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giovedì 23 gennaio 2025
 
a torino
 

I giovani di Taizè in preghiera davanti alla Sindone

31/12/2021  Un momento di contemplazione davanti al Telo per il pellegrinaggio di Capodanno organizzato dalla comunità ecumenica: «Gesù, vogliamo portare a te il dono della pace sulla Terra ma dobbiamo confessare che da soli non ce la facciamo», l’invocazione del priore frère Alois

«La Sindone è qui per ricordarci le domande che non si possono eludere: chi sono, chi voglio essere, che ne sarà di me». Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, spiega di aver «voluto fortemente questo momento, non per convertirvi o per farvi piangere», ma per condividere la preghiera di fronte a un’immagine che rimanda a quel «mistero contagioso, più di un virus». «In questi anni», ha spiegato il presule, «ho visto tante persone sostare davanti alla Sindone. Ho visto tanti occhi passare dalla disattenzione alla commozione. E ho visto tante lacrime».

Così il sudario, inesauribile fonte di domande, che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla Croce, è tornato a svelarsi, per qualche ora, agli occhi di un gruppo di fedeli.

Non una grande ostensione, ma un breve momento di contemplazione, dedicato ai giovani giunti a Torino per il Capodanno organizzato dalla comunità di Taizé. Occasioni del genere sono divenute piuttosto frequenti negli ultimi anni. In questi casi la Sindone non viene spostata dalla cappella dove è conservata e viene mantenuta in posizione orizzontale (un accorgimento che permette di preservare le fibre del lino da stress e trazioni), ma proprio per questo può essere osservata molto da vicino.

Lo stesso era accaduto nel Sabato Santo del 2020 e poi nuovamente nel 2021, con due momenti di preghiera trasmessi in tutto il mondo in diretta Tv e via internet, come segno di speranza e affidamento nel doloroso tempo di pandemia. Questa volta, invece, si è trattato di una contemplazione vissuta anche “in presenza”.

Qualcosa di diverso, però, da quanto inizialmente immaginato. Per il pellegrinaggio di fiducia sulla Terra (così si chiama il raduno organizzato ogni anno in una città diversa dalla comunità ecumenica di Taizé) erano attesi nel capoluogo piemontese più di seimila giovani da tutta Europa. Nelle ultime settimane, però, la drammatica ripresa dei contagi e le preoccupazioni legate alle nuove varianti del virus hanno spinto gli organizzatori a cercare una strada alternativa. Così il raduno (già posticipato di un anno, proprio a causa dell’emergenza pandemica) si svolge in due tempi. Il vero e proprio incontro europeo è stato rinviato alla prossima estate, dal 7 al 10 luglio.

In questi giorni si tiene invece un appuntamento più ristretto, rivolto soprattutto ai giovani della Diocesi torinese (con alcune delegazioni giunte da altre parti d’Italia), tra possibilità di confronto e momenti di preghiera, animati da alcuni religiosi di Taizé (tra loro il priore, frère Alois Löser). È in questo contesto che si è inserita la contemplazione della Sindone, proposta con entusiasmo, ma anche con delicatezza. Quella di Taizé, infatti, è una comunità ecumenica, che raccoglie diverse chiese cristiane, con la presenza di cattolici, ortodossi e protestanti. Anime diverse, con sensibilità e atteggiamenti diversi nei confronti della Sindone, che naturalmente devono essere rispettati.

«Gesù, vogliamo portare a te il dono della pace sulla Terra ma dobbiamo confessare che da soli non ce la facciamo», ha detto frère Alois durante la preghiera in cattedrale. «In un mondo sempre più interconnesso, si creano vecchie e nuove spaccature. Ed è difficile portare armonia. Ma in te si trova il dono dell’unità. E il dono più prezioso che possiamo regalarti è una sete profonda di comunione».

Un momento intenso, di preghiera e di silenzio, scandito dalla presentazione simbolica di oro, incenso e mirra (i tre doni portati dai magi alla capanna di Betlemme) e accompagnato dai canoni di Taizé, brevi canti polifonici con testi biblici, che si ripetono più volte, per stimolare la preghiera del cuore.

L’incontro in Duomo, di fronte alla Sindone, è stato uno dei momenti culminanti di una tre giorni intensa, segnata da preghiere quotidiane e laboratori tematici (al centro delle riflessioni la cura del creato, l’accoglienza dei migranti, la vocazione). E ora il lavoro prosegue, con lo sguardo rivolto (pandemia permettendo) al grande raduno di luglio.

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