Dopo sei anni si conclude con un’assoluzione piena in Cassazione il processo sulle presunte «spese pazze» dell’ex sindaco Ignazio Marino, accusato per anni di falso e peculato. Le cene offerte con la carta di credito del Comune di Roma non rappresentano un reato. Un’inchiesta, quella della Procura di Roma, nata nel 2013, che aveva spinto Marino a dimettersi dalla carica di primo cittadino due anni dopo. E ieri, dopo quattro anni di processi, un’assoluzione in primo grado e una condanna a due anni in Appello, si è chiusa la vicenda che aveva decretato la fine della giunta Pd. «Hanno vinto la verità e la giustizia», ha commentato Marino, che ha aggiunto con amarezza: «La sentenza non rimedia alla cacciata di un sindaco democraticamente eletto».
Ma nel Pd non l’hanno presa bene e hanno persino trovato l’occasione per polemizzare con lui, come ha fatto il dirigente dem Matteo Orfini, già reggente del Pd capitolino. “Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di avere sfiduciato Ignazio Marino. Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l'ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all'inchiesta. Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro". Così Orfini su un post di Facebook.
"Provai per un anno ad aiutarlo, troverete decine di dichiarazioni dell'ex sindaco che lo riconosceva. Difesi l'indifendibile, compresa la scelta di rimanere in vacanza in alcuni dei momenti più delicati della vita della città. Misi me stesso a sua protezione per più di un anno, rispondendo personalmente di ogni problema della città" e "non bastò perché errori e atteggiamento del sindaco non cambiarono. E Roma ne pagava le conseguenze", scrive Orfini. “Molti obiettano che quella scelta ha portato alla vittoria della Raggi e il disastro attuale. Per carità, ognuno può interpretare a piacimento il nesso di causa effetto. Dal mio punto di vista, la Raggi l'ha portata il disastro amministrativo prodotto da Marino e una inchiesta - Mafia capitale - che sconvolse la città e il Pd. Possiamo far finta che tutto questo non c'entri ma non sarà strillando bugie che cancelleremo la verità”.
Insomma, la magistratura assolve, Orfini no. E così nel Pd una buona notizia diventa occasione per ulteriori divisioni. E mancano ancora 46 giorni alle elezioni europee.