I bambini hanno sofferto, spesso in silenzio, i disagi relazionali, psicologici, emotivi della pandemia e della quarantena. La quarantena è stata ancora più difficile per tutti questi bambini che, già nella loro quotidianità, vivono una situazione di forte precarietà e vulnerabilità. E nella fase post-emergenziale, i minori più esclusi dai circuiti socio-assistenziali rischiano di essere ancora più emarginati e, ora che è possibile uscire, di restare ancora chiusi in casa.
L’associazione Sport senza frontiere - impegnata nel sostegno ai minori provenienti da situazioni sociali, economiche e psicologiche a rischio, organizzando dal 2011 ipercorsi educativo-sportivi gratuiti per bambini che non potrebbero permettersi attività sportiva - nei mesi del lockdown ha messo in campo le sue risorse e competenze per continuare garantire una vicinanza costante ai 400 bambini che segue nelle periferie di Roma, Rieti, Napoli, Milano, Torino, Bergamo e Trento, adattando un po’ il suo modello di intervento al nuovo contesto con azioni mirate all’informazione, all’approvvigionamento dei beni di prima necessità, alla consulenza psicologica e l’attività sportiva a distanza.
Ora, per l’estate 2020, l’associazione ha lanciato un nuovo programma di intervento per garantire opportunità di svago, riabilitazione e attività fisica a molti bambini, nel periodo post-Covid 19. Si tratta dei Joypoint, una rete di centri estivi a vocazione sociale creati in collaborazione con varie società sportive delle diverse città, con le quattro Università romane partner di Sport Senza Frontiere e con il sostegno di altre realtà aziendali. I Joypoint prevedono l’inserimento gratuito di gruppi di ristretti di minori provenienti da contesti di forte disagio - le cui famiglie non hanno i requisiti per accedere ai “voucher centri estivi” - già seguiti tutto l’anno da Sport senza frontiere. Le attività sono incentrate su programmi ludico-motori e sullo sport al fine di contrastare il divario motorio, cognitivo e relazionale deterninato dal periodo di isolamento.
Come spiega Alessandro Tappa, presidente di Sport senza frontiere, i campi estivi prevedono «un’attività di monitoraggio, di analisi e di valutazione delle conseguenze e degli “effetti collaterali” fisici, psicologici e sociali connessi all'esperienza della quarantena - come ansia, paura, insonnia, frustrazione, privazione - nonché la realizzazione di laboratori e servizi di supporto specifici». I Joypoint si ispirano al modello del "Joy Ssf summer camp", il centro estivo polisportivo a vocazione sociale che la Onlus organizza da tre anni al Terminillo (Rieti), per bambini in situazione di difficoltà, come quelli che hanno subìto il terremoto in Centro-Italia del 2016. Sono centri estivi diurni per bambini dai 3 ai 15 anni, realizzati dalla metà di giugno a fine agosto 2020 con possibilità di settimane aggiuntive nel mese settembre.
Sport senza frontiere ha svolto la sua prima attività nel 2009, con cinque bambini segnalati dalla Comunità di Sant’Egidio, che sono stati inseriti nei corsi di Pentatlhon Moderno promossi dalla società sportiva Atlhion Roma. Nel 2011 è nata la Onlus, con la missione di promuovere l’integrazione sociale e il diritto allo sport per i minori in condizioni di disagio, a partire da quelli residenti nella periferia nord di Roma, per poi allargarsi ad altri quartieri ed altre città d'Italia. Per informazioni sulle attività: www.sportsenzafrontiere.it