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venerdì 21 marzo 2025
 
Le atrocità dell'Isis
 

I massacri delle yazide: o schiave sessuali o la morte

11/06/2016  Si susseguono le uccisioni di giovani yazide: se non accettano di diventare prostitute per i combattenti dell’Isis vengono sterminate. Queste atrocità si stanno ripetendo da due anni. L’ennesimo crimine contro l’umanità, che presto potrebbe essere portato avanti la Corte Penale Internazionale.

La settimana scorsa 19 ragazze curde. Ieri, altre 19 ragazze sono state messe a morte nello stesso modo a Mosul, in Iraq, dai miliziani dello Stato islamico. Come le vittime curde, anche queste erano giovani donne che non volevano accettare il destino loro riservato dopo essere state rapite: diventare schiave sessuali dei combattenti islamisti.

Questa serie di atrocità, che l’Isis va ripetendo da due anni nelle zone dell’Iraq che è riuscito a occupare, mentre la grande alleanza di Usa, Arabia Saudita e altri 62 Paesi conduce la guerra al rallentatore, mostra tutta la ferocia degli islamisti ma rivela anche l’esistenza di un sistema, di un pensiero coerente orientato in primo luogo allo sterminio dei musulmani non allineati con la visione dell’islam contemplata dalla corrente wahabita.

Yazidi in fuga.
Yazidi in fuga.

Lo yazidismo, infatti, è una religione monoteista con forti tratti esoterici, anteriore come manifestazione all’ebraismo, al cristianesimo e ovviamente all’islam. Le sue origini tuttora avvolte dal mistero ma in genere è considerato un ramo, o una setta, dell’islam. La teologia yazida venera un Dio la cui emanazione sono sei angeli, responsabili del bene e del male nel mondo. È importante comunque ricordare che con il termine “yazidi” si indicano i fedeli di una religione, non un popolo o una razza: gli yazidi, infatti, sono quasi tutti di etnia curda. Sono curdi di religione yazida.

I primi cristiani occidentali che viaggiarono nella regione di Mosul definirono gli yazidi “adoratori del diavolo”, a causa appunto di quegli angeli capaci di fare sia il bene sia il male. I musulmani di orientamento wahabita, come sono i miliziani dell’Isis, considerano gli yazidi, che formano appena l’1,5% della popolazione dell’Iraq (che conta in totale 34 milioni di persone) degli eretici da eliminare. Come infatti stanno facendo.

Dietro questo odio religioso, però, si nasconde anche uno dei più efficaci strumenti di reclutamento dell’Isis. La disponibilità di schiave sessuali, il cui tormento è giustificato con una lettura convenientemente distorta del Corano, che autorizzerebbe lo stupro delle infedeli e delle eretiche, è uno degli incentivi con cui l’Isis attira reclute da molte parti del mondo, soprattutto dai Paesi islamici (o da regioni di Paesi islamici) dove la morale sessuale è più rigida, i rapporti e i contatti tra uomini e donne ridotti al minimo. Non a caso Tunisia, Arabia Saudita e Turchia sono ai primi posti come “fornitori” di foreign fighters alle truppe di Al Baghdadi.

Per questo l’Isis, sin dalla sua comparsa in Iraq, ha sempre praticato con intensità il rapimento delle donne curde e yazide alle quali, proprio perché musulmane eretiche, non è nemmeno dato di sfuggire alla schiavitù pagando una tassa come invece è concesso, anche se non sempre, alle cristiane.

La data d’inizio di questo orrore è considerata il 3 agosto del 2014, quando l’Isis fece irruzione in una serie di piccoli villaggi yazidi sulle pendici del Mopnte Sanjar. Le donne (anzi le femmine, perché spesso anche le bambine vengono usate come schiave sessuali) furono risparmiate e portate via, gli uomini tutti giustiziati.

Nel solo 2015 sono state rapite dall’Isis circa 5.300 donne yazide, che per almeno due terzi sono ancora nelle mani dei miliziani. Ci sono state avanzate e ritirate, offensive e incursioni che l’Isis ha compiuto quasi solo allo scopo di rapire altre donne. E c’è un intero apparato burocratico e operativo che si occupa di mantenerle, tenerle in appositi edifici dove possono essere esaminate e valutate, distribuirle ai combattenti, trasportarle alle loro tristi destinazioni con appositi autobus.

 E a dimostrazione che lo schiavismo sessuale è una caratteristica connaturata alla visione dell’islam (ripetiamolo: di ispirazione wahabita) che permea l’Isis, ancora il mese scorso il ministero delle Fatwa (il tribunale religioso) dello Stato islamico ha pubblicato un lungo manuale sulla gestione “islamica” delle schiave che è stato prontamente rilanciato dagli organi di stampa e dai siti Internet dell’Isis o a esso affiliati.

Della sorte delle donne yazide, e dell’assistenza legale delle sopravvissute alle violenze, ha ora deciso di interessarsi l’avvocatessa inglese di origini libanesi Amal Alamuddin, dal settembre del 2014 moglie dell’attore George Clooney. La Alamuddin ha esperienza di questioni internazionali, essendosi tra l’altro occupata della difesa di personaggi come Jullian Assange (l’autore dei celebri WikiLeaks), Yulia Timoshenko (la politica ucraina, ex primo ministro, finita anche in carcere) e Abdullah Senussi, già alto funzionario del Governo del colonnello Gheddafi.

L’avvocato ha assunto il patrocinio di Nadia Murad Basee Tasha, una ragazza yazida del Sanjar, oggi ventiduenne, che nel 2014 fu rapita dall’Isis. Sua madre e i suoi sei fratelli furono uccisi sul posto, lei subì violenze inenarrabili nei mesi che dovette trascorrere come prigionieri e schiava dei miliziani prima di essere liberata. Nadia è ora candidata al premio Nobel per la Pace per aver avuto il coraggio di raccontare la tragedia sua e di migliaia di altre giovani donne yazide, anche di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

La Alamuddin si è detta pronta a portare il caso dello schiavismo dell’Isis di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aja, competente per i casi di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

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