiibi. «Nel mio Paese oltre l’85 per cento degli agricoltori produce su piccola scala. Permettere la distruzione delle conoscenze indigene attraverso politiche sfavorevoli ai piccoli produttori e attraverso il land grabbing sistematico da parte di Stati stranieri e multinazionali significa farci perdere memoria e tradizioni».

Francisco Melo Medeiros è un brasiliano del Nordest. «Un giorno decisi di scambiare due galline per la mia prima arnia di api jandaira. Quell’anno le api mi diedero mezzo litro di ottimo miele, ma poi durante la stagione secca scapparono. Decisi di imparare a prendermene meglio cura con l’aiuto di alcuni anziani apicoltori che mi hanno trasmesso il mestiere e la passione». Ora Francisco segue il metodo biologico e produce il miele delle tipiche api senza pungiglione.

La Lombardia intera s'è mobilitata per accogliere i partecipanti di Terra Madre giovani. Molte le personalità che hanno deciso di aprire casa loro, da Roberto Vecchioni e Lella Costa a Dario Fo, Antonio Albanese e Gad Lerner. Sfogliando gli elenchi si scopre che solo le famiglie milanesi hanno messo a disposizione 300 posti letto; tanti, poi, quelli assicurati dalle famiglie dell'hinterland, da quelle di Bergamo e dele altre province, per tacere dei posti messi a disposizione dal Comune di Milano e da altre amministrazioni locali. Molti hanno risposto all'appello della Diocesi ambrosiana: singoli nuclei familiari, parrocchie, oratori, gruppi scout. C'è chi, infine, s'è mobilitato in maniera autonoma, perché ha sentito che era giusto farlo. Così Alessandro Monaco, classe 1963, che abita a Varedo (Monza-Brianza) con sua moglie e una figlia di 17 anni. «Siamo soci Slow Food, c'è piaciuto tantissimo l'Expo, ci appassiona la riflessione sul cibo e sul chi lo produce. Parliamo inglese, francese e tedesco: abbiamo dato disponibilità a ospitare due persone». Così anche Adriana Cambon, classe 1946, che vive a Gazzada (Varese) con suo marito. «Abbiamo tre figli ormai adulti e fuori casa. Siamo abituati accogliere amici nostri e loro provenienti da tutti gli angoli del pianeta, togliendocela con l'inglese. E' la prima volta che aderiamo a un'iniziativa così strutturata. Condividendone spirito e finalità ci siamo detti: vogliamo fare la nostra parte».

 
 
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